Pubblicità dei farmaci diretta al cittadino

La pubblicità dei farmaci diretta al pubblico da parte delle industrie farmaceutiche, viene indicata con l’acronimo DTCA (Direct To Consumer Advertising). E’ attualmente permessa solo in due paesi nel mondo: USA e Nuova Zelanda.

I principali problemi riscontrati dove la DTCA è permessa sono:

•- l’aumento di prescrizioni non necessarie
– scarse informazioni sulla sicurezza
– alterazione del rapporto medico-paziente
– informazioni difficilmente controllabili da parte delle agenzie del farmaco
– limite indefinibile tra informazione e pubblicità
– medicalizzazione/farmacologizzazione della società

Si riportano di seguito documenti e commenti sull’iter della proposta approvata dal Parlamento europeo e alcuni articoli rilevanti della letteratura sul tema in generale.

ITER DELLA PROPOSTA IN EUROPA

– revisione della Direttiva europea per l’informazione ai cittadini sui farmaci: non ci siamo

La revisione della Direttiva proposta dalla Commissione Europea per informare i cittadini sui farmaci da prescrizione, è poco convincente. “Rimane il rischio di pubblicità diretta al consumatore” dicono ISDB  (International Society of Drug Bulletins), MiEF (Medicines in Europe Forum) e HAI (Health Action International) nel comunicato stampa del 1° dicembre 2011 dove spiegano perchè la Direttiva non comporta in realtà alcun valore aggiunto, anzi è un pericolo per la salute pubblica e per la sostenibilità dei sistemi sanitari. “Non risponde al bisogno dei pazienti di un informazione affidabile, indipendente e comparativa; mantiene la confusione dei ruoli (l’industria farmaceutica dovrebbe piuttosto riconcentrarsi sul suo ruolo di salute pubblica, ossia quello di cercare nuovi farmaci per esigenze di salute non ancora soddisfatte); potrebbe peggiorare la salute pubblica (un aumento del consumo e l’uso irrazionale dei medicinali porterebbe a un aumento delle reazioni avverse e delle interazioni tra farmaci) e portare a un’ingiustificata crescita delle spese farmaceutiche con un impatto negativo sui sistemi sanitari”. Medicines in Europe Forum, ISDB e HAI Europe si rivolgono quindi a tutti i Ministri della Salute dell’Unione Europea perche’ continuino a rifiutare di prendere in considerazione questa proposta legislativa. I Nograzie condividono la loro valutazione della Direttiva e si augurano che anche il Ministro della salute italiano prenda posizione in tal senso.

il comunicato stampa di ISDB, MiEF e HAI (tradotto in italiano)

Il comunicato stampa di ISDB, MiEF e HAI (originale in inglese)

– anche in Europa si apre la strada alla pubblicità dei farmaci diretta al pubblico

Nel novembre 2010, il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza (85%) in favore della proposta legislativa della Commissione europea che autorizza l’industria del farmaco a fornire informazioni ai cittadini sui propri prodotti, contraddicendo clamorosamente il massiccio rifiuto espresso nel 2009. La proposta dovrà passare al vaglio del Consiglio d’Europa e, se approvata, entrerà in vigore entro il 2013. Diverse associazioni indipendenti – compresi i Nograzie – da anni cercano di sensibilizzare i parlamentari europei sui rischi che questo comporta, visti gli esiti riscontrati nei paesi dove la pubblicità diretta è permessa (USA e Nuova Zelanda). Dall’aumento delle prescrizioni improprie, alla scarsa informazione sulla sicurezza, fino all’alterazione del rapporto medico-paziente e alla medicalizzazione (farmacologizzazione?) della società. Anche la Federazione italiana ed europea degli Ordini dei medici hanno espresso posizioni critiche, ma evidentemente a Bruxelles la lobby dell’industria del farmaco è più efficace degli appelli e delle preoccupazioni espresse dagli operatori sanitari e dai cittadini. La prima stesura della proposta è stata in parte modificata, ma la sostanza non cambia: si apre la strada alla promozione dei farmaci diretta ai cittadini. Un articolo di Dialogo sui farmaci illustra i contenuti della nuova proposta che autorizza le case farmaceutiche a informare i cittadini con mezzi stampati e via internet nei siti delle aziende, ma non alla radio, TV o su giornali o riviste. E prevede che l’informazione dell’industria sia controllata dalle autorità sanitarie di ogni paese. Ma è poco verosimile che gli Stati investano risorse in questa attività, quando le Agenzie del farmaco non sono attualmente in grado di controllare neppure l’informazione dell’industria indirizzata ai medici. La nuova proposta viene giustificata con il diritto dei cittadini ad essere informati. Ma come si può pensare che l’informazione fornita dalle ditte sui loro prodotti sia imparziale? Se si volessero garantire davvero i diritti dei cittadini e proteggere la loro salute, i governi dovrebbero investire in modo consistente (come fanno per ciò che ritengono importante) per rinforzare le fonti di informazione indipendente come i Bollettini dei farmaci, favorendo la costituzione di un pool di professionisti di elevata competenza, pagati attraverso la tassazione pubblica.

