Il 30 giugno 2017 sono stati diffusi i dati raccolti per il Sunshine Act nel 2016. Si tratta del terzo anno completo di dati da quando la legge è in vigore. Il database include informazioni sui circa 40 milioni di pagamenti da parte di oltre 2000 imprese a 900.000 medici, per un totale di quasi 25miliardi di dollari. La grande maggioranza di questi pagamenti è per cifre inferiori ai 100 dollari e riguardano cibi e bevande offerti nel corso di incontri di vario tipo.
Quando il Sunshine Act è stato emanato, si sperava che potesse influire sui comportamenti dei medici attraverso, per esempio, il questionamento da parte dei pazienti. Ma non è andata come si sperava; il pubblico in generale non sembra particolarmente interessato a sapere quanto ricevono i medici cui si rivolge, da chi e perché. Ma il Sunshine Act è stato utile per altre questioni.
Frodi
Procuratori e giudici scavano regolarmente nei database del Sunshine Act in cerca di frodi, incrociando i dati, per esempio, con quelli sulle prescrizioni dei singoli medici. Lo fanno sia quando scoprono pagamenti ben al di sopra della media o di quanto ritenuto accettabile, sia quando qualche talpa fornisce una dritta sulla quale approfondire le indagini. Ditte e medici pescati a moltiplicare le prescrizioni a scopo di mutuo profitto sono severamente puniti, con multe salate e avvertimenti per la carriera. I casi finora non sono numerosissimi, ma potrebbero aumentare in futuro. Il Sunshine ACT rappresenta comunque un deterrente per corrotti e corruttori.
Verifiche
Molte istituzioni chiedono ormai ai professionisti e ai ricercatori, per esempio quando sono chiamati a far parte di un comitato per lo sviluppo di linee guida, di dichiarare i propri conflitti d’interesse. Lo stesso fanno la maggior parte delle riviste mediche quando gli autori inviano dei manoscritti di articoli da pubblicare. E lo stesso fanno le agenzie che valutano se finanziare o meno progetti di ricerca, come per esempio i National Institutes for Health. Come sapere se le dichiarazioni sono complete e corrette? Il Sunshine Act permette di adire rapidamente alle dichiarazioni di tutti i medici che operano negli USA (nell’articolo di Margaret McCartney sul BMJ, tradotto qui sopra, si auspica un Sunshine Act britannico; e ce ne vorrebbe uno europeo). I medici colti a dichiarare il falso pagano questo loro atteggiamento con minori possibilità di essere assunti, cooptati o finanziati.
Malasanità
Coloro che investigano casi di malasanità possono aggiungere alle prove che cercano eventuali rapporti di dubbia moralità tra medici e industria della salute. Questo già succede negli USA quando un paziente o i suoi familiari accusano i medici per le conseguenze dannose di una prescrizione o di un trattamento. Se il medico ha accettatto soldi per il farmaco che ha prescritto o per il trattamento effettuato, la sua posizione in sede di giudizio si aggrava. Ciò può anche risultare, in caso di accertata colpevolezza, in un risarcimento maggiore, che può coinvolgere oltre al medico e alla sua istituzione, anche la ditta implicata. Al contrario, in sede di giudizio, i giudici possono dare un valore inferiore alle consulenze degli esperti di parte se questi hanno avuto forti legami economici con le ditte coinvolte.
In conclusione, anche se finora non vi sono evidenze di cambiamenti nei comportamenti dei medici, l’entrata in vigore del Sunshine Act ha già portato ad ottenere altri benefici che sono già importanti ora, dopo tre anni, e lo saranno sempre di più in futuro. Una ragione in più per chiedere con forza che nella prossima legislatura si approvi un Sunshine Act Italiano e, si spera, europeo.
Riassunto e commento di Adriano Cattaneo dell’articolo: Litman RS. The Physician Payments Sunshine Act: Implications and Predictions. Pediatrics 2018;141:e20171551