Vi ricordate tutta la discussone sulla Guidance (Guidance on Collaboration between Healthcare Professionals and the Pharmaceutical Industry and Clinical Trial Transparency)? Siamo intervenuti anche come NoGrazie con una lettera sul BMJ e ne ha scritto estesamente Guido Giustetto su Dialogo sui Farmaci (2012;3:136-8). Si trattava di un tentativo di redigere e approvare una guida per un partenariato fra medici e industria farmaceutica.
Il BMJ aveva dato spazio editoriale all’iniziativa promossa dal gruppo ESHLSG (Ethical Standards in Health and Life Sciences Group) supportato da 19 sigle (organizzazioni sanitarie e aziende farmaceutiche). La rivista stessa ospitava poi una marea di critiche, compresa la nostra, sia di singoli medici che di personaggi di spicco come Ben Goldacre (l’autore di Bad Science e di Bad Pharma). Quest’ultimo aveva di contro lanciato la campagna Bad Guidelines (http://badguidelines.org) chiedendo a gran voce il ritiro del documento. Uno dei passaggi della Guidance, tra i più criticati, è stato quello relativo al ruolo educativo dell’industria attraverso i rappresentanti del farmaco. Non occorre dire che molti sono insorti ribattendo che non si può gabbare per educazione sanitaria quello che è puro marketing.
Il Lancet, che originariamente aveva sottoscritto la Guidance, si era successivamente ritirato, e ve l’abbiamo raccontato in una precedente newsletter. L’Associazione Medica Britannica (BMA), che pure inizialmente aveva approvato il documento, si era poi dissociata, mentre il BMJ non aveva mai appoggiato l’iniziativa nel suo complesso, ma solo la parte relativa alla trasparenza dei trial clinici (http://www.alltrials.net/). I 18 membri del gruppo rimasti in corsa hanno concordato di rivedere la Guidance e fino a poco tempo fa nel sito di ESHLSG il testo del documento era preceduto da una scritta in rosso “under review”. Sembrava che le modifiche dovessero essere concordate in un meeting a fine settembre, ma l’appuntamento è stato inspiegabilmente cancellato. Il vicepresidente di ESHLSG, Tim Evans, confidava al BMJ che il comitato organizzatore era allo sbando, si era accorto che la Guidance non era emendabile e andava radicalmente cambiata. Lo stesso Evans giudicava ingenua la pretesa di combinare i complessi rapporti tra medici e industria con una semplice guida. In ogni caso, il comitato si è dato un nuovo appuntamento nel corso del 2014 per ridiscutere tutta la faccenda nella speranza di arrivare ad una qualche conclusione comune.
Peter Gøtzshe, che guida il Nordic Cochrane Group ed è autore del recentissimo “Deadly Medicines and Organised Crime: How Big Pharma has Corrupted Healthcare”, sostiene che questa Guidance non potrà mai mettere d’accordo chi da una parte si spende per la salute pubblica con chi vede in essa un’occasione di profitto. Gli fa eco Ben Goldacre (il suo Bad Pharma è stato finalmente tradotto in italiano) sostenendo che la Guidance era stata stilata senza una vera discussione preventiva. Su una linea simile si è schierata la BMA, che aveva abbandonato il gruppo nel marzo 2012, aggiungendo che la Guidance era stata redatta troppo in fretta. Come mai allora così tante organizzazioni avevano firmato? Il gruppo ESHLSG ha lasciato la domanda senza risposta. Richard Horton aveva scritto in un editoriale sul Lancet nel febbraio 2013 che il documento era sostanzialmente una creatura della Farmindustria Britannica (ABPI). Quest’ultima aveva però prontamente smentito, anche se, a sentire altre fonti e testimonianze, il suo intervento presso le autorità governative sarebbe stato determinante per l’iniziativa stessa. Lo conferma indirettamente anche Ben Goldacre, asserendo che l’approvazione della Guidance farebbe gioco nel ricreare quel clima di fiducia che l’industria farmaceutica ha contribuito a spezzare.
* Arie S. Working with the Drug Industry How a marriage with big pharma ended in divorce. BMJ 2013;347:f6062
Traduzione e adattamento di Giovanni Peronato