Nella Newsletter 100 ho scritto[1] che i vaccini antiCovid-19 non solo non prevengono l’infezione, salvo nei primi mesi dopo il 2° inoculo, ma nel tempo mostrano di favorirla in misura crescente. Delle numerose prove riportate in proposito è in particolare convincente la serie delle settimane pubblicate dall’UK Security Agency[2].
A partire dalla settimana 43/2021[3], la serie mostra un eccesso assoluto di casi positivi tra i vaccinati con 2a dose, confrontati in gruppi di 100.000 con altrettanti non vaccinati in classi decennali di età corrispondenti. Nelle settimane successive l’eccesso è cresciuto di continuo, rallentando solo nella sett. 3/’22, in cui l’UK Agency ha iniziato a limitare il confronto solo ai vaccinati con ≥3a dose (vs non vaccinati), ma ciò non è bastato a invertire il trend: i casi positivi nei vaccinati sono rimasti il +32%, con crescita continua nelle otto settimane successive con la seguente impressionante progressione: +35%, +48%, +70%, +100%, +133%, +162%, +186%, +204%[2]. L’UK Security Agency non offre spiegazioni credibili quando ripete “Comparing case rates among vaccinated and unvaccinated population should not be used to estimate vaccine effectiveness against infection (that) has been formally estimated from a number of different sources…”, riferendosi soprattutto a 4 studi di coorte. Questi però hanno un follow-up che spazia tra 1,5 e 2,5 mesi, periodo della “luna di miele” con il vaccino, in cui anche la protezione dall’infezione risulta massima. Ciò vale anche per un recentissimo RCT su efficacia e sicurezza della 3a dose[4], con follow-up mediano di 2 mesi e mezzo.
Questi andamenti, formalmente negati, di fatto sono riconosciuti anche in Italia, e già nell’era di Delta, in una pubblicazione ISS sul BMJ[5 – Fig. 3], che mostra un’efficacia negativizzata dopo 8-9 mesi in anziani e soggetti ad alto rischio. Tra le ipotesi per spiegarli, non pare più sostenibile quella di un “allentamento delle precauzioni per falso senso di sicurezza nei vaccinati”, anche perché non si capisce cosa giustificherebbe un tale diffuso e smisurato aumento di imprudenze nel corso dei mesi. Resta invece in campo l’ipotesi di un deterioramento del sistema immunitario (termine più appropriato rispetto a quelli di anergia o paralisi immunitaria, che fanno pensare a qualcosa che non reagisce, sta fermo, non a qualcosa che peggiora in modo vistoso). Si tratterebbe semmai di capire se tale peggioramento sia reversibile (cessando o diradando i booster), persistente o progressivo. E comunque, per il principio di precauzione, si dovrebbe interrompere la propaganda unilaterale che spinge tutti a fare la 3a dose, mentre CDC, FDA, EMA e AIFA discutono se aderire alla richiesta della 4a dose, che i produttori proclamano come necessaria.
Il collega Bacchelli aveva chiesto perché mi soffermassi “sugli aspetti di infezione” senza discutere “l’effetto dei vaccini su casi gravi e decessi. Guardando la tabella del documento riportato … Death within 28-60 days of positive test presentano una differenza significativa a favore dei vaccini”
Nella risposta[6] precisavo che, come da mia premessa, gli obblighi vaccinali hanno il fonda-mento di legge (L. 76/’21, poi 3/’22) “per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2” e che, quando sia dimostrata l’impossibilità di prevenire l’infezione con i vaccini disponibili, ogni obbligo dovrebbe decadere. Comunque, per rispondere all’aspettativa, avevo promesso con questa Newsletter di riprendere anche l’aspetto dei decessi totali, con supporto di documentazione. Con riferimento alle colonne di destra delle tabelle citate anche da Bacchelli, ho riportato in sequenza il confronto dei decessi a 28 e 60 giorni nella Tabella 1 che segue.
L’inizio dalla settimana 3 del 2022 si spiega perché da quella oltre metà della popolazione Inglese (>30 milioni) ha ricevuto la 3a dose, e nelle settimane successive la quota di popolazione con 3a dose è cresciuta solo in misura marginale. Si nota un trend discendente dalla sett. 3 alla 12, con riduzione di quasi 5-6 volte del rapporto tra deceduti non vaccinati/vaccinati.
