Queste che seguono sono le considerazioni finali dell’articolo di tre ricercatori italiani che vale la pena di leggere nella sua versione integrale: Mangia C, Cervino M, Gianicolo EAL: Interessi economici-finanziari e ricerca in ambiente e salute: che genere di intreccio? Riflessioni sistemiche n. 13, Dicembre 2015 http://www.aiems.eu/files/13_numero_-_mangia.pdf
La società si trova a vivere rapide trasformazioni, da un punto di vista pratico e simbolico, a valle di innovazioni scientifiche e tecnologiche, sempre più repentine e pervasive, contrassegnate da ambivalenze e contraddizioni. La più grande contraddizione è quella di uno sviluppo diseguale, guidato da interessi economici e finanziari, che se, talvolta, produce un netto miglioramento degli stili di vita di talune categorie di persone in alcune parti del mondo, al tempo stesso, e in maniera non immediatamente palese, determina l’arretramento delle condizioni di vita di altre fasce di popolazione, e spesso di interi sistemi naturali, in altre parti del mondo. O ancora: può migliorare le
condizioni di vita attuali ma a danno delle generazioni future. La fondamentale incertezza prodotta dalle limitate conoscenze dei processi ecologici ed umani, l’indeterminismo dei sistemi dinamici complessi, le scelte umane che impattano sulla biosfera aumentano il livello di incertezza e imprevedibilità. Tutto ciò impone una riflessione più ampia sul rapporto tra scienza, tecnologia e società; sul ruolo della comunità scientifica all’interno di un processo di innovazione dato e definito in termini di produttività e di profitto; sull’adozione di una prospettiva di genere. La globalità dei problemi, dalle disuguaglianze in termini di salute e accesso alle risorse, ai cambiamenti climatici,
rende necessari nuovi punti di vista e nuove visioni che superino la cultura scientifica dominante costruitasi su un’ideologia di neutralità e oggettivazione cui basta l’evidenza dei risultati per eludere il problema della giustificazione dei fini. Siamo sempre più convinti “che il ricercatore e lo scienziato devono avere ben chiara non solo la loro passione per la ricerca ma anche i loro obblighi verso la società e verso il loro prossimo”, consapevoli che “ci vuole altrettanto coraggio,
determinazione e spirito di sacrificio per resistere all’attrazione di un finanziamento abbondante e sicuro, di quanto ce ne voleva per intraprendere e mantenere una ricerca con mezzi scarsi e inadeguati. Che vi siano tuttora ricercatori con tale coraggio e determinazione è uno dei pochi segnali incoraggianti” (Tomatis, 1999, pag. 406).