La Fondazione Philip Morris

Nella lettera n. 59 di maggio 2018 avevamo inserito in un piccolo riquadro la notizia riguardante un incontro organizzato dalla Philip Morris al festival della scienza medica che si è svolto a Bologna.(1) Dell’evento si è occupato anche il Sole 24 ore.(2)

 

Durante l’incontro, Luigi Godi, senior scientific e medical advisor di Philip Morris Italia, ha presentato i risultati degli studi condotti dalla sua ditta sugli effetti dei prodotti alternativi e dai rischi potenzialmente ridotti rispetto al fumo di sigaretta. Da parte sua, Andrea Fontanella, presidente dell’Associazione Italiana di Medicina Interna, ha sostenuto che, di fronte a un misero 10% di successo nel far cessare di fumare il fumatore ad alto rischio di patologie bronco-cardiovascolari, potrebbe essere una buona alternativa cercare di ridurre i danni da fumo con una drastica riduzione delle sostanze tossiche contenute nella sigaretta. Senza negare, naturalmente, l’assoluta necessità di convincere alla cessazione del fumo. Questa corrispondenza d’amorosi sensi è promossa globalmente dalla Fondazione Philip Morris per un Mondo Smoke-Free.(3) Due articoli pubblicati recentemente sul JAMA descrivono e analizzano criticamente questa ennesima fondazione.(4,5)

Data di nascita: settembre 2017. Fondo iniziale: un miliardo di dollari da spendere in 12 anni. Visione: eliminare il fumo nel corso di questa generazione. Attività (tra le altre): accelerare la ricerca e sostenere progetti sulle alternative al fumo, allo scopo di ridurne i danni. Presidente: Derek Yach, un medico sudafricano noto per le sue piroette tra pubblico e privato. Aveva diretto il dipartimento dell’OMS sul controllo delle malattie non trasmissibili proprio negli anni, attorno al 2005, in cui è stata sviluppata e approvata la Convenzione sul Controllo del Tabacco. Ma poi era passato alla PepsiCola come direttore delle attività internazionali, promettendo politiche di riduzione del danno da bevande zuccherate che non sono mai state realizzate, ma che nel frattempo hanno migliorato l’immagine della multinazionale. E ora è sbarcato alla Fondazione Philip Morris. La nascita della quale, in un periodo in cui gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU prevedono una riduzione del 25% del fumo entro il 2025, anche attraverso un aumento delle tasse sul tabacco e ulteriori limitazioni al marketing, ha fatto molto discutere. Innanzitutto perché la fondazione è per un mondo smoke-free, ma non necessariamente tobacco-free, cioè senza nicotina. Poi per la storia stessa della multinazionale, nota per aver sempre complottato contro leggi e regolamenti per il controllo del tabacco, compresa la Convenzione dell’OMS: perché da un giorno all’altro dovrebbe darsi la zappa sui piedi? Infine, perché la multinazionale ha usato e sta tuttora usando accordi bi- e multilaterali di libero commercio per impedire a paesi come Australia, Uruguay, Tailandia e Norvegia di adottare misure miranti a diminuire l’uso del tabacco. Negli stessi Stai Uniti, nel 2016, la Philip Morris ha speso 70 milioni di dollari per sconfiggere un referendum in California per tassare di due dollari ogni pacchetto di sigarette. Per non parlare di tutti i tentativi passati di sminuire o confondere la ricerca sui danni del tabacco. Per tutte queste ed altre ragioni, la comunità internazionale è unanime nel denunciare il doppio gioco della fondazione. L’OMS, per esempio chiede, assieme ad altre 120 organizzazioni, di boicottarla. La Convenzione sul Controllo del Tabacco raccomanda di non accettare denaro dalla stessa per ricerche, simposi o collaborazioni. Importanti associazioni scientifiche e di salute pubblica nazionali e globali hanno già annunciato che non accetteranno nessun tipo di finanziamento. La rivista Tobacco Control non accetterà articoli da ricercatori o studi finanziati dalla fondazione. L’articolo del JAMA non cita organizzazioni o associazioni italiane che si siano pronunciate sul tema. Sarebbe interessante saperne di più.

Il secondo articolo si occupa della ricerca. Inizia questionando l’etica di usare soldi provenienti dalla vendita di un prodotto associato a un decesso su cinque per fare ricerca di salute pubblica. Prosegue denunciando l’evidente conflitto d’interessi. Rileva poi come questi finanziamenti, e le ricerche che ne seguiranno, saranno usati dalla ditta per far sedere esperti di sua fiducia ai tavoli nazionali e globali dove si discutono e decidono politiche di salute pubblica. Invita quindi le istituzioni accademiche e i centri di ricerca che ancora non l’hanno fatto a dissociarsi dalla fondazione e a dichiarare pubblicamente che non ne accetteranno i soldi. La base per questa decisione dovrebbe essere la “lunga e sordida storia” di misfatti della Philip Morris, iniziata nel 1954 con la creazione del Tobacco Industry Research Committee, che aveva come obiettivo investigare fattori, oltre al fumo, implicati nell’eziologia del carcinoma del polmone. È ben noto come questa “ricerca” abbia rallentato l’emanazione di leggi sul controllo del tabacco. Secondo Jonathan Samet, epidemiologo dei danni da tabacco presso la scuola di salute pubblica dell’università del Colorado, l’industria del tabacco non ha mai finanziato ricerche che non fossero ingannevoli o dedicate ai fini e agli obiettivi dell’industria stessa. Le ultime ricerche finanziate dalla Philip Morris, e promosse dalla fondazione, hanno già portato allo sviluppo di un nuovo prodotto, già commercializzato in una dozzina di paesi. Si chiama IQOS e invece di bruciare il tabacco, lo scalda. La FDA, sulla base delle evidenze disponibili, ne ha finora proibito la commercializzazione negli Stati Uniti, perché non è chiaro se sia meno dannoso delle sigarette. E in Italia? Di IQOS si è parlato, bene secondo l’articolo del Sole 24 Ore, all’incontro di Bologna. E nei pressi di Bologna la multinazionale ha investito in uno stabilimento da 500 milioni di euro e 1200 addetti che, secondo l’amministratore delegato di Philip Morris Italia, sarà “la fabbrica di riferimento per tutto il mondo, qui si realizzano i prodotti del tabacco riscaldato. Qui faremo tutti i nuovi test e la parte di supporto alle innovazioni, ma continueremo a fare tutta l’attività produttiva”.(6) Ecco a cosa servono i festival della scienza medica.

A cura di Adriano Cattaneo

  1. https://bolognamedicina.it/session/innovazione-e-tecnologia-la-sfida-del-xxi-secolo-contro-i-danni-del-fumo/
  2. http://stream24.ilsole24ore.com/video/notizie/medici-e-industria-dialogano-ridurre-danni-fumo/AEynabjE
  3. https://www.smokefreeworld.org/our-vision
  4. Koh HK, Geller AC. The Philip Morris International–Funded Foundation for a Smoke-Free World. JAMA 2018; published online June 18, 2018. doi:10.1001/jama.2018.6729
  5. Rubin R. New Foundation Revives Debate About Health Research Funded by Big Tobacco. JAMA 2018; published online June 18, 2018. doi:10.1001/jama.2018.6975
  6. http://www.bolognatoday.it/economia/philip-morris-iquos-assume-lavoro-valsamoggia.html