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Conflitti di interessi: bisogna essere irreprensibili

“La Gran Bretagna ha un problema di trasparenza con i CdI dei medici”. Inizia con questa frase un articolo di Margaret McCartney sul tema.[1] E magari ce l’avesse solo la Gran Bretagna, aggiungo io! L’articolo prende lo spunto dalla decisione del governo britannico di lanciare una consultazione pubblica su come rendere trasparenti tutti i pagamenti dell’industria della salute agli operatori sanitari e alle loro associazioni. La consultazione, attualmente in corso,[2] è mirata a raccogliere pareri su una possibile legge sul tema. Come abbiamo scritto nella Lettera 94 di luglio-agosto 2021, [3] l’idea di un Sunshine Act fa molta fatica a farsi largo nella perfida Albione.

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Il premio Virchow: in difesa del premiato

Nella Lettera 114 di giugno 2023 avevamo scritto del premio Virchow, accennando al fatto che la sua assegnazione a un virologo del Cameroon sembrava in contrasto con le caratteristiche del famoso medico tedesco del secolo XIX. Tre ricercatori di paesi a reddito medio/basso hanno pubblicato una confutazione all’articolo da noi commentato, che conteneva la considerazione di cui sopra.[1]

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La mortalità totale per stato vaccinale in Inghilterra e in Italia: prendere atto dei dati e trarne le conseguenze

Per anni l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diffuso ogni settimana dati che mostravano decessi molto maggiori nei non vaccinati rispetto ai vaccinati, senza però chiarire che si tratta di “mortalità da/con Covid-19”, non di “mortalità totale”. Nell’era di Omicron, per altro, la letalità associata a Covid-19 si è molto ridotta rispetto a quella da precedenti varianti, e la frazione relativa a questa mortalità specifica è diventata molto piccola rispetto alla mortalità generale. Quest’ultima, inoltre, negli anni 2021-2022 non è rientrata nei livelli attesi, né tanto meno ha fatto osservare l’effetto rimbalzo che poteva seguire alla mietitura dei soggetti più anziani e fragili nella fase più acuta della pandemia.[1]

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Richard Smith e la decrescita

I più giovani tra i NoGrazie si chiederanno: Richard Smith, chi era costui? I più vecchi lo sanno, probabilmente. Mente brillante e penna acuminata, per molti anni è stato direttore del British Medical Journal (BMJ), al quale ha impresso una svolta sia internazionale (non solo British Medical Association) sia di salute pubblica e sociale (non solo medicina clinica). Si è ritirato da una decina d’anni e ora presiede l’alleanza sanitaria sul cambio del clima. Con questa affiliazione ha pubblicato sul BMJ un’opinione dal titolo: “Solo la decrescita potrà forse salvarci”.

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I Royal Colleges britannici ricevono soldi da Big Pharma

Molte associazioni mediche britanniche si chiamano, per antica tradizione che risale al secolo XVI, Royal Colleges (RC). Ci sono RC per le diverse specialità mediche, ma anche per infermiere e ostetriche, e anche su base geografica (Londra, Edimburgo, etc). La maggior parte delle entrate dei RC provengono dalle quote di iscrizione. Ma un articolo appena pubblicato sul BMJ ci informa di altre entrate.[1]

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Infermieri, wound care e congressi

I dispositivi medici sono un’area interessata dai CdI (conflitti di interessi), ma di cui poco si parla e scrive.[1] Tra i dispositivi, i prodotti per il wound care (ovvero la cura di pazienti con ulcere croniche e ferite acute) rappresentano una spesa significativa; si tratta di medicazioni tradizionali e “avanzate”, antisettici e “stimolanti” della riparazione tessutale, dispositivi elettronici, bendaggi, kit diagnostici, ecc. In Italia, questa spesa, rappresenta il 4.1% del totale della spesa dei dispositivi medici pagati dal SSN,[2] ed è in costante crescita sia in Italia sia nel resto del mondo. Le valutazioni economiche, inoltre, non tengono conto della spesa privata dei cittadini.

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Placebomania

Confrontare un nuovo farmaco con un placebo è una scelta giustificata in assenza di un trattamento di riferimento. Altrimenti, è una scelta contraria agli interessi dei pazienti. In effetti, i partecipanti a una sperimentazione sono innanzitutto dei pazienti, vale a dire persone che soffrono, che cercano sollievo e che sono da curare nel migliore dei modi, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche. L’assenza di confronto del nuovo farmaco con un trattamento di riferimento già in commercio, impedisce la dimostrazione di un eventuale progresso terapeutico.