Leggi l’articolo di Dialogo sui Farmaci

Leggi la lettera inviata ai parlamentari europei prima del voto

 

– la risposta dell’AIFA al nostro appello

Dopo l’appello dei Nograzie – insieme ai Bollettini di informazione sul farmaco (ISDB), l’ACP, ISDE, WONCA e il Movimento dei Consumatori – al nostro governo perchè desse parere negativo alla proposta della Commissione Europea (CE) di permettere la pubblicità diretta al pubblico, il Direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), Guido Rasi, ha risposto alla  nostra ulteriore richiesta di chiarimenti. La proposta della CE, è stata rifiutata in un primo tempo dalla maggioranza dei governi che dovevano esprimersi al riguardo, ma potrebbe essere riportata nuovamente alla discussione dal nuovo Commissario alla Salute John Dalli.

Leggi l’appello al nostro governo

Leggi la richiesta di chiarimenti (l’EFPIA, citata nella lettera è la European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations)

Leggi la risposta di Guido Rasi

– appello contro la pubblicità sui farmaci diretta al pubblico

I Nograzie, insieme ai Bollettini sul farmaco, l’ACP (Associazione Culturale Pediatri), WONCA (Global family doctor), ISDE (Medici per l’Ambiente) e il Movimento Consumatori, hanno scritto al Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali e all’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) una lettera inviata per conoscenza anche a tutti gli europarlamentari italiani, alla FNOMCeO e alle Associazioni di consumatori e alle agenzie di stampa,  che spiega i gravi rischi della pubblicità sui farmaci diretta al pubblico (vedi le note di seguito) e chiede che l’Italia esprima parere contrario e – se vuole proteggere la salute dei cittadini –  investa risorse pubbliche adeguate per produrre informazioni imparziali ed esaustive sui farmaci e sulle malattie, affidando il compito a professionisti competenti e senza legami economici con l’industria del farmaco.

Leggi la lettera

– Pharmaceutical Companies’ direct-to-consumer communication: No thanks!

Un nuovo documento della Società Internazionale dei Bollettini sui farmaci (ISDB), Medicine in Europe Forum e Health Action International (HAI) che ribadisce il pericolo per la salute dei cittadini se verrà permessa in Europa l’informazione diretta al pubblico da parte delle industrie del farmaco. Il documento contiene le loro proposte concrete e la loro ulteriore richiesta ai parlamentari europei che difendano la salute delle persone. Li ascolteranno?

Documento del dicembre 2007  

– un appello al Presidente Barroso

Le Associazioni internazionali Medicines in Europe Forum (MiEF), Health Action International Europe (HAI), e International Society of Drug Bulletins (ISDB), scrivono una lettera al Presidente Barroso, per reiterare la loro preoccupazione per la proposta di permetere alle industria del farmaco di informare direttamente i cittadini. In Italia nessuno ne parla. A che punto sarà l’iter della legge? Chi deve decidere rifletterà sugli esiti catastrofici di una simile scelta per tutti i cittaidni europei?

