I CdI dei redattori di riviste mediche: chi controlla i controllori?

Gottlieb JD, Bressler NM. How Should Journals Handle the Conflict of Interest of Their Editors? Who Watches the “Watchers”? JAMA 2017;317:1757-8
Nella maggior parte dei centri medici accademici le linee di condotta sul CdI richiedono che i ricercatori rivelino alle loro istituzioni gli interessi finanziari connessi alla ricerca in modo che l’istituzione possa valutare i rischi potenziali del CdI. Per gestire il CdI, i centri medici accademici di solito invitano i ricercatori a rivelare gli interessi finanziari agli altri partecipanti della ricerca e ai redattori della rivista.

 

 

Se un’istituzione segue le linee guida dell’Association of American Medical Colleges, fatta eccezione per le situazioni in cui un ricercatore ha un significativo interesse finanziario nella ricerca e questa coinvolge esseri umani, gli investigatori sono generalmente autorizzati a mantenere i loro interessi finanziari durante la ricerca in atto, fintanto che esista trasparenza con la rivelazione degli stessi ai consumatori (ad es. partecipanti alla ricerca, co-investigatori e individui che ricevono rapporti della ricerca, compresi quelli che ascoltano una presentazione o leggono un articolo sulla stessa).

Questo approccio “acquirente stai attento” è sufficientemente trasparente per il consumatore per quanto riguarda un CdI dei ricercatori? Anche se ogni istituto di ricerca stabilisce le proprie regole per quanto riguarda quando imporre gestioni più rigorose della rivelazione, l’affidarsi alla stessa presuppone che il rischio di bias correlato ai CdI sia mitigato dalle regole e dalle norme che si applicano alla ricerca scientifica. Ad esempio, i comitati delle istituzioni per la cura degli animali e le commissioni di utilizzazione, nonché le i comitati di revisione istituzionale, di solito devono approvare i protocolli e controllare la conduzione dello studio. Questi requisiti dovrebbero garantire che i protocolli, compresi quelli che coinvolgono i CdI di un ricercatore, siano verificati da esperti e che ci sia una sorveglianza della condotta dello studio. Nella segnalazione scientifica della ricerca clinica (vale a dire uno studio clinico randomizzato, studi di osservazione e meta analisi) che segue le raccomandazioni e gli standard di reporting, vi è generalmente chiarezza sul ruolo di qualsiasi investigatore con un CdI e il ruolo di tutti gli sponsor dell’industria.

La rivelazione di un CdI in una pubblicazione invita i lettori a valutare se il disegno dello studio era oggettivo, se i dati sono stati analizzati in modo appropriato e se le interpretazioni e le conclusioni riflettono in modo preciso i risultati. Nel caso di revisioni sistematiche senza meta analisi, recensioni narrative o opinioni (ad es., editoriali, commenti invitati o altri punti di vista), la divulgazione potrebbe non essere considerata adeguata a gestire situazioni nelle quali un autore abbia un interesse finanziario correlato o sia coinvolta finanziariamente con una azienda interessata. Queste proposte sono suscettibili di maggiori potenziali bias rispetto a rapporti di ricerca che coinvolgono i CdI di un ricercatore o la sponsorizzazione di un’industria. Per cui a JAMA e nella famiglia di riviste che compongono il JAMA Network, anche se le ricerche originali potrebbero coinvolgere autori con un CdI finanziario gestito con la rivelazione al lettore, la maggior parte degli articoli di opinione non coinvolgono autori che hanno un CdI relativo alle loro opinioni.

Come affermato nel capitolo 5.5.1 del manuale di comportamento di AMA, “i direttori di alcune riviste preferiscono che gli autori di alcuni tipi di articoli, come gli editoriali, i commenti e le revisioni, non abbiano interessi finanziari nell’argomento”. Tutti gli articoli di opinione vengono riesaminati dal direttore o da editor senior incaricati dal direttore al fine di garantire che l’articolo non sia parziale. Il processo di divulgazione delle riviste richiede che gli editor agiscano come “sorveglianti” sugli autori: filtrino per conto dei lettori gli articoli presentati e ci si aspetta che salvaguardino l’integrità del giornale. In parte lo fanno pubblicando le rivelazioni dei CdI degli autori. Inoltre i lettori confidano che anche gli editor non abbiano CdI che potrebbero influenzare le loro decisioni su quali articoli accettare o rifiutare. Questa fiducia si estende alla valutazione su quando rifiutare un manoscritto, di ricerca o meno, che sembra guastato da un CdI finanziario di un autore tale che, anche se il conflitto è stato dichiarato, l’articolo è ritenuto inaccettabile per la pubblicazione. Ma chi controlla i controllori? Poiché queste garanzie “esterne” del processo editoriale normalmente non sono in atto (ad esempio, un editor dell’editor), gli editor di giornali dovrebbero essere tenuti all’osservanza di standard più elevati. Gli editor esercitano un controllo sostanziale sulla letteratura biomedica, e la letteratura, a sua volta, può avere un’influenza enorme nell’assistenza sanitaria.

