Biden ha bisogno che qualcuno gli dia coraggio, come Mourinho alla Roma. Il 6 maggio scorso aveva detto: “La mia amministrazione crede fermamente nella protezione della proprietà intellettuale, ma, per porre fine a questa pandemia, sostiene una deroga a questa protezione per i vaccini anti Covid-19”. Poi non ha più detto nulla. Eppure, questa deroga sarebbe non solo importante, come sottolinea con chiarezza il primo pezzo di questa lettera, ma urgente. Non basta, infatti, promulgarla, compito che spetterebbe all’Organizzazione Mondiale del Commercio; bisogna poi metterla in atto.
E ci vogliono mesi, in qualche caso anni, per allestire gli impianti di produzione, trasferire tecnologie e know-how, assicurare i necessari finanziamenti, predisporre la forza lavoro, ottenere le materie prime, e aumentare la produzione fino a soddisfare i bisogni. Per non parlare delle vere e proprie attività di vaccinazione, catena del freddo in primis, in paesi con scarse risorse e sistemi sanitari nazionali che fanno acqua. Perché Biden non ne ha più parlato? Forse perché è indolente e sonnacchioso (Trump lo chiamava Sleepy Joe)? Poco credibile; su altri temi ha già fatto vedere di sapersi muovere in fretta. A causa di resistenze politiche interne? Non sembra; la maggioranza del suo partito si è espressa a favore, così come molti movimenti popolari negli USA. O perché si è accorto di essere andato oltre il consentito? Può darsi; quasi tutti gli alleati hanno accolto con freddezza, o addirittura respinto la sua proposta. Ma se proprio volesse, Biden potrebbe farsi valere, su questo fronte. Minacce di tagli ai finanziamenti del suo partito, per le prossime elezioni di mid-term e presidenziali, da parte di Big Pharma? Probabile, ma non dovrebbe essere un ostacolo insuperabile, esistono alternative. Ci sta lavorando sottotraccia, ma non vuole scoprire del tutto le sue carte? Anche questa è una possibilità.
Ma la vera ragione potrebbe essere l’aver capito, dopo l’annuncio, che una mossa del genere andrebbe ben oltre i limiti della pandemia e della sanità. Si tratterebbe di un grimaldello che potrebbe sconvolgere da cima a fondo tutte le attuali politiche mondiali, basate sul dogma del libero commercio senza interventi regolatori pubblici. Libero commercio che peraltro è tale solo sulla carta, perché in realtà l’economia mondiale è dominata da mono e oligopoli. Se si può dare una regolata a Big Pharma, perché non la si potrebbe dare a Big Food, Big Formula, Big Soda, Big Alcohol, Big Car, Big Fossils e così via (senza includere Big Tobacco, che in parte, ma solo in apparenza, è già regolata)? E soprattutto, perché non dare una regolata a Big Finance, la madre di tutti i mali imposti dalla globalizzazione neoliberista? Perché cioè non far prevalere in tutti i settori la mano del pubblico su quella del privato?
Forse sono questi i pensieri che hanno spaventato Biden e gli hanno fatto ritrarre la mano dopo aver lanciato il sasso. Diamogli coraggio!