La lettera a Barroso

– la posizione degli Ordini dei medici sulla pubblicità dei farmaci diretta al pubblico

 Sia la Federazione italiana che la Confederazione europea degli Ordini dei medici, hanno espresso parere negativo sulla proposta di legge della Commissione Europea che permetterebbe all’industria di dare informazione sui propri prodotti, direttamente ai cittadini. 

La posizione della Confederazione europea degli Ordini dei medici

La posizione della Federazione italiana degli Ordini dei medici

– regole a rischio in Europa, informazione o promozione dei farmaci?

Il 10 dicembre 2008 la Commissione Europea (CE) ha approvato 3 proposte di legge per il settore farmaceutico. Una di queste riguarda le regole con le quali l’industria potrà fornire informazioni ai cittadini sui farmaci che si possono ottenere solo con ricetta medica (le regole per i farmaci da banco esistono già). La proposta, prima di essere trasformata in direttiva, dovrà passare al vaglio del parlamento europeo e dei 27 governi nazionali. Tutto semplice e trasparente? Non proprio. Quello che la CE e l’industria farmaceutica chiamano informazione, altri chiamano promozione o marketing. L’Association Internationale de la Mutualité, Health Action International e Medicines in Europe Forum hanno scritto al presidente della CE, José Manuel Barroso, facendogli notare che le nuove regole proposte non farebbero altro che aiutare l’industria a rafforzare la lealtà dei consumatori nei confronti del marchio. Un portavoce del comitato che riunisce tutti i medici europei ha detto: “Non credo proprio che l’industria farmaceutica possa fornire informazioni indipendenti”. L’Organizzazione dei Consumatori Europei afferma che la proposta è “un modo per mascherare la concessione all’industria farmaceutica di maggiore flessibilità nell’informare sui farmaci in modo da far aumentare le vendite”. Anche l’Associazione Internazionale dei Bollettini sui Farmaci ha protestato: le nuove regole, se applicate, aprirebbero la strada alla promozione commerciale diretta al pubblico per i farmaci con obbligo di prescrizione. Ciò potrebbe avere conseguenze negative sulla sanità e sulla salute: maggior uso di farmaci, uso irrazionale, più reazioni avverse, aumento della spesa per i pazienti ed il sistema sanitario, nessun beneficio. La richiesta al parlamento europeo e ai governi è di respingere questa proposta. Il governo olandese ha già risposto, preventivamente, il 4 aprile 2008, quando la proposta della CE era ancora una bozza, e lo ha fatto in maniera drastica: non c’è bisogno di cambiare l’attuale legislazione, che proibisce l’informazione diretta al pubblico sui farmaci con obbligo di prescrizione. Nonostante tutte queste proteste, la CE ha formulato la sua proposta; evidentemente la lobby dell’industria farmaceutica è più efficace a Bruxelles di quella che rappresenta i medici, i consumatori ed i cittadini. La patata bollente passa ora ai governi dei 27 paesi dell’UE. Cosa deciderà il governo italiano? E cosa risponderà alla CE? Cosa possiamo fare noi perché la proposta sia respinta al mittente dal nostro governo?

Leggi l’articolo di Adriano Cattaneo

La proposta al vaglio del Parlamento europeo

Lettera a Barroso del 10 ottobre 2007

Lettera a Barroso del 31 marzo 2008

– Chi deve informare i cittadini europei sulla salute? Fareste entrare una volpe nel pollaio? 

