Difficile per chi non abbia condotto ricerca sui vaccini anti-HPV, o più in generale sui vaccini, districarsi tra argomentazioni e contro-argomentazioni che toccano aspetti molto specialistici.
L’impressione, comunque, è che le critiche di Jørgensen, Gøtzsche e Jefferson siano alquanto fondate e che le risposte degli Editor Cochrane siano per lo meno balbettanti, tanto da lasciare spazio a repliche ancora più affilate da parte dei primi.
Ma su due punti i NoGrazie non possono che essere d’accordo con Jørgensen, Gøtzsche e Jefferson:
- Ci sembra evidente che i conflitti di interessi (critica numero 6) non possano non distorcere e indebolire metodi e risultati della revisione Cochrane sul vaccino anti-HPV, come distorcono e indeboliscono qualsiasi altra ricerca o revisione sistematica. Su questo punto i NoGrazie hanno pubblicato, nelle 62 newsletter che precedono questa, abbondanti prove, derivanti da centinaia di analisi su studi dai disegni più diversi e sugli argomenti più disparati. Si tratta di una letteratura talmente convincente che il dibattito dovrebbe ormai concentrarsi non sul dubbio se i conflitti di interessi possano o meno influenzare metodi e risultati di una ricerca, ma su come prevenire o gestire, se la prevenzione dovesse rivelarsi impossibile, i conflitti di interessi e le loro conseguenze dannose.
- Collegato al precedente, ci sembra di poter dare ragione a Jørgensen, Gøtzsche e Jefferson sull’uso dei media per informare il pubblico (critica numero 7). Quando finanziano una ricerca, e in particolare se si tratta di ricerche su prodotti che possono diventare dei blockbuster, le multinazionali del farmaco, e di qualsiasi altro dispositivo sanitario, pianificano d’ante mano la campagna promozionale, per la quale possono usare i propri uffici di pubbliche relazioni e/o ditte esterne specializzate. E le moderne pubbliche relazioni usano sempre più spesso strumenti e metodi che, idealmente, lasciano poche tracce o addirittura nessuna. Ciò che il pubblico vede o legge su media di ogni tipo (perché le campagne promozionali sono sempre multi-mediatiche), spesso non è altro che un copia incolla, letterale o con piccole modifiche, delle veline preparate dagli esperti di pubbliche relazioni al soldo dell’industria. Purtroppo molti ricercatori di studi finanziati dall’industria si prestano ad essere attori di attività promozionali; molti, probabilmente, senza rendersene nemmeno conto, esattamente per gli stessi meccanismi per i quali anche il pubblico pensa di ricevere informazioni indipendenti.
Ci dispiace dover constatare che anche la Cochrane sembra non essere immune da questi problemi. Se riconoscerà che esistono e che si devono evitare, la Cochrane continuerà ad essere per medici e operatori sanitari fonte di informazioni utili per la pratica clinica e di salute pubblica. Ma se continuerà come se nulla fosse, spazzando semplicemente questa polvere sotto un tappeto, sarà la sua fine come fonte di informazioni indipendenti da interessi commerciali.