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Cari NoGrazie, gentili Lettori, l’occasione, che si presenta una volta sola nella vita di una piccola rivista come questa, di pubblicare il numero Cento, dovrebbe porsi come occasione di bilancio, di progetto e di festa.

Nel parlare per ormai molti anni di conflitti di interessi intorno alla salute delle persone e delle comunità, ci dovremmo compiacere di vedere migliori disposizioni e maggiore consapevolezza nel nostro mondo. Invece proprio oggi, in questa ricorrenza, dobbiamo riscontrare una volta di più e peggio di sempre, come l’ansia di ben altre cose (potere? orgoglio? presunzione? ricchezze?) calpesti il benessere, la salute, la vita stessa di molti e, in qualche misura, di tutti. Attraverso la violenza di un’altra guerra, la semina di morti, feriti, invalidi e malati, lo spreco immane di risorse che comporta, la distruzione di beni necessari e di sistemi sociali, il degrado dell’aria e della terra fertile, la diffusione incontrollata di veleni dove più florida era la vitalità umana. La catastrofe è il rovesciamento delle cose, come della terra profondamente arata, da dove disgraziatamente escano in evidenza pulsioni sopite, minacce trascurate; la catastrofe è il prevalere di disvalori a sopraffare ciò che conta. È il prevalere, nel conflitto, degli interessi deteriori. Come quando la salute è nelle mani dell’industria, a sua volta in mano alle multinazionali, controllate dalla finanza che governa la politica. Che decide le guerre, dove gli effetti sull’industria, sui servizi sanitari, sulla salute e sulla vita delle persone sono effetti collaterali, molte volte nemmeno indesiderati.

Ora, se questo è il bilancio, cosa si può progettare? C’è poco da far festa!

Giovedì grasso 2022.

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