In questa lettera abbiamo spesso scritto di sugar tax, una tassa sulle bevande zuccherate che può essere quantificata in vari modi. L’obiettivo è da un lato premere sull’industria perché riduca il tenore di zucchero nelle bevande, dall’altro fare in modo che i consumatori ne acquistino e ne bevano meno. Obiettivo finale è contribuire a ridurre l’obesità, soprattutto in bambini e adolescenti.
Se per quest’ultimo obiettivo non ci sono, ancora, prove di efficacia, c’è abbondante letteratura sull’efficacia della sugar tax per quanto riguarda i consumi di zucchero, ridotti di alcuni punti percentuali ovunque sia stata introdotta. Com’è ovvio, l’industria si oppone alla sua introduzione, con azioni di lobby di vario tipo, tanto che in Italia la sugar tax è stata proposta da vari governi, ma non è mai stata approvata né messa in pratica, probabilmente proprio in seguito ad azioni di lobby.
Vale quindi la pena sapere come agisce la lobby dell’industria in paesi che hanno intenzione di introdurre la sugar tax, per capire cosa fare in Italia, visto che, verosimilmente, le strategie di lobby sono le stesse a livello globale. Di quanto è successo in Brasile prima, durante e dopo due audizioni parlamentari, nel 2017 e nel 2018, su tre proposte di legge, due a favore di un aumento di tasse già esistenti, la terza per la creazione di una nuova tassa, poi discusse in parlamento, scrivono gli autori di un recente articolo.[1] A queste audizioni, oltre ai parlamentari delle commissioni e a esperti sul tema, partecipavano anche un rappresentante di Big Soda, l’industria delle bevande zuccherate (Coca Cola, Pepsi, Mondelez, Nestlé, Red Bull, etc.), e un rappresentante di Big Sugar, l’insieme dei coltivatori di canna e dei produttori di zucchero in Brasile. Per ottenere i loro risultati e trarre le loro conclusioni, i due autori dell’articolo hanno visualizzato le videoregistrazioni delle due audizioni e hanno letto tutti i verbali e la documentazione inerente allegata agli stessi.
Le due strategie di lobby usate dall’industria sono state l’uso di messaggi e informazioni e la proposta di legislazioni alternative. Con la prima strategia hanno cercato di convincere i parlamentari dell’importanza dell’industria per l’economia e il mercato del lavoro, della rilevanza della stessa per l’ambiente (riduzione dell’emissione di CO2), dell’interesse per il paese ad avere un mercato senza troppe regole per favorire la competizione e gli investimenti, e dell’incertezza sulle prove scientifiche che mettono in relazione bevande zuccherate e salute. Per quanto riguarda le legislazioni alternative, i due rappresentanti dell’industria erano entrambi sostenitori di codici di condotta volontari, soprattutto per quanto riguarda il marketing nei confronti di bambini e adolescenti.
Queste strategie di lobby sembrano essere universali, tanto che esiste una specie di protocollo standardizzato per identificarle e monitorarle.[2] Un commento all’articolo sul caso brasiliano propone di usarlo in altri paesi per costruire un database che sia utile per azioni di contrasto a quelli che ormai sono noti come determinanti commerciali della salute.[3] Gli autori del commento, nel considerare l’associazione causale tra bevande zuccherate e obesità, ma anche quella tra qualsiasi altro prodotto industriale (tabacco, alcol, cibi ultra processati, etc.) e gruppi di malattie non trasmissibili, identificano nelle cosiddette compagnie transnazionali (o multinazionali che dir si voglia) il vettore di malattie, proprio come l’acqua e le zanzare per alcune malattie trasmissibili. E come la lotta al colera e alla malaria deve comprendere un controllo sui vettori, così quella alle malattie trasmissibili deve comprendere sorveglianza e regolamenti per prevenire o limitare i danni causati dalle compagnie transnazionali. In conclusione, un articolo e relativo commento che consiglierei coloro che prendono decisioni di salute pubblica di leggere attentamente.
A cura di Adriano Cattaneo
1. Brandão Mariath A, Bortoletto Martins AP. Sugary drinks taxation: industry’s lobbying strategies, practices and arguments in the Brazilian Legislature. Public Health Nutrition 2022;25:170-9
2. Mialon M et al. A proposed approach to systematically identify and monitor the corporate political activity of the food industry with respect to public health using publicly available information. Obes Rev 2015;16:519-30
3. Crosbie E, Florence D. Expanding our understanding of industry opposition to help implement sugar-sweetened beverage taxation. Public Health Nutrition 2022;25:180-2