Ricordate la polemica che seguì la pubblicazione di un articolo di ricercatori francesi riguardante i danni (funzione di alcuni organi, tumori, morte) che il mais OGM della Monsanto, con l’erbicida Roundup della stessa ditta, causerebbero a topi di laboratorio?(1)
Lo studio era importante perché sottoponeva i topi a due anni di osservazione, con i primi tumori che apparivano dopo 4-7 mesi, mentre gli studi precedenti realizzate dai produttori di semi OGM duravano in media 90 giorni. Molti ricercatori, al soldo delle compagnie, scrissero che lo studio francese era inaffidabile. Ma fu soprattutto il parere dell’EFSA (European Food Safety Authority) a contare. L’EFSA catalogò lo studio come inadeguato dal punto di vista del disegno, dell’analisi e della stesura.(2) Ma anche l’EFSA aveva un conflitto d’interesse. Era stata l’agenzia, infatti, a pubblicare nel 2008 il parere positivo che aveva poi portato l’Unione Europea (UE) ad autorizzare l’uso del mais OGM.(3) Accettare come valido lo studio francese sarebbe stato come ammettere che il parere del 2008 era sbagliato; o come tagliare il ramo su cui l’EFSA sedeva indisturbata da anni. Il fatto è che EFSA stava disapprovando una ricerca molto più rigorosa di quelle che anni prima aveva approvato.
Ma come nota un recente articolo,(4) non è la prima volta che l’EFSA dimostra di stare dalla parte dell’industria e di essere affetta da pericolosi conflitti d’interesse. Poco tempo fa abbiamo raccontato in questa newsletter il caso di Diána Bánáti, che mentre era a capo del comitato di gestione dell’EFSA intratteneva dolci relazioni con l’ILSI (International Life Sciences Institute) un think tank dell’industria degli alimenti (e non solo) che ha sede a Bruxelles, dove mette in atto azioni di lobby sulla Commissione Europea (CE); da aprile 2010 ne era addirittura entrata a far parte del consiglio d’amministrazione. Per questa ragione, nell’ottobre del 2010 alcuni parlamentari europei, spalleggiati da associazioni di cittadini, chiesero che rinunciasse alla sua carica, che deteneva dal 2008. La Bánáti, invece, si dimise dall’ILSI e mantenne il suo posto all’EFSA. Ma improvvisamente, a maggio 2012, si dimise dall’EFSA e fu assunta dall’ILSI come direttore esecutivo. Un tipico caso di quelle che gli inglesi chiamano revolving doors (porte girevoli).
Per tornare agli OGM, nel 2010, 12 dei 21 esperti del gruppo di lavoro dell’EFSA che doveva esprimere pareri tecnici su richiesta della CE erano affetti da conflitti d’interesse. Nel 2011, il difensore civico dell’UE aveva accettato una lamentela nei confronti di Suzy Renckens, coordinatrice scientifica del gruppo di lavoro fin da quando era stato formato nel 2002. La Renckens aveva lasciato l’EFSA nel 2008 ed era stata subito assunta da Syngenta, una ditta di biotecnologie. Il difensore civico espresse parere sfavorevole su questa mancanza di regole solo tre anni dopo i fatti. Ma l’episodio, non unico, costrinse il parlamento UE a posticipare l’approvazione del budget dell’EFSA. Dopo che la corte di giustizia dell’UE confermo il parere del difensore civico confermando la mancanza di regole contro i conflitti d’interesse, l’EFSA fu costretta a darsi un regolamento. Purtroppo, pur rappresentando un miglioramento rispetto al far west precedente, il nuovo regolamento non è a tenuta stagna e permette ancora dei conflitti d’interesse. Nel 2012, l’EFSA ha applicato il nuovo regolamento per rinnovare i componenti di otto gruppi di esperti. Molti di quelli che avevano conflitti di interesse hanno dovuto fare le valigie. Ma altri sono rimasti, sia alcuni che continuano a collaborare con l’ILSI sia altri che continuano a ricevere fondi dall’industria.(5)
La permanenza di conflitti d’interesse, in realtà, dipende da un peccato originale iscritto nello statuto di fondazione dell’EFSA, che prevede che i membri del comitato di gestion debbano rappresentare i consumatori e altri interessi della catena alimentare. Se tra questi “altri interessi” si includono i produttori, primari e secondari, e i distributori di alimenti, è normale che persistano conflitti d’interesse. Il problema non lo può quindi risolvere l’EFSA; devono essere il Parlamento UE e la CE a cambiare lo statuto per impedire all’industria di avere un posto nella stanza dei bottoni.
