Vaccine Apartheid

Amnesty International chiede una deroga all’accordo Trips dell’Organizzazione mondiale del commercio, per ampliare la produzione dei vaccini e renderli disponibili per un maggior numero di persone, come richiesto da India e Sudafrica nell’ottobre 2020” (1).

La presa di posizione di Amnesty International indica con chiarezza che la vaccinazione in corso di pandemia Covid-19 rappresenta un tema che riguarda i diritti umani e che la strada per difenderli è rappresentata dalla modifica di accordi commerciali connessi alla proprietà intellettuale. Ma bastano deroghe agli accordi commerciali, oppure serve un altro modo di considerare il problema? La questione è solo commerciale o specialmente politica?

Merito della rivista mensile Altreconomia (2) è aver reso noto e commentato quanto riportato da Corporate Europe Observatory (CEO) (3) rispetto alla riunione del 9 dicembre 2020 fra Commissione europea e European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA); quest’ultima avrebbe fatto pressione sulle istituzioni europee sostenendo che le aziende farmaceutiche avrebbero potuto da sole fronteggiare la pandemia senza necessità di sospensione del brevetto per allargare la produzione e in sostanza rigettando la proposta dell’ottobre 2020 di India e Sudafrica per la sospensione temporanea dei brevetti. Inoltre EFPIA, di concerto con International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations (IFPMA), ha sostenuto che la proposta di sospensione della proprietà intellettuale rappresenta una misura estrema a un problema non identificato. E la Commissione Europea ha sostenuto il ruolo favorevole del mantenimento della proprietà intellettuale industriale nella strategia da mettere in atto per fronteggiare l’epidemia.

Penuria e nazionalismi

A cinque mesi di distanza sappiamo invece che l’accesso al vaccino è un problema ben identificato: considerando solo il continente africano, il documento di CEO riporta che ad aprile 2021 solo 3 su 54 Paesi sono in condizione di vaccinare una percentuale della propria popolazione e questo “fallimento morale catastrofico”, secondo la definizione dell’OMS, si configura secondo alcuni commentatori come vaccine apartheid, mentre la penuria di scorte ha acceso nazionalismi vaccinali. Se EFPIA ha individuato nell’organizzazione logistica dei paesi e nelle loro regolamentazioni il nodo critico per una efficace distribuzione, CEO riporta senza mezzi termini che i Paesi africani hanno atteso invano le scorte.

Riluttanza alla partnership

A parte Astra Zeneca, che si è accordata con alcune aziende per produrre modesti quantitativi, le aziende proprietarie dei vaccini hanno manifestato chiara riluttanza a stabilire delle partnership con altre aziende in grado di aumentare la produzione. La documentata capacità produttiva locale resta inutilizzata in un contesto frustrante di mancato o molto limitato utilizzo di risorse presenti in vari Paesi. Queste partnership non scalfirebbero la proprietà intellettuale delle aziende che hanno mostrato di non voler accettare né lo strumento proposto dall’OMS per la condivisione delle conoscenze (rappresentata dall’iniziativa C-TAP) (4), né la piattaforma Medicines Patent Pool per negoziare le licenze di produzione, sostenuta dalle Nazioni Unite.

“Ad aprile, in Mozambico, sono arrivate 400.000 dosi di AstraZeneca grazie all’iniziativa del Covax, ma sono largamente insufficienti per un paese di 30 milioni di persone. Serve aumentare la quantità di dosi vaccinali. …E poi il vaccino deve diventare “vaccinazione”. A fianco e a supporto del sistema sanitario locale, dalla capitale va trasportato nei punti vaccinali, negli ospedali e poi da questi ai centri sanitari fino agli ultimi villaggi.” (Don Dante Carraro, direttore di CUAMM Medici con l’Africa, Padova; comunicazione ai sostenitori). Covax (6), l’iniziativa dell’OMS per favorire l’accesso ai vaccini a tutti i paesi, con 38 milioni di dosi di vaccino distribuite secondo i dati dello scorso aprile, procede a rilento, con la prospettiva che nel prossimo giugno avrà raggiunto il 20% degli obiettivi prefissati per il 2021.

Un tentativo di riappropriarsi della salute

Intanto la pandemia continua a uccidere e certamente di più dove i servizi sanitari pubblici sono più fragili, rendendo più evidenti le differenze economiche fra Paesi e la disparità di accesso ai servizi sanitari dei cittadini. Ma la minaccia all’universalità dell’assistenza e alla sua sostenibilità futura riguarda anche noi. La ricerca riguardante i vaccini anti Covid è stata ampiamente finanziata con denaro pubblico,quindi dobbiamo chiedere che la pandemia non si trasformi in occasione di profitto per pochi a discapito di chi ha minor potere contrattuale.

Per questo riportiamo il link (https://noprofitonpandemic.eu/it/) per aderire all’iniziativa dei Cittadini Europei, mettendo da parte il comune scetticismo rispetto all’efficacia delle iniziative dal basso, poiché “i cittadini dell’UE hanno il diritto di rivolgersi direttamente alla Commissione Europea con un’iniziativa dei cittadini europei per proporre un atto legislativo concreto. Affinché un’iniziativa possa essere presa in considerazione dalla Commissione, è necessario che 1 milione di persone provenienti da tutta la UE firmi a suo sostegno.”

Mariolina Congedo

1. Groppi G. Vaccini per tutti e tutte, IAmnesty, trimestrale dei diritti umani di Amnesty International, n. 2, aprile 2021.

2. Facchini M. Le pressioni di Big Pharma in Europa per tutelare il monopolio sui vaccini anti-Covid-19. https://altreconomia.it/le-pressioni-di-big-pharma-in-europa-per-tutelare-il-monopolio-sui-vaccini-anti-covid-19/?www.altreconomia.it?utm_source=newsletter%E2%80%A6.

3. https://corporateeurope.org/en/2021/04/big-pharma-lobbys-self-serving-claims-block-global-access-vaccines

4. https://www.who.int/initiatives/covid-19-technology-access-pool

5. https://medicinespatentpool.org/

6. https://www.who.int/initiatives/act-accelerator/covax

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