Nelle lettere 36 (gennaio 2016), 47 (aprile 2017) e 60 (giugno 2018) avevamo scritto dei misfatti della Coca Cola e dei ricercatori che si erano prestati al gioco sporco della stessa, mirante a sviare l’attenzione dalla responsabilità delle bevande zuccherate nell’attuale pandemia di obesità.
Un recente articolo riporta le parole dei dipendenti della ditta, parole registrate in documenti interni che le azioni legali hanno reso pubblici.(1) I documenti rivelano che la ditta finanziava il Global Energy Balance Network (GEBN), che a sua volta finanziava centri accademici e ricercatori, come strumento per “cambiare il discorso sull’obesità … nell’ambito di una guerra tra industria privata e salute pubblica”. In questa guerra, che Coca Cola temeva di stare perdendo, il GEBN doveva essere rappresentato come un “intermediario onesto” e i suoi messaggi dovevano essere diffusi da una campagna mediatica di promozione che metteva in relazione ricercatori, politici, operatori sanitari, giornalisti e pubblico. L’obiettivo finale era “promuovere pratiche efficaci sia per le politiche che per i profitti”, quello intermedio era più specifico: evitare leggi sulla tassazione delle bevande zuccherate.
Si tratta di un buon esempio di applicazione dei meccanismi di potere descritti da McKee e Stuckler, che firmano anche questo articolo, nell’articolo riassunto e commentato al punto precedente. E non si pensi che queste nefandezze accadano solo negli USA. Succede anche in Spagna, dove Coca Cola ha “donato” 8 milioni di euro ad alcune organizzazioni mediche e scientifiche per allineare il discorso “scientifico” sull’obesità alle sue strategie di marketing.(2) Non vorrete pensare che l’Italia resti fuori dal gioco, spero.
A cura di Adriano Cattaneo
- Barlow P, Serôdio P, Ruskin G, McKee M, Stuckler D. Science organisations and Coca-Cola’s ‘war’ with the public health community: insights from an internal industry document. J Epidemiol Community Health 2018;72:761–763
- https://ilfattoalimentare.it/spagna-coca-cola-finanziamenti.html