Fineberg HV. Conflict of Interest: Why Does It Matter? JAMA 2017;317:1717-8
La preservazione della fiducia è lo scopo essenziale delle politiche sul CdI. I medici hanno molti ruoli importanti, tra cui curare i singoli pazienti, proteggere la salute pubblica, intraprendere ricerche, segnalare scoperte scientifiche e cliniche, elaborare linee guida professionali e consigliare responsabili politici e organismi di regolamentazione. Il successo di tutte queste funzioni dipende da altri – colleghi, cittadini e leader politici – se credono alle parole dei medici e agiscono di conseguenza.
La fiducia degli altri nel giudizio del medico è pertanto di fondamentale importanza. Quando questa fiducia è compromessa, il ruolo dei medici è ridotto.
I medici dovrebbero dare giudizi informati e disinteressati. Essere disinteressati significa essere privi di vantaggi personali. Il tipo di vantaggio che è tipicamente preoccupante nella maggior parte delle situazioni che coinvolgono i medici è quello finanziario. Quando ci si riferisce a un CdI, il termine generalmente indica un interesse finanziario relativo alla questione in oggetto. Più in particolare, un CdI può essere individuato usando uno standard ragionevole: esiste un CdI quando una persona ragionevole interpreterebbe le circostanze finanziarie di una situazione come potenzialmente sufficienti ad influenzare il giudizio del medico. Invocare questo standard introduce un elemento fondamentale di soggettività nel concetto. Se un CdI è quello che una persona ragionevole percepire come un CdI, allora è ridondante riferirsi all’apparire di un CdI. Quando si usa questo standard, un CdI si basa sulla percezione di una persona ragionevole di quali circostanze finanziarie potrebbero influenzare il giudizio di un individuo. Anche quando si sceglie un livello specifico e oggettivo di pagamento come soglia per definire un CdI, il ragionamento dietro quella scelta è in ultima analisi soggettivo e dovrebbe passare il test di una potenziale influenza da parte di un osservatore ragionevole.
Come presidente per 12 anni dell’Istituto di Medicina (ora Accademia Nazionale di Medicina), ho affrontato numerosi casi di CdI tra potenziali membri di comitati convocati per fornire consulenza. Il CdI di un individuo non equivale a dire che il suo giudizio è influenzato, né costituisce un’accusa di pregiudizio o distorsione. La presenza di un CdI non è un giudizio sull’adeguatezza o sul valore della relazione che genera il CdI in una situazione particolare. Ad esempio, i medici impiegati dall’industria farmaceutica potrebbero migliorare la salute e salvare più vite di quanto non riuscirebbero a fare in molte vite di pratica clinica. Tuttavia, ciò non altera la presenza di un CdI se devono produrre valutazioni su farmaci o vaccini prodotti dal datore di lavoro. Alcuni erroneamente considerano un interesse finanziario che si qualifica come un CdI come un’affermazione che il giudizio sarà contaminato. Essi cercano di difendere la loro integrità scientifica e il rispetto delle evidenze, e affermano che il pagamento ricevuto o l’interesse finanziario che detengono non potrebbe influenzare il loro giudizio scientifico o clinico. Possono avere ragione, ma non capiscono. Se una persona ragionevole percepisse che quelle circostanze finanziarie potrebbero influenzare il loro giudizio, il mancato riconoscimento e la mancata dichiarazione di CdI minaccerebbe di erodere la fiducia che sostiene il valore del giudizio e delle competenze professionali.
Molte persone tendono a sottovalutare l’influenza di rapporti finanziari anche relativamente piccoli e il fatto che una relazione possa essere tanto prominente quanto la quantità di denaro coinvolto. Il potere dei sentimenti di reciprocità è il motivo per cui si ricevono sollecitazioni caritative con buste di ritorno con indirizzo prestampato. Incluse in circa un terzo delle richieste di denaro senza scopo di lucro, queste buste, che sono dei piccoli regali, migliorano sostanzialmente i tassi di risposta. Anche una busta prestampata di ritorno, rispetto ad una busta non prestampata, induce molti più medici a rispondere ad un sondaggio professionale.