Il problema è che, se anche cambiasse lo statuto (e ci vorranno anni, ammesso e non concesso che accada), alcuni dei danni già causati resterebbero. Per esempio, e per restare in tema OGM, gli standard per la valutazione del rischio sono stati sviluppati da Harry Kuiper, un esperto del gruppo di lavoro dal 2003 al 2012. Durante questo periodo, Kuiper ha continuato a mantenere rapporti con l’ILSI. Nel 2012 se n’è andato perché il suo contratto non è stato rinnovato causa conflitti d’interesse; ma i suoi standard di valutazione del rischio restano, e potete giurarci che sono favorevoli all’industria. Esempi simili si potrebbero fare per altri campi. Per esempio per i livelli tossici di sostanze chimiche negli alimenti, per i quali l’EFSA usa definizioni proposte da gruppi di esperti tra i quali oltre la metà ha rapporti con l’onnipresente ILSI. Oppure per i pesticidi, per la tossicità dei quali l’EFSA raccomanda di valutare solo i risultati di studi effettuati usando pratiche di laboratorio certificate. Peccato che queste pratiche di laboratorio siano quelle usate dall’industria e che la raccomandazione di usare solo quelle provenga da un gruppo di esperti che ha rapporti con l’industria.
Nel novembre del 2012, gruppi di cittadini e di agricoltori si sono riuniti davanti alla sede dell’EFSA a Parma per chiederne una riforma. Le loro richieste erano cinque:
1. Porre termine alla dipendenza dall’industria per quanto riguarda la ricerca e il suo finanziamento. Se nel frattempo una ricerca è finanziata dall’industria, si deve costruire una barriera tra quest’ultima e i ricercatori, in modo da garantire che questi lavorino in piena indipendenza.
2. Prevenire i conflitti d’interesse. Le persone che hanno legami con l’industria devono essere escluse da tavoli e comitati dove si prendono decisioni e si sviluppano politiche. Le violazioni di questo principio, sancite da un organismo indipendente, dovrebbero essere severamente punite.
3. Stabilire un rigoroso codice di condotta per la ricerca scientifica. In particolare, ci dovrebbe essere totale trasparenza su come si cercano e si valutano le evidenze usate per prendere decisioni.
4. Migliorare la trasparenza e la rendicontazione. Tutti i dati e le informazioni, comprese quelle economiche, devono essere accessibili a tutti coloro che lo richiedono.
5. Assicurare un’ampia partecipazione nel processo decisionale. Dato che le decisioni devono prendere in considerazione aspetti sociali, economici ed etici, oltre a quelli tecnici, non si può lasciare ai soli esperti la responsabilità di prenderle.
Non vi sembra che queste richieste potrebbero essere anche le nostre per quanto riguarda la ricerca, le decisioni e le politiche di salute?
A cura di Adriano Cattaneo
1. Séralini GE, Clair E, Mesnage R et al. Long term toxicity of a Roundup herbicide and a Roundup-tolerant genetically modified maize. Food Chem Toxicol 2012;50:4221–31
2. European Food Safety Authority (EFSA). Final review of the Séralini et al. (2012a) publication on a 2-year rodent feeding study with glyphosate formulations and GM maize NK603 as published online on 19 September 2012 in Food and Chemical Toxicology. EFSA J 2012;10:2986
3. European Food Safety Authority (EFSA) GMO Panel Working Group on Animal Feeding Trials. Safety and nutritional assessment of GM plants and derived food and feed: the role of animal feeding trials. Food Chem Toxicol 2008;46(Suppl 1):S2–70
4. Robinson C, Holland N, Leloup D, Muilerman H. Conflicts of interest at the European Food Safety Authority erode public confidence. J Epidemiol Community Health 2013;67:717-20
5. Corporate Europe Observatory (CEO). Conflicts of interest still evident on new ESFA expert panels [press release]. 2012