Dalle evidenze all’azione

Ha avuto luogo a Settembre del 2013 a Dartmouth, New Hampshire, USA, la prima conferenza internazionale sulla prevenzione dell’eccesso diagnostico e terapeutico.(1) In contemporanea il National Cancer Institute USA ha pubblicato un documento nel quale afferma che “l’eccesso diagnostico è frequente ed è sempre più spesso associato agli screening per il cancro”.(2) Questa affermazione va in parallelo con i risultati di una recente indagine che mostra come solo un cittadino su 10 sia informato dal proprio medico del rischio di eccesso di diagnosi e trattamento.(3) E come dimostra la serie di articoli del BMJ su troppa medicina, non succede solo con il cancro.(4-6) Il BMJ lancia un appello per altri articoli sul tema e annuncia una seconda conferenza per Settembre 2014 ad Oxford (www.preventingoverdiagnosis.net). Alla prima conferenza sono state presentate oltre 150 tra comunicazioni orali e poster a un’audience di più di 320 ricercatori da quasi 30 paesi. Alla conclusione della conferenza sono state identificate le seguenti priorità per procedere a una riduzione dell’eccesso diagnostico e terapeutico:

  • Rafforzare la ricerca sulla sovradiagnosi, standardizzando metodi per raggiungere un consenso su strategie che permettano di massimizzare i benefici riducendo i danni.
  • Integrare l’insegnamento sull’eccesso di diagnosi e trattamento nei curricula formativi e nelle esercitazioni cliniche per medici e studenti.
  • Informare il pubblico e coloro che governano e amministrano i servizi di salute su un tema che è spesso controintuitivo.
  • Ridurre l’eccesso di diagnosi e trattamento eliminando gli incentivi perversi a etichettare i cittadini come pazienti, modificando le definizioni di malattia, valutandone attentamente potenziali benefici e danni, ed eliminando i conflitti d’interesse.

 

Iona Heath, già presidente del Royal College of General Practitioners e invitata d’onore alla conferenza di Oxford, ha recentemente sottolineato quattro conseguenze etiche dell’eccesso di diagnosi e terapia:(7) produce danni etichettando come malati persone che non sono tali; spreca risorse che potrebbero essere meglio usate; mina i sistemi sanitari basati sulla solidarietà facendone aumentare i costi; concentrandosi sulla malattia, oscura le cause sociali e ambientali delle stesse. Un altro oratore invitato alla conferenza, John Burn, discuterà i rischi associati all’esplosione dei test genetici per la diagnosi e lo screening. Si cercherà anche di inserire l’eccesso di diagnosi e terapia in un quadro di riferimento storico e filosofico, mostrando come la ricerca non si produca in un vuoto di valori, ma anzi sia sempre più spesso generata, disseminata e distorta da interessi commerciali e professionali. Nella lotta per ridurre l’eccesso di diagnosi e terapia, questi interessi costituiscono degli ostacoli attivi non facili da sormontare.

 

1. Moynihan R, Heneghan C, Godlee F.Too Much Medicine: from evidence to action. BMJ 2013;347:f7141 http://www.bmj.com/content/347/bmj.f7141?etoc=

2. Esserman L, Thomson I, Reid B. Overdiagnosis and overtreatment in cancer an opportunity for improvement. JAMA; published online 29 July 2013

3. Wegwarth O, Gigerenzer, G. Overdiagnosis and overtreatment: evaluation of what physicians tell their patients about screening harms. JAMA Intern Med; published online 21 October 2013

4. Weiner RS, Schwartz L M, Woloshin S. When a test is too good: how CT pulmonary angiograms find pulmonary emboli that do not need to be found. BMJ 2013;347:f3368

5. Moynihan R, Glassock R, Doust J. Chronic kidney disease controversy: how expanding definitions are unnecessarily labelling many people as diseased. BMJ 2013;347:f4298

6. Le Couteur D, Doust J, Creasey H, Brayne C. Political drive to screen for pre-dementia: not evidence based and ignores the harms of diagnosis. BMJ 2013;347:f5125

7. Heath I. Overdiagnosis: when good intentions meet vested interests: an essay by Iona Heath. BMJ 2013;347:f6361