A cosa servono i codici volontari di Big Food e Big Soda

Nature Food ha pubblicato un lungo articolo di revisione sulle azioni volontarie messe in atto dall’industria di alimenti e bevande e sulle implicazioni per la salute pubblica e le politiche nei paesi a basso e medio reddito.[1] Ha pubblicato anche un riassunto di questa revisione.[2] Siccome credo che risultati e implicazioni non valgano solo per i paesi a basso e medio reddito, ma anche per quelli ad alto reddito, come l’Italia, ho pensato di tradurre il riassunto e di lasciare a chi è interessato la decisione eventuale di leggersi il testo completo della revisione.

Il problema

L’aumentata disponibilità di alimenti ultra-processati (UPF, ultra-processed food) malsani è associata a un aumento dei tassi di obesità e di malattie non trasmissibili (NCD, non communicable diseases), come il diabete e l’ipertensione, in paesi a basso e medio reddito (LMIC, low and middle income countries). Politiche fiscali e regolatorie ben disegnate su prove di efficacia possono migliorare l’ambiente alimentare (il contesto in cui la gente entra in contatto con il cibo) limitando disponibilità, abbordabilità e accessibilità di alimenti malsani per ridurne il consumo e migliorare la salute pubblica. Tuttavia, l’introduzione di queste politiche si scontra con una forte opposizione da parte dell’industria di alimenti e bevande, che favorisce l’uso di azioni volontarie (VA, voluntary actions), al posto di regole governative vincolanti. L’uso di VA da parte dell’industria di alimenti è stato sostenuto da molte istituzioni internazionali, nonostante azioni simili intraprese dall’industria del tabacco e dell’alcol si siano dimostrate inefficaci. Dato che le VA sostituiscono spesso le politiche basate su prove scientifiche, è essenziale che la loro efficacia sia valutata e capita.

I metodi

Per espandere la base di prove disponibili, al di là della descrizione delle VA e di quanto siano messe in pratica in contesti ad alto reddito, abbiamo indagato come influenzino la salute e le politiche nei LMIC, caratterizzati da situazioni politiche ed economiche molto complesse. Per spacchettare la complessità delle VA, abbiamo usato metodi di revisione realistica che usano un quadro di riferimento teorico per identificare e analizzare le prove in un campione di studi.[3] Per guidare questa revisione e sviluppare teorie esplicative su come e perché le VA ottengono specifici risultati in determinati contesti, abbiamo sviluppato un quadro di riferimento teorico (figura). Abbiamo raccolto prove da 25 studi pubblicati su riviste indicizzate e da 20 VA da 12 LMIC su azioni relative ad ambienti alimentari, incluse la riformulazione di prodotti, l’etichettatura nutrizionale semplificata, le restrizioni al marketing diretto ai bambini e le limitazioni alle vendite di bevande zuccherate nelle scuole. Abbiamo poi mappato tutte queste prove in relazione al quadro di riferimento.

I risultati

Non abbiamo trovato prove che le VA portino e migliori esiti di salute o a una riduzione del consumo o dell’esposizione al marketing di alimenti e bevande malsani. Quando, nei LMIC, l’ambiente regolatorio è debole, alle industrie guidate dal profitto è permesso formulare VA con standard permissivi, non soggetti a misurazioni in base a prove di efficacia per la salute pubblica. L’uso di frasi convolute e la mancanza di monitoraggio e valutazione rendono difficile misurare il rispetto degli standard e garantire la rendicontazione. Le VA non si limitano a non produrre risultati positivi per la salute, ma il loro uso influenza negativamente l’ambiente alimentare prevenendo l’introduzione di regole più vincolanti basate su prove di efficacia. L’incapacità delle VA di migliorare l’ambiente alimentare è una conseguenza di una complessa interazione tra determinanti economici e politici che agiscono a livello locale, nazionale e globale. Molti LMIC si affidano alle corporazioni transnazionali per stimolare la crescita economica; di conseguenza, l’industria di alimenti e bevande può usare il suo potere politico ed economico per incoraggiare i governi ad adottare VA, con la promessa di un simultaneo contributo alla crescita dell’economia e agli sforzi dei governi per prevenire le NCD. Di fronte a queste pressioni economiche, i governi, lusingati a pensare che il problema delle NCD sia affrontato, optano per affidarsi alle VA invece di imporre restrizioni all’industria.

Le implicazioni

Il nostro studio dimostra che le VA dell’industria non sono basate su prove di efficacia. Pertanto, il sostegno da parte delle organizzazioni internazionali dovrebbe essere riconsiderato. È essenziale che i governi introducano restrizioni obbligatorie su base scientifica e non permettano alle ditte di autoregolarsi. Questi cambiamenti richiedono la messa in atto di solide politiche sui conflitti di interessi e uno sforzo per ridurre l’influenza delle corporazioni transnazionali sullo sviluppo di politiche. Una delle difficoltà che abbiamo incontrato è la scarsità di studi che valutino gli effetti delle VA nei LMIC. Ciò rende difficile accertarne gli effetti, ma è importante il fatto di non aver trovato prove di effetti positivi sulla salute. Si può come minimo affermare che le VA rallentano e prevengono l’adozione di misure basate su prove scientifiche e non dovrebbero quindi essere favorite rispetto a interventi provati di salute pubblica.  Quando i governi permettono che VA e altre forme di autoregolazione rimpiazzino interventi regolatori vincolanti, è necessario un robusto sistema di monitoraggio per accertarsi che le VA abbiano effetti positivi sull’ambiente alimentare. Fino a che non siano disponibili risultati di tale monitoraggio, è preferibile affidarsi a misure obbligatorie basate su prove di efficacia. Prossimamente indagheremo lo sviluppo di politiche basate su prove di efficacia per la prevenzione delle NCD in specifici contesti di singoli LMIC.

Traduzione di Adriano Cattaneo

1. Erzse A, Karim SA, Foley L, Hofman KJ. A realist review of voluntary actions by the food and beverage industry and implications for public health and policy in low- and middle-income countries. Nature Food 2022;3:650-63

2. Erzse A, Karim SA. No evidence that voluntary actions by the food and beverage industry can safeguard public health. Nature Food 2022;3:573-4

3. Pawson R et al. Realist review: a new method of systematic review designed for complex policy interventions. J Health Serv Res Policy 2005;10:21-34

LEGGI TUTTA LA LETTERA 108