Gli oratori ai congressi dichiarano i loro conflitti d’interesse?

Ogni anno nel mondo si tengono oltre 100.000 congressi scientifici. Assieme alle riviste mediche, è uno dei più importanti modi per diffondere informazioni e conoscenze, non sempre scientifiche. Ma mentre per le riviste mediche, per lo meno le maggiori, sta diventando obbligatorio per gli autori di articoli dichiarare i propri conflitti d’interesse, ai congressi non è ancora obbligatorio. Ma è frequente?

 

Gli autori di un articolo pubblicato da poco sul BMJ Open hanno investigato la prevalenza di queste dichiarazioni tra gli oratori invitati a cinque congressi a cui gli autori stessi hanno partecipato nel 2016.(1) Due dei congressi si sono svolti negli Stati Uniti ed erano organizzati da associazioni di endocrinologi e reumatologi; gli altri tre in Gran Bretagna, organizzati da associazioni che si occupano di continenza, obesità e malattie del cuore. Le 201 osservazioni sono state fatte in tempo reale. Gli autori hanno in seguito confrontato le dichiarazioni verbali con quelle eventualmente scritte negli abstracts dei congressi.

I conflitti d’interesse sono stati dichiarati in 143 presentazioni (71%), con un range tra congressi tra il 26% e il 100%. In 118 su 143 dichiarazioni (84%), gli oratori avevano una diapositiva preparata apposta a questo scopo. Queste diapositive sono state lasciate sullo schermo per 2 secondi in media (da 1.25 a 7.5); la durata era minore (1-3.5 secondi) quando nella diapositiva vi era solo la dichiarazione di conflitti d’interesse, rispetto a quando vi erano altre informazioni (3-17 secondi). A causa della rapidità di queste dichiarazioni, gli autori non sono stati in grado di prendere nota dei dettagli sulla natura e la rilevanza dei conflitti. Solo in 27 casi gli oratori si sono soffermati su qualche aspetto particolare del loro conflitto d’interesse. In questi casi il tono era spesso sprezzante o scherzoso (“Questi sono i miei conflitti. Se non vi piacciono, ne ho degli altri.”) Confrontando le presentazioni con gli abstract, nel 52% dei casi vi era una dichiarazione in entrambi, ma con una discordanza del 22% nei contenuti della stessa.

In conclusione: poche dichiarazioni, troppo brevi per essere lette o capite dal pubblico, spesso sdegnose, senza nessuna discussione. Impossibile valutarne la veridicità. Chissà come vanno le cose in Italia. Il rischio è che diventi una routine senza significato, quelle cose che si fanno perché bisogna farle, ma a cui non si crede.

A cura di Adriano Cattaneo

  1. Grey A, Avenell A, Dalbeth N et al. Reporting of conflicts of interest in oral presentations at medical conferences: a delegate-based prospective observational study. BMJ Open 2017;7:e017019 http://bmjopen.bmj.com/content/bmjopen/7/9/e017019.full.pdf