Barnes B. Financial Conflicts of Interest in Continuing Medical Education: Implications and Accountability. JAMA 2017;317:1741-2
L’epoca in cui viviamo è caratterizzata da un rapido evolversi di conoscenze scientifiche e il sistema degli ECM è una risorsa importante di informazioni credibili e accessibili. Nonostante ciò, di recente si stanno facendo strada preoccupazioni riguardo l’efficacia del sistema ECM, sia per quanto riguarda l’efficienza quale sistema formativo, sia per la potenziale influenza di interessi commerciali e non.
Per promuovere la neutralità negli ECM, negli Stati Uniti l’ACCME (Accreditation Council for Continuing Medical Education) ha sviluppato dei requisiti per affrontare la relazione tra docenti/ideatori dei corsi e industria, prevalentemente attraverso meccanismi di trasparenza e gestione dei CdI. Il suddetto ACCME permette anche che provider di ECM accettino finanziamenti o pubblicità dalle industrie, purché ci sia una chiara definizione dei reciproci ruoli e responsabilità delle ditte e dei provider. Anche altri organi di accreditamento hanno adottato gli standard ACCME, considerati al momento i più completi sui CdI in ambito ECM.
L’esplicitazione dei CdI che riguardano i docenti e gli organizzatori di corsi ECM ai discenti degli stessi, come richiesto da ACCME, ha molte limitazioni. Come prima cosa, la dichiarazione è limitata ai produttori, ai distributori, ai rivenditori ed ai commercianti di prodotti usati da pazienti (in pratica farmaci e dispositivi medici), senza riguardare altre entità commerciali che potrebbero essere rilevanti per la pratica medica, come ad esempio compagnie di consulenza, aziende che raccolgono dati sanitari, laboratori diagnostici e l’industria degli alimenti. Inoltre, la dichiarazione si concentra solamente sulle relazioni economiche, ignorando altre possibili fonti di CdI, come posizioni in commissioni di esperti a titolo gratuito, interessi di ricerca e affiliazioni istituzionali.
In uno sforzo per migliorare la neutralità, ACCME ha emanato una richiesta per i provider ECM di risolvere tutti i CdI rilevanti degli ideatori di corsi ECM e dei relativi docenti prima della diffusione del contenuto ai discenti.(1) Solitamente, ciò si ottiene tramite una forma di revisione tra pari. Questo metodo sarebbe adeguato per un corso di autoformazione (come ad esempio un FAD), ma non è chiaro il rigore con cui viene applicato tale processo né se effettivamente migliori la neutralità del sistema.
Anche se i requisiti dello standard ACCME sono in vigore da più di 10 anni, è scoraggiante vedere come gli enti organizzatori di ECM continuino a soddisfarli con molta difficoltà. L’accettare un finanziamento dall’industria, come forma di donazione, di pubblicità o di spazio espositivo, può creare un CdI economico istituzionale, con la potenzialità di influenzare negativamente non solo la programmazione educativa, ma anche altre priorità organizzative fondamentali. L’effetto di questo CdI può essere significativo se l’entità del finanziamento è tale da essere critica per la sopravvivenza dell’ente o del dipartimento ECM. Il CdI può influenzare la scelta degli argomenti a favore di quelli che sono più allineati all’interesse dell’industria piuttosto che alla visione dell’organizzazione. Inoltre, il CdI può portare a distorsioni (bias) in altre attività organizzative come, ad esempio, la redazione di linee guida e la difesa del paziente.
Nonostante ci siano stati numerosi appelli per eliminare le influenze commerciali dagli ECM, un report del 2014 commissionato da ACCME non ha trovato evidenze pro o contro l’ipotesi che il finanziamento da parte dell’industria crei distorsioni nelle attività ECM. Siccome la controversia sulla appropriatezza o meno dell’ottenere finanziamenti da sponsor commerciali per le attività ECM non si risolverà verosimilmente in un futuro vicino, è incombente non solo sugli enti accreditatori, ma anche in tutto l’ambito ECM, sviluppare una comprensione più approfondita della eventualità (o meno) che i CdI possano influenzare l’educazione continua e, se ciò fosse vero, sviluppare delle strategie per mitigare tale effetto.
Cosa si può fare per migliorare la percezione (e la realtà) dell’integrità educativa? Ecco alcune possibili opzioni:
- Valutare le distorsioni (bias): le organizzazioni responsabili dell’accreditamento dovrebbero richiedere l’utilizzo abituale di strumenti in grado di determinare efficacemente la presenza e la natura della distorsione. I risultati di tali valutazioni sarebbero un utile contributo anche alla ricerca sull’influenza del finanziamento dell’industria e di CdI personali.
- Aumentare la trasparenza: dichiarare apertamente sia l’entità dei fondi ottenuti per specifiche attività ECM, sia il finanziamento annuale ricevuto da ogni organizzazione accreditata aiuterebbe i discenti ad avere un’idea più chiara del possibile grado di influenza presente.
- Spostare l’attenzione e le risorse su quelle attività che generano i più grandi CdI e con il maggior potenziale di distorsione/influenza, con il fine di aiutare i provider stessi a sviluppare strategie efficaci per mitigare tale rischio.
- Istruire i discenti sui CdI e sulla valutazione delle distorsioni: anche se esistono già alcune protezioni per minimizzare gli effetti dei CdI sull’integrità di attività ECM e riviste con peer-review, una quantità significativa di informazioni incontrate dai professionisti sanitari deriva da fonti che si sono sviluppate meno rigorosamente. Medici ed altri professionisti della salute dovrebbero ricevere un’istruzione formale nell’identificazione dei bias e degli effetti dei CdI.
- Condurre più ricerca su CdI e bias: le istituzioni accademiche e le associazioni professionali dovrebbero sviluppare un’agenda di ricerca per arricchire le attuali conoscenze sulla neutralità nella ECM.
I CdI sono una realtà sia in ambito clinico sia in ambito formativo. All’aumentare della pressione per creare collaborazioni tra professionisti della salute, istituzioni accademiche, società e industrie, sarà sempre più importante comprendere come si possono gestire i CdI nell’ECM, in modo da assicurarsi che medici ed organizzazioni siano preparati per agire nel miglior interesse dei singoli pazienti e della società in generale.
Commento: quanto sopra scritto rispecchia la situazione negli USA. In Italia esiste una normativa riguardo gli ECM (Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome “La Formazione Continua nel settore Salute”) che include anche alcuni articoli (5,11,75,76,77,79) sui possibili CdI e sulle strategie da mettere in atto per limitarli.(2)
A cura di Gabriella P.