Gli autori hanno realizzato un’inchiesta sulle opinioni riguardanti i CdI in campo educativo, clinico e di ricerca, e sulle relazioni finanziarie degli oncologi italiani iscritti al Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO), chiedendo loro di compilare un questionario anonimo online tra marzo e aprile 2017.[1]
Hanno risposto in 321, il 13% degli iscritti; un campione quindi poco rappresentativo, perché non casuale e auto-selezionato; i risultati, perciò, non possono essere estesi a tutta la popolazione bersaglio.
Il 62% di quelli che hanno risposto dichiarano di aver ricevuto pagamenti dall’industria negli ultimi 3 anni, e il 68% pensa che la maggioranza degli oncologi italiani abbia dei CdI, sebbene, per il 59%, non maggiori di quelle di altri specialisti. La loro educazione medica continua (ECM), per l’82% dei rispondenti, è sostenuta dall’industria, ma il 75% crede che l’attuale livello di spesa per marketing e promozione commerciale da parte della stessa industria sia sbilanciato, a danno della spesa per ricerca e sviluppo. E tuttavia, il 75% ritiene appropriato accettare pagamenti per viaggi e ospitalità dall’industria, nonostante queste spese siano annoverate tra quelle per il marketing e la promozione commerciale. Come è ritenuto appropriato un pagamento medio di 5000 euro all’istituzione presso cui sono impiegati per ogni paziente arruolato in un trial finanziato dall’industria. In quest’ultimo caso, il 60% ritiene che sia appropriato anche un pagamento al singolo medico per ogni paziente arruolato, ma il 79% afferma che tale pagamento dovrebbe essere riportato nel modulo per il consenso informato. Oltre il 90% pensa che le società scientifiche debbano pubblicare un rapporto finanziario sui loro rapporti con l’industria. Infine, il 79% non sarebbe d’accordo sul comparire come co-autore in articoli scritti da consulenti dell’industria, senza avere dato un contributo sostanziale alla ricerca.
In conclusione, gli oncologi italiani percepiscono i CdI come problemi importanti che influenzano costi, ECM, assistenza medica e ricerca, e ci vorrebbero politiche più rigorose per controllarli. I NoGrazie si aspettano quindi che gli oncologi italiani diano una mano nelle azioni di pressione sui decisori politici miranti allo sviluppo e all’emanazione di tali rigorose politiche.
A cura di Adriano Cattaneo
[1] DeCensi A, Numico G, Ballatori E et al. Conflict of interest among Italian medical oncologists: a national survey. BMJ Open 2018;8:e020912