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La valutazione degli interventi di controllo del tabacco sugli esiti sanitari

Nonostante l’attuazione di numerose politiche di controllo del tabacco per modificare l’attitudine al fumo, l’uso del tabacco rimane il secondo principale fattore globale di rischio di mortalità, con 8,7 milioni di decessi attribuibili in tutto il mondo nel 2019. Pubblicata a luglio 2023, questa revisione sistematica e meta-analisi indaga l’associazione tra le politiche di controllo del tabacco a livello di popolazione e gli esiti di salute.[1]

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Dalla brace alla padella, ovvero dal tabacco bruciato a quello riscaldato

A livello globale, ci sono 1,1 miliardi di fumatori adulti, il 60% dei quali desidera o intende smettere. Esistono dunque 550 milioni di possibili acquirenti di prodotti alternativi alle sigarette, senza contare i nuovi potenziali fumatori. Passare alle cosiddette sigarette elettroniche è un vantaggio? Per chi le produce certamente sì, ma per l’OMS gli aerosol inalati contengono sostanze chimiche tossiche, compresa la nicotina, che possono causare il cancro. Non ci sono però dati sufficienti per dichiarare ‘pericolosi’ questi ENDS (sistemi elettronici di erogazione della nicotina), dato che sono sul mercato da un tempo non sufficiente alla loro valutazione. In alcuni paesi, sempre secondo l’OMS, vi è un numero crescente di prove secondo cui gli adolescenti che non fumano, ma che usano ENDS, raddoppiano le loro possibilità di iniziare a fumare sigarette più tardi nella vita. Da un recente sondaggio promosso da FDA/CDC su un campione rappresentativo della popolazione scolastica USA fra 11 e 18 anni, quasi il 10% degli intervistati ha dichiarato di far uso di sigarette elettroniche. In Italia, uno studente di 13-15 anni su quattro ha usato almeno una volta nell’ultimo mese un prodotto tra sigarette, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato (HTP), secondo l’ultima indagine periodica nelle scuole italiane.[1]

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La sicurezza degli integratori alimentari: ancora oggi un argomento tabù

Silvia Emendi, Scienza in Rete, 25/06/2023 – Vasto, incontenibile e tutt’altro che in crisi: così è il mercato degli integratori alimentari verso il quale l’interesse di produttori, distributori e consumatori non accenna a diminuire. A trainare i consumi sono le prescrizioni mediche e i consigli dei farmacisti, alla base di oltre il 60% dei casi di utilizzo: e questo nonostante i dati di efficacia siano scarsi o assenti. Inoltre, la spesa per gli integratori è a carico del paziente. Se il consenso del pubblico nei confronti di questi prodotti è unanime, zoppica l’attuale quadro normativo europeo, tutto fuorché omogeneo e, a ben vedere, non scevro da criticità, prima tra tutte quella sulla sicurezza.

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L’acquisizione di servizi sanitari da parte di capitali di rischio danneggia la salute

Non è stato facile, per uno che di finanza non ne sa nulla, capire cosa volesse dire la “private equity ownership” (PEO) inclusa nel titolo di un articolo che sembrava di interesse per i NoGrazie.[1] Ownership significa proprietà. Un ospedale può essere di proprietà pubblica o privata; ne sappiamo qualcosa in Italia. Il proprietario privato, a sua volta, può essere un individuo (o una famiglia, o un gruppo di individui), ma più spesso si tratta di una società. Che a sua volta può essere posseduta da individui, ma il cui capitale può comprendere anche altri tipi di investitori, o di fondi. Tra questi investitori, alcuni sono facili da capire: banche, assicurazioni, fondi pensione, e chi più ne ha più ne metta. Ma ci possono essere anche dei soldi definiti come private equity.

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La discussione aperta con l’OMS sulle politiche sanitarie anti-COVID-19

Il contributo comparso sul numero scorso, il 114, di questa Lettera ha avuto in parallelo una lettera aperta alla Direzione Generale OMS, nella quale si chiedeva una discussione scientifica sull’insistenza non giustificata dalle prove con cui l’OMS continua a sostenere ripetute vaccinazioni anti-COVID. L’OMS ha risposto, senza entrare nel merito delle argomentazioni, ma invitando a consultare gli studi che sta raccogliendo in modo sistematico su efficacia e sicurezza di questi vaccini, assicurando che i suoi esperti seguono i più alti standard di evidence nel valutare la documentazione disponibile, e dichiarando di aver comunque già allentato le precedenti raccomandazioni vaccinali. 

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