La Commissione Europea (CE) sta sviluppando una direttiva che potrebbe portare alla messa al bando di alcune sostanze chimiche che agiscono da interferenti endocrini e che sono potenzialmente dannose per la salute umana e animale. Queste sostanze si trovano in numerosissimi prodotti industriali delle più svariate categorie e tendono a concentrarsi nella catena alimentare, al vertice della quale vi è l’essere umano. Oltre a questa porta d’entrata principale, l’esposizione agli interferenti endocrini può avvenire anche, in minor grado, per via cutanea e respiratoria. L’industria non vede di buon occhio lo sviluppo di questa direttiva e ha di conseguenza messo in azione la sua lobby con l’intento di bloccarla, o di ritardarla, o di renderla meno radicale. Una delle tecniche di lobby più usate dall’industria consiste nel far parlare a suo nome scienziati e ricercatori di fama.
Il portale ambientalista Environmental Health News (EHN) ha reso noto il 23 settembre 2013 i risultati di una sua inchiesta secondo la quale 17 dei 18 scienziati, nonché direttori responsabili delle riviste, che avevano criticato, in una lettera pubblicata in contemporanea da 18 tra le più importanti riviste di tossicologia,(1) il piano della CE sulla messa al bando degli interferenti endocrini avevano stretti legami con l’industria.(2) I conflitti d’interesse dei 17 scienziati riguardavano finanziamenti per la ricerca ricevuti da e consulenze fatte per l’industria chimica, farmaceutica, dei cosmetici, del tabacco, dei pesticidi e delle biotecnologie. Secondo l’inchiesta di EHN, la lettera, che criticava la bozza di direttiva come “senza fondamento scientifico” e “sfida al buon senso, alla scienza e ai principi per la valutazione del rischio”, aveva come obiettivo specifico bloccare lo sviluppo della nuova direttiva. I 17 scienziati hanno ovviamente negato, dicendo che spostare l’attenzione sul conflitto d’interesse significava non dare il giusto peso alle loro argomentazioni. A loro sostegno è arrivata la lettera di altri 71 scienziati, 40 dei quali con dichiarati conflitti d’interesse, che chiedevano alla professoressa Anne Glover, principale consulente della CE sul tema, di intervenire per dirimere la questione e dare appoggio ai 18 scienziati.(3)
Ma altri 40 scienziati, senza conflitti d’interesse, hanno analizzato queste argomentazioni in una specie di risposta collettiva pubblicata su Environmental Health,(4) nella quale scrivono che la lettera “ignora le prove scientifiche e i largamente accettati principio per la valutazione del rischio chimico legato all’esposizione a interferenti endocrini”. Ma non basta: una settimana dopo altri 104 scienziati e direttori responsabili di riviste, tra i quali il direttore della rivista Endocrine Disruptors, hanno pubblicato un ulteriore articolo su Endocrinology nel quale affermano che “la lettera [dei 18 scienziati] fa un pessimo servizio alla CE, alla scienza, inclusa la tossicologia, e, ancora più importante, alla sanità pubblica”.(5)
Cosa ha fatto la CE nel frattempo? Il testo definitivo della proposta di direttiva doveva essere reso pubblico entro la fine del 2013. Non lo è stato. L’azione di lobby, che probabilmente andava ben oltre la pubblicazione della contestatissima lettera, ha avuto qualche effetto, ha fatto almeno ritardare i lavori. La CE ha annunciato una lunga valutazione di impatto che procrastinerà la direttiva di almeno un anno e, probabilmente, ne modificherà i contenuti. Per scienziati e cittadino, valutazione di impatto si riferisce all’impatto sulla salute; per la CE e l’industria potrebbe riferirsi anche all’impatto sulla produzione, i profitti, il lavoro, il PIL.
Adriano Cattaneo
1. http://www.altex.ch/resources/open_letter.pdf
2. http://www.environmentalhealthnews.org/ehs/news/2013/eu-conflict
3. http://www.toxikologie.uni-wuerzburg.de/en/aktuelles/meldungen/single/artikel/letter-to