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Sta riprendendo la spinta a un uso irrazionale di mascherine, in circostanze non supportate da prove

La Lettera n. 112/aprile 2023 [1] del Gruppo NoGrazie aveva già affrontato il tema dell’uso delle mascherine in comunità, dopo la pubblicazione di un aggiornamento della revisione Cochrane sul tema.[2] La Lettera aveva analizzato e confutato in base alle prove disponibili sette punti di critica mossi alla Revisione Cochrane, e aggiunto i risultati di alcuni studi che documentavano possibili danni conseguenti all’uso di mascherine. Questi riguardavano sia il disincentivo all’attività fisica, mostrato nello studio randomizzato controllato di maggior validità sul tema,[3] ma anche l’associazione con maggior mortalità in popolazioni con un uso obbligatorio vs facoltativo, come nelle Contee del Kansas,[4] o comunque in relazione diretta all’adesione a livello di popolazione all’uso di maschere nei paesi Europei, durante un semestre di pandemia con uso di vaccini ancora assente o contenuto.[5]

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“Free lunch index”, un nuovo indice per valutare gli accademici. Una proposta non del tutto seria.

Gli autori dell’articolo propongono un nuovo indice per la valutazione della ricerca medica accademica: f-index (“free-lunch index” o “indice dei pasti gratuiti”), calcolato sommando gli emolumenti delle aziende ai sanitari. [1] L’f-index fornisce una misura semplice e diretta dell’investimento della ditta, che può avvenire attraverso un piacevole pasto in un ristorante stellato o il soggiorno in un resort per una vacanza rilassante.

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Com’è difficile istituire una tassa sulle bevande zuccherate

Il titolo si riferisce chiaramente al nostro paese, dove di istituire una sugar tax si parla da 4-5 anni, con continui rinvii a ogni cambio di governo e a ogni approvazione di legge finanziaria. Eppure si sa che funziona. Non è ancora chiaro se contribuisca a ridurre l’incidenza di obesità e altre malattie non trasmissibili, probabilmente perché è ancora troppo presto per misurare questi esiti, ma è sicuramente efficace nel ridurre gli acquisti e i consumi di bevande zuccherate.[1] Tanto che l’OMS ne raccomanda l’introduzione in tutti i paesi e ha addirittura pubblicato un manuale su come farlo.[2] Se però questa tassa è stata istituita solo in poco più di 20 paesi, oltre a innumerevoli stati e città USA, vuol dire che vi è una resistenza diffusa. È quindi utile analizzare gli ostacoli identificati in alcuni paesi, per capire come affrontarli se si presentano anche in Italia.

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Big Tobacco e sapore dei cibi e delle bevande per bambini

E a proposito di bevande zuccherate, cosa c’entra l’industria del tabacco con quella delle bevande e dei cibi per bambini? Nulla, direbbe qualsiasi persona di buon senso. Sbagliato: c’entra, eccome. Già nel 2019, un articolo pubblicato dal BMJ mostrava come Big Tobacco usasse le sue conoscenze su sostanze aromatizzanti e coloranti, oltre che sul marketing, per aiutare Big Drink a sviluppare e a commercializzare bevande più attraenti per bambini. [1] Fin dagli anni ’60 del secolo scorso, Reynolds e Philip Morris, le due maggiori ditte USA del tabacco, avevano iniziato ad acquisire piccole e medie aziende di bevande per bambini (Hawaiian Punch, Kool-Aid, Capri Sun, Tang). Dopo aver sperimentato l’uso di coloranti e aromatizzanti con queste aziende, le hanno vendute a colossi come Mondelez, Kraft-Heinz e Coca-Cola, ma hanno continuato a collaborare per rendere le bevande sempre più attraenti.

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Le mani sulla scuola

Non più tardi del mese scorso, nella Lettera 117, raccontavamo dell’iniziativa di Pfizer per le scuole, e del suo progetto contro la “disinformazione”, “per portare strumenti per una migliore alfabetizzazione medico-scientifica di studenti e professori”. Notavamo come sarebbe quindi una delle maggiori multinazionali del settore farmaceutico e con a carico un numero impressionante di cause legali, a formare le nuove generazioni italiane sulla corretta informazione scientifica.

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MEZIS chiede, NoGrazie risponde

Nella Lettera 116 del mese scorso, abbiamo pubblicato un dialogo tra Niklas Schurig, di MEZIS, e Mariolina Congedo, di NoGrazie. Alla fine del loro dialogo online, Niklas ha posto a Mariolina delle domande su NoGrazie, per capire chi siamo e cosa facciamo e per informare i nostri colleghi tedeschi. Le domande, pur brevi, non erano banali. Abbiamo provato a rispondere. Se qualcuno/a tra i nostri lettori e le nostre lettrici avesse voglia di fornire delle risposte diverse, saremmo lieti di pubblicarle nella prossima lettera. Scriveteci a lettera@nograzie.eu.

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Come i grandi conglomerati transnazionali influenzano le politiche pubbliche

Nella Lettera 113 di maggio 2023 dedicata ai determinanti commerciali della salute (DCS) avevamo già riportato sia i danni che questi causano a salute, sistemi sanitari, economia e ambiente, sia le strategie usate dalle imprese transnazionali per influenzare a loro favore politiche, ricerca e pratica medica. In un articolo pubblicato poco dopo la serie di articoli del Lancet dedicati ai DCS, alcuni degli autori di quegli articoli (compresa la NoGrazie Alice Fabbri) approfondiscono il tema analizzando le strategie di cui sopra per riunirle in categorie e modelli.[1].

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Marketing farmaceutico immorale: problema comune, responsabilità collettiva

Due sociologi, rispettivamente dell’università di Bath (Gran Bretagna) e di Lund (Svezia), hanno nuovamente affrontato il problema della carenza di etica nel marketing farmaceutico.[1] Tutto ciò sulla scia di eventi recenti che hanno portato MHRA (Box 1) a sospendere Novo Nordisk per aver pagato medici, operatori sanitari ed enti di beneficenza allo scopo di accrescere la sua influenza nel settore della gestione dell’obesità con campagne promozionali camuffate da educazione scientifica (vedi Lettera 112, maggio 2023).

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