Le MCC (Medical Communication Companies) sono organizzazioni private che vendono informazioni ad uso di medici e pazienti e nel contempo raccolgono informazioni preziose per l’industria. Le più importanti forniscono educazione medica continua (ECM), 14 con corsi reali, e 17 online, questi ultimi a costi molto accattivanti per l’utente (negli USA). Le MCC sono una realtà tra le più importanti e meno analizzate nell’ambito del mercato della salute.
Così si esprime Sheila Rothman, professore alla Columbia University di New York, in un articolo apparso su JAMA nel dicembre scorso.(1) Solo dietro pressione governativa di recente 14 aziende (13 compagnie farmaceutiche e un produttore di apparecchiature medicali) hanno resi noti i fondi stanziati a loro favore. Si tratta di 171 milioni di $ (il 26% di quanto speso da Big Pharma per finanziamenti a soggetti terzi) che nel 2010 sono entrati nella casse delle MCC, una cifra maggiore di quella di cui hanno beneficiato centri di ricerca a contratto, centri di ricerca pubblici o associazioni professionali. Al top si posiziona Medscape con 20 milioni di $, il 12% dei finanziamenti a MCC.
Una delle attività esercitate dalle MCC che maggiormente preoccupano è la fornitura di corsi ECM. Attraverso questo servizio si raccolgono dati sensibili che consentono di creare i cosiddetti profili digitali degli utenti. Anche se al momento dell’iscrizione al corso online non viene richiesto il consenso all’uso dei dati, questo diviene poi implicito nel momento in cui si inizia la navigazione per ottenere i crediti. Secondo l’articolo del JAMA, i medici che interagiscono con una MCC dovrebbero essere consci che i loro dati sensibili verranno poi gestiti da terzi a vario titolo.
Nell’editoriale di accompagnamento, sempre su JAMA,(2) Lisa Shwartz e il marito Steven Woloshin del Dartmouth Institute for Health, esperti unanimemente riconosciuti nell’ambito della comunicazione scientifica, scrivono che lo stretto legame che intercorre fra MCC e industria del farmaco dovrebbe farci comprendere l’importanza di separare promozione da educazione. Si dovrebbe arrivare ad impedire il finanziamento da parte dell’industria dal momento che nei corsi ECM farmaci o apparecchiature sanitarie vengono messi in buona luce in modo più o meno palese e la scelta dei docenti, nonché le domande dei test finali, sono gravati da bias di selezione. L’attività di ECM può facilmente far passare come educazione ciò che invece è promozione, se non vero e proprio marketing mascherato, con la inevitabile conseguenza di prescrizioni inappropriate, spreco di danaro e danno per i pazienti.
Adriano Cattaneo
1. Rothman SM, Brudney KF, Adair W, Rothman DJ. Medical Communication Companies and Industry Grants. JAMA 2013;310:2554-8 doi:10.1001/jama.2013.281638
2. Schwartz LM, Woloshin S. Medical Communication Companies and Continuing Medical Education: Clouding the Sunshine? JAMA 2013;310:2507-8 doi:10.1001/jama.2013.281640