Per ridurre l’eccesso di diagnosi e di terapia, e le relative conseguenze, in Italia è nata Slow Medicine (http://www.slowmedicine.it/). Nei paesi anglofoni è nata e sis ta diffondendo un’iniziativa che condivide gli stessi obiettivi: Choosing Wisely (scegliere con accortezza).(1) L’idea è chiedere alle associazioni professionali di elaborare delle liste di 5 procedure diagnostiche e/o terapeutiche usate in eccesso, per poi chiedere agli associati di ridurne l’uso.
In questo modo, affermano coloro che hanno lanciato l’iniziativa, si ridurrà la spesa sanitaria. Negli USA stanno attualmente partecipando a Choosing Wisely 50 associazioni professionali e la lista delle procedure da ridurra arriva a 300. Un’associazione di consumatori è alleata della campagna e si incarica di far conoscere questa lista ai cittadini e potenziali pazienti. Il non applicare una procedura sarà quindi oggetto di negoziato tra medico e paziente. L’iniziativa non è esente da critiche, a cominciare sul livello di evidenze disponibili per includere o escludere una procedura dalla lista. Qualcuno sospetta anche che alcune delle 50 associazioni professionali includano solo procedure che non toccano il portafoglio degli associati. Altri pensano che sia ingenuo pensare che la soluzione al problema dell’elevata spesa sanitaria possa arrivare proprio da coloro che hanno maggiormente contribuito alla sua crescita: si stima che l’eccesso di procedure da parte dei medici USA costi circa 800 miliardi di dollari l’anno, soldi in gran parte usati per pagare i mutui sulla casa dei medici stessi. Ma i difensori di Choosing Wisely dicono che ridurre la quantità di procedure può contribuire ad aumentare i benefici e ridurre i danni, indipendentemente dall’eventuale risparmio. Infine, vi è il conflitto d’interesse: perché dovrebbero le 50 associazioni ridurre l’uso di farmaci e dispositivi medici, se è proprio dai produttori di questi che ricevono soldi per le attività dell’associazione e dei singoli associati? Buone intenzioni, quelle di Choosing Wisely; ma quanto saranno efficaci per andare nella direzione di una salute più umanizzata e più sostenibile? Non sarà necessario usare altri metodi per razionalizzare diagnosi e cura e per ridurre le spese (o aumentare l’efficacia e l’efficienza a parità di spese)? Non sarà necessario, per esempio, ridurre gli incentivi ad aumentare il numero di prestazioni? O addirittura ridurre il numero di medici, ospedali, laboratori etc e aumentare l’empowerment dei cittadini sulla propria salute? Sicuramente è improbabile che le cose migliorino per la semplice buona volontà dei singoli medici o delle loro singole associazioni. In altri settori i sistemi volontari di autoregolamentazione non hanno mai funzionato e c’è stato sempre bisogno di regole da parte delle autorità sanitarie per imporre cambiamenti radicali come la riduzione delle prestazioni sanitarie.
1. Dyer O. The Choosing Wisely campaign: the challenge of doing less. BMJ 2013;347:f5904 http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5904?etoc=