“La Commissione Europea [attraverso il suo Pharmaceutical Forum] sta sostenendo la pretesa dell’industria del farmaco di avere un’influenza diretta sui  pazienti”. Così esordisce il documento dell’ISDB del maggio 2007. Da mesi la Società Internazionale dei Bollettini sui farmaci (ISDB), Medcine in Europe Forum e Health Action International (HAI) – Associazioni che proteggono l’informazione indipendente sui farmaci – hanno lanciato l’allarme sulla proposta di legge della Commissione europea che prevede l’informazione diretta ai cittadini da parte dell’Industria del farmaco. Nel documento di luglio firmato dalle tre associazioni, si dice che “i criteri di qualità dell’informazioni proposti dal Forum [il Pharmaceutical Forum europeo] non garantiscono l’imparzialità e la rilevanza dell’informazione. L’unico obiettivo di questa iniziativa sembra la deregulation della legislazione esistente in modo da permettere all’industria di comunicare direttamente con i cittadini”. La preoccupazione di chi ha a cuore la salute delle persone, è alta. Le esperienze dei Paesi dove questo è permesso, evidenziano che lungi dal migliorare le conoscenze corrette dei cittadini, si verifica invece una richiesta impropria, inutile – quando non dannosa – di farmaci, scavalcando e indebolendo il parere del medico. Una pressione “dal basso” efficacissima nel far lievitare le vendite e del tutto incontrollabile. I cittadini europei andrebbero informati e i politici resi consapevoli delle conseguenze di una simile scelta.

Tutto il dossier della vicenda

Documento di luglio tradotto in italiano

Per saperne di più, sul sito web della Revue Préscrire

ARTICOLI

– pubblicità dei farmaci diretta al pubblico: le evidenze sui benefici e i danni esistono ma vengono ignorate

La promozione della prescrizione di farmaci al pubblico (“pubblicità diretta ai consumatori”) è attualmente possibile unicamente negli USA e in Nuova Zelanda.  Una revisione sistematica sulle conseguenze cliniche e economiche conferma che questo tipo di pubblicità influenza le richieste dei pazienti e il comportamento prescrittivo dei medici mentre le evidenze sui benefici in termini di salute o sui miglioramenti relativi a un sottoutilizzo sono di fatto assenti. Così scrivono Nicola Magrini (farmacologo) e Maria Font (farmacista) nel 2007 sul British Medical Journal (BMJ), illustrando con chiarezza i tanti aspetti negativi della pubblicità dei farmaci diretta ai consumatori, quella che sta per essere consentita ance in Europa. 

Leggi la traduzione dell’articolo sul BMJ (gentilmente fornita dagli Autori)

Leggi l’extract sul BMJ

– Consumatori “informati”, dieci anni dopo: cosa insegna l’esperienza Americana?

Un articolo di Mariagrazia Fasoli pubblicato su Ricerca & Pratica, partendo dalla proposta europea di permettere la pubblicità dei farmaci diretta al pubblico, illustra i contenuti di uno studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine del 16 Agosto 2007 sugli esiti di questo tipo di pubblicità dopo 10 anni dalla sua introduzione negli USA. Lo studio, condotto dalle Università di Pittsburg e di Harvard e dalla Vanderbilt School of Medicine di Nashville, analizza le conseguenze della introduzione della pubblicità diretta negli USA. I ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti da ditte specializzate in ricerche di mercato, dalla Food and Drug Administration (FDA, agenzia regolatoria americana) e i dati ufficiali pubblicati da fonti governative e aziendali. In totale, sono stati presi in considerazione 44 reti televisive, 658 riviste, 202 quotidiani, internet e una serie di stazioni radio locali. Sono state raccolte informazioni su cinque forme di promozione: la pubblicità diretta, le visite individuali a operatori sanitari, la pubblicità su riviste professionali, la sponsorizzazione di eventi scientifici e la promozione online diretta ai medici. Sono state quindi prodotte stime delle spese sostenute dalle industrie farmaceutiche per diverse classi di farmaci e sono stati raccolti i dati concernenti i richiami della FDA nei confronti delle aziende nel corso degli anni. E’ emerso che, dal 1996 al 2005, la spesa pubblicitaria complessiva dell’industria è aumentata mediamente del 10,6% all’anno, ma quella per la pubblicità diretta ha subito un aumento del 330%. [continua]

Leggi l’articolo di Mariagrazia Fasoli

Leggi l’articolo sul NEJM (a libero accesso)

