La guerra nell’Europa dell’Est: sull’orlo di un disastro umanitario

Che cosa succede, dal punto di vista sanitario, quando una superpotenza invade un paese a reddito medio basso? La storia recente insegna e un punto di partenza è l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti. Dato il significato politico, la stima delle persone uccise direttamente nella guerra varia ampiamente e nessuna fonte si può considerare priva di distorsioni. Il calcolo stesso del numero delle vittime del conflitto iracheno, iniziato nel marzo 2003, era diventato una battaglia nella battaglia. La tabella sintetizza alcune stime.

MortiFonteDa marzo 2003 a:
50.000Los Angeles Times[1]giugno 2006
80.419-87.834Iraq body count [2]gennaio 2008
100.000-150.000Ministro salute Iraq[3]novembre 2006
151.000NEJM[4]giugno 2006
654.965Lancet[5]giugno 2006

Il bilancio sanitario di una guerra comprende molte lesioni non fatali: alcune stime indicano che il rapporto tra persone ferite e persone uccise nei moderni conflitti varia da 1.9 a 13.[6] Se morti e feriti sono una causa diretta e un’ovvia compromissione della salute causata dai conflitti, peggiori sono le conseguenze indirette sulla salute quali migrazioni e interruzione di servizi sanitari e sociali che persistono per molti anni dopo la fine di un conflitto.[7] Così è successo in Iraq: molto più impressionanti degli effetti diretti della guerra, sono stati gli effetti indiretti. Lo stato di salute in Iraq è deteriorato a un livello mai visto sin dagli anni ’50, simile a quello di stati dell’Africa Sub-Sahariana:[8] mancava la corrente per far funzionare le attrezzature mediche, l’insulina perché la sua distribuzione esponeva a rischi, erano riemersi casi di colera… dall’inizio della guerra, quattro milioni di iracheni (il 15% circa della popolazione) avevano abbandonato la loro casa, oltre due milioni oltrepassando i confini, e i bambini rappresentano circa la metà degli sfollati. Per molti anni a seguire la sopravvivenza di milioni di iracheni dipendeva da aiuti alimentari, soltanto un bambino iracheno su tre aveva accesso ad acqua potabile e uno su quattro era malnutrito.

Che cosa sta succedendo in Ucraina? La storia si ripete e per chi vuole approfondire, segnalo un webinar in inglese dal titolo: “War in Eastern Europe: on a brink of a humanitarian disaster”, organizzato dall’International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW). Si tratta di un’organizzazione fondata nel 1980 da un piccolo gruppo di medici che lottarono per opporsi all’accumulo di armi nucleari. La medicina non ha nulla da offrire in caso di guerra nucleare e quei medici credevano che non c’era modo di cambiare una società moderna se non avendo cittadini istruiti e arrabbiati. L’IPPNW, che al tempo della guerra fredda univa sanitari russi e americani per prevenire la guerra nucleare, vinse nel 1985 il premio Nobel per la pace. La moderatrice dell’incontro è una cardiologa russa, Olga Mironova, nipote di uno dei fondatori dell’IPPNW. La prima bella presentazione, dal minuto 2:33 al minuto 12:22, è di Barry Levy, epidemiologo esperto dell’impatto della guerra sulla salute della popolazione. Dal minuto 13:55 al minuto 25:30 Linda Pentz Gunter tratta 6 possibili scenari che possono coinvolgere i reattori nucleari ucraini. Piuttosto tecnica ma forse meno interessante della precedente e della successiva. Dal minuto 29:20 al minuto 40:02 Ira Helfand, co-presidente dell’IPPNW, tratta della possibile escalation di una guerra nucleare. Impressionante.

Questo il link al webinar: https://www.youtube.com/watch?v=6aPPU2eexnE&ab_channel=IPPNWcentraloffice. E per finire, segnalo questa campagna lanciata da IPPNW: https://secure.avaaz.org/campaign/en/no_nuclear_war_loc/?copy

A cura di Luca Iaboli

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