Nello stesso numero di Public Health Nutrition uno studio valuta l’efficacia di un’iniziativa di autoregolamentazione per la pubblicità di cibi e bevande in Canada.(1) Gli autori cercano di capire se questa iniziativa limita la pubblicità di prodotti non salutari sui 10 siti internet più visitati dai bambini tra i 2 e gli 11 anni d’età.
Gli autori hanno misurato la frequenza dei banner e dei pop-up pubblicitari tra giugno 2015 e maggio 2016. Hanno anche raccolto e calcolato le informazioni nutrizionali, per 100 grammi, dei prodotti pubblicizzati, per categorizzarli dal punto di vista qualitativo secondo i criteri dell’ufficio regionale per le Americhe dell’OMS e dei modelli di profili nutritivi della Gran Bretagna. Hanno poi comparato la qualità nutrizionale dei prodotti di ditte che aderivano all’iniziativa di autoregolamentazione della pubblicità rispetto a quelli di ditte che non aderivano. Sono stati circa 54 milioni le pubblicità di cibi e bevande viste sui 10 siti internet nel periodo studiato. La maggior parte di queste pubblicità, il 93,4%, erano per prodotti con eccesso di grassi, sale o zucchero semplice usando i criteri OMS; il 73,8% usando i criteri britannici. Le probabilità di pubblicizzare prodotti non salutari era più che doppia per le ditte che aderivano all’iniziativa di autoregolamentazione rispetto a quelle che non aderivano. In conclusione, l’autoregolamentazione non serve a nulla, se non a migliorare l’immagine che le ditte vogliono far percepire ai consumatori. La regolamentazione deve essere imposta per legge.
Traduzione di Adriano Cattaneo
- Potvin Kent M, Pauzé E. The effectiveness of self-regulation in limiting the advertising of unhealthy foods and beverages on children’s preferred websites in Canada. Public Health Nutrition 2018;21:1608:17