I CdI dal punto di vista del paziente

Di CdI in medicina discutono solitamente medici e accademici, giornalisti e raramente legislatori. Eppure poco si è sentito dire dai pazienti, che in fondo dovrebbero essere quelli più interessati all’argomento. Il numero monografico di JAMA prova ad indagare anche questo punto di vista.

 

 

Probabilmente, in termini generali, il CdI è ben chiaro al paziente e riguarda un dilemma della pratica medica descritto in passato come un conflitto incessante tra l’altruismo e l’egoismo del medico. La tensione tra i due estremi viene vista dal paziente nel quotidiano: da un lato il dottore esausto che rifiuta di tornare a casa, dall’altro il dottore, di cui il paziente ha necessità, che preferisce partire per una vacanza. Da un lato il medico che evita con attenzione il paziente infetto, sino all’estremo opposto di quello che contrae la malattia e muore. Oltre a questo conflitto morale del medico, c’è il vero e proprio CdI economico. In questo caso la condizione di conflitto inizia quando la capacità del medico di agire nel miglior interesse del paziente è influenzata da relazioni con altre persone o gruppi o da interessi economici (come soldi o regali ricevuti da aziende farmaceutiche). Banalmente, un medico che lavora in un centro diagnostico o terapeutico può preferire inviare il paziente nella propria struttura traendone un beneficio economico. É interessante notare che anche se il medico crede di agire senza essere influenzato, a livello inconscio il suo giudizio e le sue azioni possono ancora essere influenzate. Come anticipato, raramente i pazienti, a meno che il trattamento proposto dal medico non sia stato efficace e questo sia riconducibile a un CdI, si interessano a questo tipo di problematiche. Eppure in base ad alcuni studi è possibile fare almeno due ragionevoli supposizioni.

  1. La prima, che oggi i pazienti vogliono sapere il più possibile di come funziona la medicina. Nel 2005 venne presentato a 2765 adulti uno scenario ipotetico in cui un paziente con cefalea richiedeva una RMN al proprio curante e il medico riceveva un incentivo a non prescrivere l’esame. Il 95% delle persone avrebbe voluto essere informata riguardo questo incentivo e il medico che lo dichiarava veniva considerato più autorevole.
  2. La seconda riguarda il fatto che per quanto il paziente possa essere edotto circa CdI economici del curante, non sarà in grado di giudicare se questi influenzano le decisioni del medico.

Nel 2006, a 1671 pazienti seguiti da specialisti ambulatoriali venne inviata una lettera che dettagliava come i medici venivano retribuiti. Dall’analisi dei dati risultò che la fiducia dei pazienti nei medici era sovrapponibile a quella di un gruppo di pazienti cui non era stato inviata la lettera e che nel 57% dei casi i pazienti non avevano elementi sufficienti per giudicare se il medico poteva essere influenzato da un CdI. Negli USA, dal 1 agosto 2013, la trasparenza riguardo i rapporti tra salute e industria è promossa rendendo accessibile ogni pagamento sopra i 10$ dell’industria ai medici in un database pubblico consultabile online (https://www.cms.gov/openpayments/). Ovviamente la condizione che ha generato il CdI non sparisce con la dichiarazione del conflitto, ma la trasparenza è un primo passo fondamentale ancora ben lontano dall’essere fatto in Italia.

Zuger A. What Do Patients Think About Physicians’ Conflicts of Interest? Watching Transparency Evolve. JAMA 2017;317:1747-8
Muth CC. Conflict of Interest in Medicine. JAMA 2017;317:1812

Liberamente tradotti e commentati da Luca Iaboli