A livello globale, ci sono 1,1 miliardi di fumatori adulti, il 60% dei quali desidera o intende smettere. Esistono dunque 550 milioni di possibili acquirenti di prodotti alternativi alle sigarette, senza contare i nuovi potenziali fumatori. Passare alle cosiddette sigarette elettroniche è un vantaggio? Per chi le produce certamente sì, ma per l’OMS gli aerosol inalati contengono sostanze chimiche tossiche, compresa la nicotina, che possono causare il cancro. Non ci sono però dati sufficienti per dichiarare ‘pericolosi’ questi ENDS (sistemi elettronici di erogazione della nicotina), dato che sono sul mercato da un tempo non sufficiente alla loro valutazione. In alcuni paesi, sempre secondo l’OMS, vi è un numero crescente di prove secondo cui gli adolescenti che non fumano, ma che usano ENDS, raddoppiano le loro possibilità di iniziare a fumare sigarette più tardi nella vita. Da un recente sondaggio promosso da FDA/CDC su un campione rappresentativo della popolazione scolastica USA fra 11 e 18 anni, quasi il 10% degli intervistati ha dichiarato di far uso di sigarette elettroniche. In Italia, uno studente di 13-15 anni su quattro ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto tra sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato (HTP), secondo l’ultima indagine periodica nelle scuole italiane.[1]
“Verso un futuro senza fumo”, recita la pubblicità di Philip Morris che compare a tutta pagina sul Corriere della Sera dell’8 luglio 2023. Ma si tratta di un equivoco: Philip Morris (Marlboro, Philip Morris, Muratti, Brunette e Chesterfield) vuole semplicemente far passare il messaggio di innocuità dei sistemi di fumo alternativo. Il colosso del tabacco ha di recente brevettato un apparecchio che scalda il tabacco a 260°, senza bruciarlo, battezzandolo con il curioso acronimo IQOS, “I Quit Original Smoking” (smetto di fumare). Obiettivo dichiarato è infatti sostituire le sigarette con IQOS per tutti i fumatori adulti; obiettivo non dichiarato, convincere all’uso anche i potenziali nuovi fumatori. Le alternative alle sigarette per Big Tobacco non vanno classificate come ‘fumo’ , così l’ipocrisia di Philip Morris arriva a sostenere economicamente la Foundation for a Smoke-Free World, creata nel 2017 allo scopo di ridurre i danni da fumo nel mondo. Nel 2020, dopo 4 anni dalla richiesta, FDA ha approvato IQOS con la dicitura di ‘ridotta esposizione’, ma ha voluto precisare come l’autorizzazione commerciale non significa che questi prodotti sono sicuri né tanto meno “FDA approved”. È stato sottolineato che riducono l’esposizione a sostanze tossiche o potenzialmente tali, ma non il rischio da esse determinato.[2]
La citata pubblicità di Philip Morris vuole probabilmente controbilanciare la recentissima grande visibilità ottenuta sui media da parte di un grosso concorrente sul mercato, BAT, acronimo per British American Tobacco (Rothmans, Lucky Strike, Vogue, Dunhill, Kent, MS). La ditta, fondata nel 1902 con sede a Londra, che impiega oltre 50mila persone e opera in 175 mercati, ha infatti inaugurato il 23 giugno 2023 una nuova fabbrica di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato nella zona industriale di Trieste, magnum cum gaudio di sindaci e presidente di regione: un progetto del valore di 500 milioni di € con stima di occupazione per 2700 persone dirette e da indotto. Si tratta di una fabbrica che più green non si può, usa il 100% di energia rinnovabile da fotovoltaico e da biomasse (naturalmente certificate da foreste sostenibili), con ridotto impatto ambientale. E non basta, BAT è leader nella sostenibilità dato che per 21 anni consecutivi ha raggiunto il 100% dei 6 obiettivi del Down Sustainability Index, tra cui environmental reporting e operational eco-efficency. Se non bastasse, ha ricevuto il premio Minerva Federmanager “Azienda di eccellenza per la leadership femminile”, per essersi distinta nel campo della parità di genere. Il greenwashing e il camouflage non hanno davvero limiti. Di recente BAT ha presentato uno studio in cui si dimostra che l’uso di prodotti alternativi alla sigaretta riduce la presenza nel sangue di marcatori di carcinogenesi. I dati sono stati pubblicati sul giornale della società italiana di medicina interna. Lo studio, durato 12 mesi e basato solo su end point surrogati, è stato sponsorizzato, neanche a dirlo, da BAT stessa e tutti e cinque gli autori risultavano suoi dipendenti.[3].
Circa un milione e duecentomila persone in Italia fanno uso occasionale o regolare di sigarette elettroniche. La nicotina favorisce ipertensione e diabete, ricorda l’AIRC, e il principio di precauzione sui potenziali danni delle sostanze aromatizzanti presenti nei prodotti senza nicotina dovrebbe farci riflettere. Nel caso del riscaldamento del tabacco si possono produrre formaldeide e acetaldeide, carcinogeni del gruppo 1, secondo lo IARC.[4] Quello di Trieste è un chiaro esempio di un determinante commerciale della salute: in cambio dei posti di lavoro creati, quante persone saranno danneggiate, anche gravemente, dai prodotti che escono dalla fabbrica?
L’associazione medica britannica (BMA) si è occupata di recente di sigarette elettroniche, considerate una vera e propria epidemia che minaccia la salute della popolazione, soprattutto quella più giovane.[5] Nel meeting del 5 luglio 2023 i medici inglesi hanno giudicato preoccupante la vendita illegale ai minori, la grande visibilità sui media attraverso un marketing insidioso, il fatto che da aiuto a smettere di fumare questi prodotti stiano coinvolgendo chi non ha mai fumato. Un altro problema, non secondario, è quello del packaging, vale a dire del confezionamento che non prevede alcun avviso di nocività per la salute, a differenza delle sigarette. È emersa anche la necessità di includere il fumo elettronico nell’anamnesi dei pazienti. In Italia il problema sembrerebbe preoccupare meno la politica, dal momento che nell’ultima legge di bilancio i rincari previsti dal governo Conte 2 sono stati congelati e l’imposta per i liquidi con o senza nicotina rimarranno invariati per tutto il 2023.
A cura di Giovanni Peronato
3. Gale N et al. Changes in biomarkers of exposure and biomarkers of potential harm after 360 days in smokers who either continue to smoke, switch to a tobacco heating product or quit smoking. Internal and Emergency Medicine 2022;17:2017-30
5. Iacobucci G. Vaping: BMA to review effects of “growing public health epidemic”. BMJ 2023;382:p1560