Il 40% degli studi clinici randomizzati controllati condotti in Canada non è pubblicato. La mancata pubblicazione comporta un bias di pubblicazione e di conseguenza decisioni cliniche meno informate. Partendo da questa osservazione, Morrow e coll. hanno effettuato uno studio qualitativo intervistando sperimentatori e coordinatori di ricerca con esperienza nella ricerca sui farmaci, membri di comitati etici con almeno un anno di esperienza nella revisione etica delle sperimentazioni, amministratori con conoscenza della divulgazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche, o in relazione con gli sponsor delle sperimentazioni, e soggetti adulti partecipanti a studi farmacologici nei 5 anni precedenti il colloquio.
L’analisi qualitativa, pubblicata su Clinical Therapeutics lo scorso dicembre,[1] è stata condotta sulle trascrizioni delle interviste ai 34 partecipanti e ha individuato diversi temi chiave correlati all’influenza dello sponsor nella pubblicazione dei dati.
Ciò che è emerso è che, sebbene la pubblicazione selettiva possa verificarsi per una varietà di ragioni, gli sperimentatori hanno riscontrato diversi casi in cui la pubblicazione dei dati è influenzata dallo sponsor. Le aziende hanno un incentivo più debole a pubblicare studi con risultati sfavorevoli e studi per prodotti che non saranno ulteriormente sviluppati. Trovarsi nella posizione di sponsor consente all’azienda di influenzare la pubblicazione in vari modi, dall’interruzione anticipata degli studi con mancata pubblicazione dei risultati, al possesso e controllo dell’accesso ai dati, alla negoziazione di accordi di sperimentazione clinica in studi multicentrici. Un’altra fonte di dati non pubblicati è rappresentata dalle sperimentazioni condotte internamente alle aziende.
I partecipanti all’intervista hanno parlato delle loro esperienze con sponsor che vanno dalle piccole aziende biotecnologiche alle grandi multinazionali del farmaco. Un problema specifico per le piccole imprese biotecnologiche era che in alcuni casi una ditta poteva fare affidamento su un unico prodotto e chiudere come azienda di fronte a risultati negativi, senza completare gli studi in corso o condividere i dati con i ricercatori per consentire la pubblicazione dei risultati. Per gli studi multicentrici, è stata evidenziata l’impossibilità da parte di uno sperimentatore di un sito di pubblicare i risultati sulla base di tutti i dati derivanti dallo studio multicentrico, quando lo sponsor e i leader del processo non li rendono disponibili. Inoltre, gli sperimentatori possono trovarsi a dover firmare contratti con clausole di riservatezza che non consentono la pubblicazione dei dati. Più in generale, il sistema della ricerca crea una dipendenza dai finanziamenti degli sponsor del settore che può indebolire la capacità dei ricercatori e degli istituti di ricerca di negoziare con lo sponsor condizioni che garantiscano in modo più completo i diritti di pubblicazione.
Tutto ciò suggerisce che gli incentivi commerciali sono un importante fattore sottostante che contribuisce alla distorsione della pubblicazione negli studi sponsorizzati dall’industria. Un esempio specifico degli effetti di tale distorsione è fornito da una revisione sulla trasparenza degli studi clinici che ha evidenziato come la pubblicazione selettiva di studi sull’antinfluenzale oseltamivir ne abbia esagerato l’efficacia nel prevenire le complicazioni influenzali, condizionando la decisione di approvvigionamento del farmaco. Allo stesso modo, dalla mancata pubblicazione dei risultati delle prime fasi di sviluppo di un farmaco potrebbero derivare criticità maggiori sia nell’ambito di successivi studi clinici sia nella pratica clinica. Un esempio in tal senso è fornito dalla mancata pubblicazione dei dati di uno studio di fase I su un anticorpo monoclonale simile al TGN1412. Se i dati di sicurezza fossero stati pubblicati, probabilmente si sarebbe potuta evitare la sindrome da rilascio di citochine con insufficienza multiorgano occorsa in 6 volontari sani di uno studio condotto una decina d’anni dopo su TGN1412. E con risvolti nella pratica clinica si può far riferimento alla tardiva pubblicazione di un piccolo studio, condotto nel 1980 sull’antiaritmico lorcainide in pazienti con sospetto infarto miocardico acuto, che aveva riscontrato un aumento del rischio di morte nel gruppo di trattamento rispetto al placebo. Lo sviluppo commerciale del farmaco fu sospeso. Se fosse stato pubblicato prima, piuttosto che con un ritardo di oltre un decennio, i risultati dello studio avrebbero potuto scoraggiare la prescrizione di routine di altri farmaci antiaritmici alle persone con attacchi di cuore, che si stima abbiano portato a più di 100.000 morti premature.
A cura di Ilenia De Carlo
1. Morrow RL et al. Industry sponsor influence in clinical trial reporting in Canada: a qualitative interview study. Clin Ther 2021 Dec 23; doi: 10.1016/j.clinthera.2021.11.019