La crisi degli oppiacei ha evidenziato la crisi delle istituzioni: il piano d’azione della Stanford-Lancet Commission

La crisi degli oppiacei non interessa solo gli USA, ha contagiato anche il Canada, con 6.200 morti nel 2019 e una crescita del 67%, riferisce un recente editoriale apparso sul Lancet.[1] L’escalation dell’ossicontin parte da lontano e precisamente dal 1995, quando fu erroneamente approvato come analgesico sicuro a lento rilascio (in realtà il suo metabolita ossimorfone è 10 volte più potente della morfina, ndr). Da allora, molto è stato scritto sulle discutibili decisioni della FDA che ha fallito nello specificare le indicazioni d’uso riportate nelle confezioni. Altre responsabilità ricadono sulla Drug Enforcement Administration (l’agenzia federale antidroga statunitense facente capo al Dipartimento di Giustizia) per l’eccessiva quantità di prodotto autorizzato al commercio e le inascoltate segnalazioni di letalità.

La superiorità del potere di BigPharma rispetto alle istituzioni ha permesso ad aziende come Purdue di agire indisturbate, incentivando campagne di marketing anche in ambiente scolastico. Il disastro causato dagli oppiacei è stato di recente illustrato dalla Stanford-Lancet Commission.[2] Questa ha analizzato lo stato della crisi degli oppiacei, proponendo soluzioni a livello nazionale con l’intento di fermarne la diffusione anche a livello internazionale. Attraverso un modello di calcolo, la commissione ha previsto che ci saranno 1.2 milioni di morti entro la fine di questo decannio (2029). Le ‘morti per disperazione’, così chiamate, hanno interessato le categorie più deboli, gli afro-americani (27/100mila), i nativi americani (28/100 mila), superando quelle dei bianchi americani (26/100mila). In più, e sorprendentemente, anche i medici stanno pagando un pesante tributo. Secondo una recente indagine apparsa su Medscape circa il 10-15% sembra sviluppare problemi di abuso nel corso della carriera.[3]

Secondo Lancet, le istituzioni pubbliche che dovevano vigilare e reprimere sono state distratte per il fallimento sostanziale dei controlli post marketing, delle proposte educative ai medici, e del conflitto di interessi fra agenzie regolatorie e industria. La pandemia da COVID-19 ha complicato e peggiorato la situazione devastando un sistema sanitario impreparato, in un momento in cui la domanda di sollievo al dolore è rimasta inascoltata. Se si vuole veramente fare fronte alla crisi degli oppiacei bisogna prima far fronte alla cupidigia dei produttori degli stessi.

Secondo il prof Keith Humphreys, docente di psichiatria a Stanford ed esperto della Stanford-Lancet Commission, la crisi degli oppiacei nasce da più di una problematica.[4] Dagli anni ’90, l’industria farmaceutica spinge per una deregulation che facilita di fatto la prescrizione di oppiacei, creando così dipendenza in milioni di persone. Questo ha creato le premesse per un passaggio all’eroina o al mercato illegale di fentanyl, sia come uso personale che come spaccio. Nel 2014, il fentanyl è il farmaco di strada più diffuso, e anche con leggi più severe non si può impedire l’acquisto dal mercato cinese dei precursori chimici per una sintesi domestica.

Oltre al Canada, il problema si è esteso all’Australia, con un mercato di oppiacei in espansione di 15 volte dal 1992 al 2012. Anche l’Italia è stata interessata dal problema. Mundifarma era stata accusata di aver pagato medici e regolatori per promuovere gli oppiacei nelle linee guida sul dolore (vedi Lettera 72 del febbraio 2019). Ciò è avvenuto perché le aziende farmaceutiche, o le loro controllate, possono fare all’estero cose non più autorizzate negli Stati Uniti, incluso non dire la verità sui rischi reali di questo tipo di farmaci.

La Stanford-Lancet Commission ha anche proposto una serie di azioni quali nuove linee guida sul dolore, con farmaci che non creino dipendenza, protocolli più stringenti e sicuri, monitoraggio più adeguato. Il problema inizia dal grembo materno, soprattutto per le donne a basso reddito, più vulnerabili e che necessitano dunque di maggiore sostegno. Se gli investimenti in educazione partono sin dalla scuola primaria, sarà più facile avere adulti che fumano meno e hanno meno problemi con l’alcol. Per quanto riguarda gli adulti, la tossicodipendenza non va trattata come un vizio da reprimere, ma come una affezione cronica alla stregua di altre malattie che richiedono sostegno e cure adeguate nel tempo.

A cura di Giovanni Peronato

1. Managing the opioid crisis in North America and beyond. Lancet, February 2, 2022 https://doi.org/10.1016/ S0140-6736(22)00200-8

2. https://opioids.stanford.edu/

3. https://www.medscape.com/slideshow/2022-substance-abuse-rpt-6015590

4. Evans I. Opioid crisis: experts on Stanford–Lancet Commission propose a plan of action https://www.elsevier.com/connect/opioid-crisis-experts-on-stanford-lancet-commission-propose-a-plan-of-action

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