Interventi regolatori su interazione medici-industria?

Una revisione sistematica degli studi sugli interventi legislativi e formativi e sulle politiche, mirati all’interazione tra medici e industria farmaceutica. È verosimile  che i rappresentanti farmaceutici influenzino le abitudini prescrittive e il comportamento professionale dei medici. I medici possono avvantaggiarsi delle loro relazioni con l’industria farmaceutica per accedere alle informazioni sui nuovi farmaci e nuovi prodotti. Tuttavia le gratificazioni finanziare riservate loro potrebbero anche persuaderli a prescrivere farmaci più nuovi e più cari.

Uno studio sulle strategie di marketing ha evidenziato che la personalizzazione dell’approccio ai medici da parte dell’industria può fare aumentare del 30% il consumo dei nuovi farmaci. D’altra parte diversi studi hanno visto che rischi ed effetti collaterali dei medicinali spesso non vengono riferiti dai rappresentanti farmaceutici ai medici. Contemporaneamente vi è la preoccupazione che, pagando la formazione continua dei medici, l’industria influenzi il comportamento dei medici per il suo vantaggio industriale. Una recente revisione sull’argomento ha dimostrato che le attività formative sponsorizzate dall’industria sono viziate in favore dei prodotti dello sponsor e che i medici che vi partecipano successivamente prescrivono questi prodotti più spesso che non quelli della concorrenza. Uno studio ha evidenziato come i rappresentanti farmaceutici comunemente usano differenti tecniche per presentare i prodotti ai medici. Come risultato di queste preoccupazioni i legislatori hanno cercato di migliorare la trasparenza delle relazioni tra medici e industria. Un esempio, negli Stati Uniti, è il Sunshine Act che dal 2010 obbliga l’industria a dichiarare i pagamenti in favore dei medici e degli ospedali di insegnamento. Inoltre sono stati organizzati corsi e seminari per aiutare i medici a limitare i propri contatti con l’industria, conoscendo meglio il conflitto d’interesse associato all’accettazione di regali e di altri incentivi economici e i loro potenziali effetti sulla assistenza ai pazienti.

L’obiettivo dello studio é di rivedere in maniera sistematica gli effetti degli interventi rivolti alle interazioni tra medici e industria farmaceutica. Sono stati selezionati in letteratura studi osservazionali, trials non controllati e trials controllati (RCT), pubblicati in inglese che confrontassero un intervento innovativo con la pratica abituale e che riguardassero medici in attività (non studenti o specializzandi o altri professionisti).

Gli interventi potevano essere di tipo legislativo, formativo, programmi di indirizzo o altri programmi aventi come obiettivo l’interazione medici – industrie farmaceutiche (incontri con i rappresentanti farmaceutici, conferenze, viaggi sponsorizzati).

I risultati degli interventi potevano essere espressi in termini di conoscenza (es. potenziali effetti delle interazioni sul comportamento prescrittivo dei medici), atteggiamento (nei confronti dell’utilità dell’informazione da parte dell’industria ) comportamento (comportamento prescrittivo e tasso di contatto con i rapprentanti).

Di 11.189 citazioni inizialmente trovate in letteratura, alla fine della selezione solo 4 studi (1 RCT e 3 studi osservazionali) corrispondevano ai criteri di scelta. Tutti e 4 gli studi, condotti in UK, USA ed Australia, riguardavano un solo tipo di interazione, quello del medico con il rappresentante farmaceutico. Il numero di medici coinvolti variava da 14 a 79.

Uno studio ha valutato gli effetti di un intervento di formazione in collaborazione tra autorità sanitaria e industria farmaceutica; gli altri tre l’impatto di restrizioni agli incontri tra medico e rappresentante farmaceutico.