– la pillola va giù, se è online

Si intitola così un articolo di Linda Grilli e Gianna Milano su Tuttoscienze de La Stampa del 29 dicembre scorso, che inizia così “Basta un clic. E chi va su Facebook può trovarsi a condividere – suo malgrado – informazioni su farmaci. A segnalare un caso recente un «post» che diceva: «Big Pharma non dovrebbe usare i social media». Novartis aveva messo sul social network più famoso un «widget», ossia una finestrella condivisibile, e chi cliccava trovava indicazioni su Tasigna, nuovo medicinale per la leucemia mieloide cronica. Se ne sottintendeva la superiorità sugli altri farmaci, si lodava l’efficacia, ma si omettevano possibili effetti collaterali. Un messaggio scorretto che ha meritato una tirata di orecchie da parte dell’Agenzia americana per il controllo sui farmaci, la Fda, che ha inviato una lettera di ammonimento: «Togliete subito quel link da Facebook». Cosa che è stata fatta. Intanto, però, milioni di persone hanno avuto accesso a informazioni inappropriate, tra l’altro su un farmaco non ancora in commercio. Un caso isolato? Affatto.

Leggi l’articolo di Linda Grilli e Gianna Milano su Tuttoscienze de La Stampa

– Internet e mercato dei farmaci

Internet può essere uno strumento quanto mai efficace per il mercato dei farmaci. Sul numero di febbraio 2009 di Australian Prescriber, la giornalista scientifica Melissa Sweet ci aiuta a scoprire chi si può celare dietro il paravento di un sito internet, un social network, un blog. L’industria farmaceutica ha imparato presto a sfruttare queste nuove opportunità della rete per inserire il suo messaggio commerciale, più o meno occulto. La novità di internet è anche la possibilità di interagire tra utenti, captare così, in modo facile ed economico, i desideri dei consumatori, le nuove tendenze e convogliare di rimando il messaggio commerciale, mascherato da educazione sanitaria.

Leggi la sintesi di Giovanni Peronato

Leggi l’articolo su Australian Prescriber

– metafisica dell’estradiolo valerato

Un articolo di Guido Giustetto pubblicato sul n.3 di Dialogo sui farmaci, analizza la promozione di Klaira®, un anticoncezionale a base di estradiolo valerato e dienogest. “La promozione – si legge nell’introduzione dell’articolo – si è avvalsa di diversi strumenti comunicativi: trasmissioni radiofoniche, convegni, opinion leaders, siti web, depliant informativi. Nei messaggi, rivolti ai cittadini e ai medici si è dato soprattutto rilievo all’aspetto ‘naturale e biologico’ della pillola, senza dimostrare come ciò si traduca in un beneficio clinico. Tale informazione, fuorviante e parziale, serve ad influenzare donne attente ai valori della natura”. Questo di Klaira® non è l’unico caso di informazione promozionale dei farmaci da prescrizione diretta al cittadino (DTCA), effettuata nonostante in tutta Europa non sia formalmente permessa. Le distorsioni dei messaggi promozionali utilizzati, fanno concludere che “occorrono regole che garantiscano cittadini e medici sulla correttezza dell’informazione industriale sui farmaci”.

Leggi l’articolo di Guido Giustetto su Dialogo sui farmaci

 

Altri articoli rilevanti nella letteratura medica:

– Shuchman M. Drug Risks and Free Speech — Can Congress Ban Consumer Drug Ads? N Engl J Med 2007; 356:2236-2239. Questo articolo riporta, tra l’altro i dati delle spese dell’industria del farmaco in DTCA, dal 1997 al 2007. In questo ultimo anno hanno raggiunto i 4 miliardi di dollari. L’articolo è accessibile online http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp078080

– Rosenthal M, Berndt ER, Donohue JM et al. Promotion of Prescription Drugs to Consumers. N Engl J Med 2002; 346:498-505. Questo articolo riporta, tra l’altro, che il 71% dei medici di famiglia dichiarache la DTCA li spinge a prescrivere farmaci che non avrebbero prescritto. L’articolo è accessibile online http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMsa012075

– Donohue JM, Cevasco M, Rosenthal MB. A Decade of Direct-to-Consumer Advertising of Prescription Drugs. N Engl J Med 2007;357:673-81. Accessibile onlinehttp://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMsa070502  Commento in italiano di Mariagrazia Fasoli