Se la presenza di un CdI è in ultima analisi soggettiva, basata sulla valutazione di una persona ragionevole, è anche situazionale, cioè dipendente dalle circostanze finanziarie specifiche e dalla loro relazione con il ruolo specifico della persona coinvolta. Gli standard per l’aggiudicazione di un CdI possono anche essere legati al tempo e al luogo, con significati diversi in diverse culture e in momenti diversi della storia. In pratica, le politiche in materia di CdI dovrebbero essere ruolo-specifiche, chiarire le soglie finanziarie e gli intervalli temporali che contano, esplicitare quali interessi degli individui connessi alla persona in questione siano importanti, e descrivere specifici rimedi, quali la divulgazione dei CdI o l’esclusione da un comitato. Le politiche devono essere pubbliche, facilmente comprensibili, e applicate in modo uniforme. La base per eventuali eccezioni dovrebbe essere spiegata. L’obiettivo è preservare e proteggere la fiducia del pubblico nell’indipendenza e nell’obiettività dei medici coinvolti nell’esercizio in questione.
I medici, come altre persone, hanno molti tipi di possibili interessi finanziari. Come medici, il loro reddito di base può essere lo stipendio o la fornitura di servizi a pagamento. Un chirurgo pagato a prestazione ha chiaramente un interesse finanziario nel far accettare a un paziente una chirurgia. Questo il paziente lo sa e lo può facilmente equilibrare cercando una seconda opinione da un esperto disinteressato. Consulenze, onorari e altri interessi finanziari possono derivare da altri ruoli professionali. Gli autori di un articolo pubblicato, ad esempio, possono rivelare un’affiliazione istituzionale, fonti di altri redditi rilevanti e finanziatori della ricerca. Ciò che è accettabile per un autore e rimediato da questa dichiarazione di CdI può differire rispetto agli standard più bassi richiesti ad un revisore che consiglia semplicemente gli editori e a norme più rigorose per la selezione di un editorialista che interpreterà il significato della ricerca per i lettori. Gli standard per la dichiarazione di CdI e per l’inclusione in comitati possono essere ancora più rigorosi per gli esperti chiamati a sviluppare linee guida o regolamenti professionali che possono influenzare direttamente la pratica clinica.
Nello stabilire delle soglie finanziarie per il CdI, le politiche sulle dichiarazioni degli stessi devono essere esplicite e pubbliche. Quale rapporto con un finanziatore e quale livello finanziario innescano la necessità di una dichiarazione, di una discussione e di possibili rimedi? Se non è attuale, per quanto tempo nel passato un rapporto finanziario è considerato rilevante? Se gli interessi finanziari di un coniuge, un genitore, un figlio minore e un fratello devono considerarsi alla stessa stregua di quelli dell’individuo coinvolto? In generale, le risposte a queste domande dovrebbero essere guidate da standard ragionevoli. Per preservare la fiducia del pubblico, è meglio pendere verso una maggiore piuttosto che una minore divulgazione dei CdI, pur tutelando la privacy ed evitando questioni secondarie. Ad esempio, gli interessi finanziari di un cugino o di una nipote sono meno interessanti di quelli di un coniuge o di un fratello.
Un’attenzione scrupolosa al CdI non eviterà tutte le fonti di influenza sul giudizio estranee alle evidenze disponibili. Il bias, nel senso di un giudizio preformato, può provenire da molte fonti diverse dall’interesse finanziario. Amicizie, affiliazioni istituzionali, precedenti studi e riflessioni, conoscenze nel campo ed esperienza di vita possono produrre una predisposizione ad accettare, respingere o interpretare le evidenze in maniera particolare. L’obiettivo delle politiche sul CdI è evidenziare quelle fonti di influenza che derivano da interessi finanziari e ridurre la probabilità che si intromettano nei giudizi professionali. Un’inchiesta Gallup mostra che infermieri, farmacisti e medici sono tra i professionisti più credibili per il pubblico USA. In un momento in cui il ruolo della scienza è contestato dai politici e nelle decisioni politiche, è responsabilità delle professioni sanitarie perorare il fidarsi delle evidenze e delle competenze indipendenti. L’adesione a politiche attentamente considerate, trasparenti e imparziali sul CdI può aiutare i medici a guadagnare e mantenere il loro posto di fiducia nelle menti del pubblico e dei responsabili politici.
A cura di Adriano Cattaneo