Freemantle ha condotto un RCT in UK, su 79 practices per valutare gli effetti di un approccio collaborativo tra industria farmaceutica e autorità sanitaria locale. L’obiettivo era quello di convincere i medici a sostituire la prescrizione di un certo inibitore di pompa con uno equivalente ma meno costoso, come suggerito dalle linee guida. I medici del gruppo intervento (40 practices) dovevano ricevere un rappresentante farmaceutico che avrebbe dettagliato il contenuto delle linee guida. L’attività informativa del rappresentante farmaceutico era accreditata dall’autorità sanitaria locale (i medici che accettavano questa iniziativa ricevevano un credito formativo) e la visita del rappresentante era preannunciata da un consulente farmaceutico. Sia il gruppo di intervento sia il gruppo di controllo (39 practices) ricevettero il testo delle linee guida, e furono oggetto delle normali attività di marketing farmaceutico e di informazione dell’autorità sanitaria. I ricercatori non osservarono nessuna differenza nel comportamento prescrittivo dei due gruppi e nei costi generati. Entrambi i gruppi seguivano i consigli delle linee guida.

Boltri ha condotto una studio di coorte retrospettivo su di una nuova politica di proibizione di distribuzione di campioni gratuiti di farmaci antipertensivi. Erano coinvolti 24 studi di MMG, 8 medici assistenti e 1 ambulatorio specialistico negli USA. A distanza di 6 mesi dall’introduzione delle nuove restrizioni, la prescrizione di farmaci di prima linea per l’ipertensione aumentò tra il 38 e il 61%.

Spurling e Mansfield in Australia hanno esaminato una coorte di 14 partecipanti 3 mesi prima e 9 mesi dopo l’introduzione di una serie di regole sull’accesso dei rappresentanti agli studi medici: le segretarie non prendevano appuntamenti dei rappresentanti e non accettavano materiale promozionale, i rappresentanti non avevano accesso agli armadi dei campioni gratuiti di medicinali, i medici che desideravano incontrare i rappresentanti potevano farlo fuori dell’orario di visita. A 3 e a 9 mesi dall’intervento il materiale promozionale diminuì rispettivamente del 32% e del 21% e i campioni farmaceutici del 59% e 70%.

Il numero di prescrizioni per visita/paziente che era 0,99 scese a 0,92 e 0,54 a 3 e 9 mesi rispettivamente. La proporzione di farmaci generici salì dal 4% al 8,6% e al 8,1%.

Hartung in Ohio ha confrontato 18 mesi di prescrizioni precedenti e 18 mesi di prescrizioni successive all’interruzione delle visite dei rappresentanti e alla proibizione di accettare e distribuire campioni gratuiti in un gruppo di studi di MMG afferenti al programma Medicaid, confrontati con un gruppo di controllo.

La prescrizione di prodotti oggetto di promozione diminuì del 1,4% e quella degli altri prodotti aumentò del 3%. Subito dopo l’attuazione delle nuove regole il costo medio delle prescrizioni aumentò di 5,2 dollari.

Conclusioni

Sebbene il numero di studi esaminati sia basso e che tutti riguardino in qualche modo l’interazione con i rappresentanti farmaceutici, sembra di poter concludere che le politiche restrittive sono più efficaci dell’approccio collaborativo.

Probabilmente sono anche più facili da attuare e da valutare. È vero peraltro che impedire le visite dei rappresentanti, in certe situazioni come per esempio nei paesi a basso reddito, rischia di creare un gap informativo sui nuovi farmaci per una discreta percentuale di medici.

Per quanto riguarda altre modalità di intervento sulla interazione medici industria farmaceutica, sarebbe interessante che si analizzasse l’impatto del Sunshine Act sulle prescrizioni dei medici.

Inoltre un report dell’WHO e di HAI nel 2005 ha suggerito che interventi quali codici di autoregolamentazione dell’industria o linee guida dei rappresentanti farmaceutici non cambiano l’attuale situazione, mentre attività di formazione sulle tecniche di promozione possono modificare l’atteggiamento dei medici.

 

Alkhaled L et al.: Legislative, educational, policy and other interventions targeting physicians’ interaction with pharmaceutical companies: a systematic review. BMJ Open 2014;4:e004880 doi:10.1136/bmjopen-2014-004880

Traduzione e sintesi di Guido Giustetto