Si nota che i rapporti nelle sett. 11 e 12 risalgono un po’ rispetto alla sett. 10: può essere un’interruzione del trend, un effetto del caso, o un’interferenza con l’effetto (transitorio?) della 4a dose, riportata in Inghilterra solo dal 9/3/’22 (>230.000 dosi), in sostanza stabile al 20/3 (>248.000 dosi), aumentata il 21/3 a >453.000 dosi.
Un’interpretazione personale è che anche verso forme gravi di Covid e decessi l’efficacia pratica vaccinale (VE) declini nel tempo, sia pure molto più lentamente rispetto alla discesa dell’efficacia verso l’infezione. Se si continua a non rilevarlo, e a sottostimarlo anche verso l’infezione, è perché le istituzioni (ISS incluso) non considerano una coorte nell’evoluzione temporale del declino della sua immunità, ma in genere solo scattano fotografie in momenti diversi della suddetta evoluzione temporale, nonché mischiano diverse coorti con vari livelli di distanza/evoluzione dal completamento del ciclo di base, precludendosi la possibilità di capire e di far capire. Penso per altro che i ricercatori ISS che hanno inviato a fine 2021 l’articolo al BMJ[5] avrebbero a quel punto dovuto capire la possibilità di un danno al sistema immunitario da dosi ripetute, e frenare obblighi e propaganda per il booster a tutti, almeno per principio di precauzione, lasciando che ciascuno decidesse in base a propri convincimenti e valori.
Sono credibili i Bollettini ISS, ripresi dal Corsera: “il booster contro i decessi. I non vaccinati rischiano 15 volte di più”? Non molto credibili per vari motivi, tra cui:
• lasciano intendere alla popolazione che si tratti di mortalità totale, mentre si parla di mortalità da Covid, che in Italia non è arrivata al 10% della totale su base annua
• inoltre la mortalità totale, tra l’altro meno soggetta a possibili distorsioni, tiene conto anche di possibili effetti avversi (noti e non) di questi vaccini
• l’ISS considera “non vaccinato” anche il soggetto con 1a dose da meno di 14 giorni. Se costui morisse in quel periodo, la sua morte sarebbe sottratta al gruppo dei vaccinati e graverebbe su quello dei non vaccinati
• quanto definisce l’ISS non coincide per forza con quanto è inteso da varie UO ospedaliere: ad es. il DS dell’IRCCS Spallanzani ha dichiarato a Domenica In: “vaccinato è chi ha fatto la dose booster”; altri Direttori di Malattie infettive gli hanno fatto eco. Chissà se i dati comunicati all’ISS sono omogenei…
• ma soprattutto si veda la Tabella 1: è indubbio che vaccinazioni e booster riducano i casi di Covid grave, ma il punto da chiarire è la durata dell’effetto: se è solo di pochi mesi, e per recuperarlo bisogna fare altre dosi, con effetti avversi che si sommano (vedi slide 73-74 con i dati di sorveglianza attiva di v-safe fino alla 3a dose) e possibili danni alla risposta immunitaria, il bilancio complessivo può non essere favorevole.
Ma allora, molti diranno, gli 80.000 morti in meno nel solo 2021 grazie ai vaccini?! Come ha sostenuto il Premier[7] (senza per altro citare prove).
Tuttavia i dati ISTAT (Tabella 2) non mostrano 80.000, ma 37.000 morti in meno del 2020.
In effetti c’era motivo di attendersi variazioni di mortalità totale nel 2021, in entrambe le direzioni.
In aumento per il posponimento di cure necessarie, per timore della Covid; ma ciò può valere per terapie tumorali, meno per il posponimento di cure cardiovascolari, il cui impatto può essere stato anche maggiore nel 2020. Ed è probabile che pesi poco o nulla l’effetto netto sulla mortalità del posponimento di screening [8] e check sanitari in soggetti asintomatici[9].
Nel 2021 era attesa anche mortalità in diminuzione, però, per almeno sei motivi, oltre all’effetto delle vaccinazioni:
1. I più anziani e fragili ci hanno lasciato nel 2020 (eccesso di 100.500 morti vs media 2015-19)[10]. Ciò configura il cosiddetto harvesting, con atteso calo compensatorio della mortalità nel 2021
2. I 5,7 milioni di guariti ufficiali da Covid (più almeno altrettanti pauci-/asintomatici non confermati, che avevano superato l’infezione nel 2020-‘21), con sviluppo di un’immunità robusta e duratura[11], quanto meno rispetto a varianti precedenti la Omicron
3. Si sono evitati gli errori organizzativi enormi del 2020 (affollamento di ospedali, mancanza di dispositivi di protezione, infetti scaricati da ospedali sovraffollati in case di riposo…)
4. Migliori conoscenze su trasmissione del virus e misure protettive non farmacologiche
5. Terapie migliori per casi gravi e critici
6. Variante Omicron molto più mite (rispetto a Delta: metà ricoveri, e più brevi; 5-10 volte minor letalità).
Calcolato l’insieme di questi effetti sulla mortalità, la differenza netta può essere attribuita ai vaccini.
