Nella Lettera n. 28 del Dicembre 2013 avevamo dato notizia del divorzio tra Big Pharma e un gruppo di 19 sigle che con la stessa avevano firmato una discutibilissima guida alla collaborazione tra medici e industria. A margine della notizia vi era un commento di Ben Goldacre che si chiedeva come avesse potuto il BMJ cadere nel tranello e pubblicare la guida. Alla domanda di Goldacre ha cercato di rispondere la direttrice del BMJ, Fiona Godlee.(1)
Il BMJ aveva chiesto all’Associazione delle Industrie Farmaceutiche Britanniche (ABPI) di co-sponsorizzare due seminari sull’accesso ai dati dei trial clinici e sul ruolo dell’industria nella formazione medica. I due incontri erano andati bene, con discussioni molto vivaci tra tutti i partecipanti. Il BMJ non aveva ancora firmato la guida, ma all’approssimarsi del primo seminario venne richiesto di farlo, per poter lanciare la guida in quell’occasione. Fiona Godlee lesse il documento e lo trovò “incontrovertibile”; fu anche contenta di constatare che l’industria affrontava il problema; e firmò. Anche perché le sembrava strano che il BMJ fosse l’unica pecora nera. Fu un errore perché, a posteriori, si rese conto che la guida conteneva molte affermazioni errate o inaccurate, come sottolineato da Goldacre. Riconoscere questo errore è importante, per aumentare la vigilanza sull’influenza dell’industria e prevenire simili cadute in futuro. La Godlee confessa che questa non era la prima volta. Era successo per un articolo che aveva scritto sulle relazioni tra industria del tabacco e OMS nel 2000.(2) Dopo questo episodio il BMJ ha deciso di rinforzare le proprie difese: collaborerà solo con organizzazioni con le quali condivide valori e missione.
1. Godlee F. The BMJ’s stance on collaboration with industry. BMJ 2013;347:f6467 http://www.bmj.com/content/347/bmj.f6467?etoc=
2. Godlee F. WHO faces up to its tobacco links. BMJ 2000;321:314