Alcune riviste mediche revisionate da pari sono considerate da medici, ricercatori, commissioni di promozione, agenzie regolatorie, organismi federali e privati di concessione di finanziamenti di ricerca, tribunali, media e pubblico le fonti più autorevoli di conoscenza scientifica. Gli editor possono modellare la letteratura determinando quali ricerche originali, opinioni, recensioni e altri materiali didattici pubblicare. Possono anche scegliere a quali articoli viene data maggiore importanza nella rivista, o sul suo sito internet, o vengono promosse presso i media, anche se i media in ultima analisi decidono quali pubblicare nelle loro testate. Di conseguenza il potenziale di un processo di decisione alterato che può essere associato al CdI di un editor è particolarmente preoccupante. Ad esempio, un editore che detiene brevetti su un dispositivo di imaging può giudicare in modo oggettivo se pubblicare uno studio che riguarda una nuova tecnologia che fa diretta concorrenza alla sua invenzione? E se un redattore fosse il collaboratore di uno studio presentato alla sua rivista? Anche i CdI istituzionali possono influire sui processi decisionali. Un editor che detiene una posizione senior presso un’università può decidere in modo equo fra due manoscritti di pari forza quando uno è prodotto della sua istituzione e l’altro di un’altra università?

Poiché la posta in gioco è potenzialmente tanto importante, le politiche sui CdI delle riviste dovrebbero promuovere nel processo editoriale il livello più alto possibile di obiettività. Le “Raccomandazioni per il comportamento, la segnalazione, la modifica e la pubblicazione del lavoro scientifico in riviste mediche” del Comitato internazionale degli editors delle riviste mediche (ICMJE) affermano che gli editori non dovrebbero avere un CdI che potrebbe portare a bias o al sospetto di bias nelle decisioni: “I redattori che prendono l’ultima decisione sui manoscritti, devono ritirarsi dalla decisione editoriale se hanno CdI o relazioni che possono porre CdI potenziali per quel che riguarda gli articoli presi in considerazione”.

Le linee di condotta del JAMA Network indicano che “le decisioni definitive riguardanti la pubblicazione dei manoscritti viene affidata a un redattore che non ha CdI rilevanti”. Questo include CdI finanziari e non finanziari. Queste riviste hanno un processo di ricusazione formale per aiutare a gestire i CdI potenziali di un editor. Un esempio di una procedura esplicita nella gestione dei CdI di un editor viene offerta da JAMA Ophthalmology, per il quale uno di noi (N.M.B) è direttore responsabile. JAMA Ophthalmology delinea chiaramente le condizioni che creano un CdI inaccettabile per un editor e descrive una procedura dettagliata di allontanamento da un processo di decisione editoriale (Box).

Situazioni in cui i redattori di JAMA Ophthalmology devono essere esclusi dal processo decisionale.

  • Un rapporto di relazione diretta tra un autore e un revisore o un editor.
  • Un editor o un revisore è impiegato presso la stessa istituzione di un autore o ha un interesse patrimoniale o un interesse di proprietà nell’istituzione dell’autore (soggetto a una valutazione della vicinanza di tale rapporto di lavoro).
  • Un editor o un revisore è un collaboratore del progetto che è oggetto della presentazione.
  • La presentazione riguarda un coniuge o un figlio dipendente del revisore o dell’editor.
  • L’editore o il revisore ha un interesse finanziario in una società o in una società concorrente con un interesse finanziario nella presentazione.
  • L’editor o il revisore ritiene di non poter essere oggettivo, sia per ragioni personali sia per interessi finanziari che non sono altrimenti coperti dalle linee guida.
  • Il direttore responsabile e almeno un vice direttore ritiene che il membro della redazione o il revisore non possa essere oggettivo per motivi personali o per interessi finanziari.

Per quanto riguarda il direttore responsabile, le decisioni relative al suo reclutamento saranno prese da almeno un vice-direttore o dal direttore responsabile di JAMA. Anche se i ricorsi vengono presentate al direttore responsabile di JAMA Ophthalmology, i ricorsi relativi ad una decisione di rifiuto da parte del direttore responsabile sono sottoposti al direttore responsabile JAMA.

Le raccomandazioni dell’ICMJE, le linee di condotta di JAMA e le procedure di JAMA Ophthalmology privilegiano l’eliminazione del bias o il sospetto di bias nella revisione di manoscritti rispetto ad altre considerazioni, come la disponibilità di competenze pertinenti. Da quando sono state adottale le attuali procedure di JAMA Ophthalmology, nel luglio 2013, ci sono state 442 (8%) ricusazioni su circa 5335 articoli presentati. Solo in un caso il direttore responsabile e i capiredattori di JAMA Ophthalmology hanno dovuto rifiutare di prendere loro stessi le decisioni rispetto a un articolo di ricerca originale. In quell’occasione è stato il direttore responsabile di JAMA, senza CdI e con competenze nell’area della ricerca, a consigliare il direttore responsabile di JAMA Ophthalmology sulle decisioni da prendere. Benché sia desiderabile la riduzione al minimo dei CdI, un approccio purista, in cui un editor privo di CdI potenziali renderebbe non necessarie politiche di ricusazione, potrebbe ridurre la qualità della letteratura scientifica. In particolare, gli editors impegnati nella medicina accademica e che partecipano ai processi di ricerca in continua evoluzione, hanno anche una conoscenza aggiornata e un’ampia competenza nei loro campi e portano importanti punti di vista all’editing delle riviste.

L’impostazione di standard elevati per i CdI dell’editor, e “la sorveglianza dei sorveglianti” con chiare procedure di esclusione, dovrebbero contribuire a mantenere la fiducia di lettori, autori e pubblico. Anche se le fonti di bias non saranno mai completamente eliminate, le riviste possono gestire i CdI per diffondere con successo i progressi in medicina e scienza.

A cura di Amelia Beltramini