In realtà l’effetto dei vaccini sulla mortalità pare sovrastimato, dato che la mortalità da Covid/100.000 abitanti non mostra in Italia nessuna correlazione (R2 = 0,0%) con la percentuale di popolazione vaccinata nelle diverse regioni italiane[12].
I cultori della Medicina basata sulle Prove (EBM) dovevano forse aspettarsi un effetto sulla mortalità diverso da quelli dati per scontati, in base ai confronti più validi avvenuti nei due grandi studi randomizzati (RCT) registrativi su adulti dei vaccini Pfizer e Moderna (NB: si ricorda che, con modifica dei protocolli originari, il doppio cieco è stato incredibilmente interrotto a circa 3 mesi e gran parte dei gruppi di controllo ha ricevuto i vaccini…).
L’informazione essenziale sul totale dei morti dopo circa 6 mesi dall’inizio dei RCT è nei materiali supplementari del RCT di Moderna[13]: 16 morti nel braccio vaccino e 16 in quello placebo. Per il RCT di Pfizer l’informazione è stata in seguito fornita dal produttore alla Food and Drug Administration[14], che riporta 21 morti nel braccio con vaccino e 17 in quello assegnato al placebo in origine. La differenza non è significativa, ma la tendenza è a svantaggio dei vaccinati, e non consente in alcun modo di affermare che questi vaccini abbiano prove da studi di alta validità di ridurre la mortalità in popolazioni simili a quelle randomizzate.
Infine va osservato che la credibilità di risultati non favorevoli ai produttori è per paradosso molto alta in questi RCT, che presentano entrambi le quattro caratteristiche associate in ricerche metaepidemiologiche con esagerazione dei benefici e sottorappresentazione degli effetti avversi[15]: sponsor commerciale, legami finanziari con il produttore del farmaco in studio da parte dei principali ricercatori, doppio cieco poco chiaro, troncamento rispetto a quanto stabilito nel protocollo originario.
A cura di Alberto Donzelli
- Per quanto tempo i vaccini anti-Covid19 prevengono l’infezione: tanto, poco, o…?
- COVID-19 vaccine weekly surveillance reports (weeks 39 to 12, 2021 to 2022) – GOV.UK (www.gov.uk)
- https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/1029606/Vaccine-surveillance-report-week-43.pdf (Table 5)
- https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2200674?articleTools=true
- Effectiveness of mRNA vaccines and waning of protection against SARS-CoV-2 infection and severe covid-19 during predominant circulation of the delta variant in Italy: retrospective cohort study (panoramasanita.it)
- https://www.dropbox.com/s/wt7x6dr7ylkaqg8/risposta%20A.%20Donzelli%20per%20A.%20Bacchelli.docx?dl=0&fbclid=IwAR2Z0mmOzbDrK-YFG2KDutdH3uleHKdz7hSuvDoGG1tpls3yHztjk4D02Gs
- Draghi: grazie italiani, con i vaccini 80mila morti in meno | Video Sky
- Does screening for disease save lives in asymptomatic adults? Systematic review of meta-analyses and randomized trials | International Journal of Epidemiology | Oxford Academic (oup.com)
- General health checks in adults for reducing morbidity and mortality from disease – Krogsbøll, LT – 2019 | Cochrane Library
- IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE. ANNI 2020-2021 E GENNAIO 2022 Il – Cerca (bing.com)
- CDC Statement on MMWR: COVID-19 Cases and Hospitalizations by COVID-19 Vaccination Status and Previous COVID-19 Diagnosis — California and New York, May–November 2021 | CDC Online Newsroom | CDC
- STAT SALUTE
- nejmoa2113017_appendix.pdf
- November 8, 2021 Summary Basis for Regulatory Action – Comirnaty (fda.gov) (v. pag. 23, 2° capoverso)
- Donzelli A, et al. Can we trust trials with such features? Epidemiol Prev 2021; 46 (1), gennaio-febbraio 2022.