Il BMJ ha scoperto che il General Medical Council (GMC, corrispondente alla nostra federazione degli Ordini dei Medici) investe in ditte di fast food, farmaci, assicurazioni sanitarie e cliniche private. Ne scrive uno studente di medicina dell’università di Dundee e St Adrews, in Scozia. [1]
Anche in questo caso, è stato usato il FOIA (vedi sopra). Si è scoperto che il GMC ha investito:
- quasi un milione di euro in azioni di Nestlé, McDonald’s, Starbucks, PepsiCo, Coca-Cola e Unilever;
- quasi 1.4 milioni in azioni di Abbott, Novo Nordisk, AstraZeneca, Merck, Roche e altre ditte farmaceutiche minori;
- oltre mezzo milione in assicurazioni e cliniche private come Humana Health e United Health Group;
- quasi 1.5 milioni in ditte produttrici di dispositivi medici come Edwards Lifesciences, Thermo Fisher Scientific, Medtronic e Intuitive Surgical, che fabbrica e vende sistemi chirurgici robotici come il Da Vinci.
I fondi investiti derivano dai pagamenti dei medici al GMC, che sono obbligatori. Per iscriversi ci vogliono 161 sterline, per la quota annuale ce ne vogliono 420. In Gran Bretagna ci sono quasi 140.000 medici. Molti dei quali, venuti a conoscenza degli investimenti di cui sopra, hanno protestato: noi dobbiamo curare i danni causati da cibi e bevande malsani, mentre il nostro ordine investe su chi li produce e li vende; noi facciamo funzionare il sistema sanitario pubblico, il nostro ordine investe su quello privato. Il GMC si difende dicendo che l’obiettivo degli investimenti è mantenere o aumentare il valore dei fondi di cui dispone, provenienti dalle quote pagate dai medici; vederli sfumare o svalutare andrebbe contro l’interesse dei medici stessi. Le regole del GMC impediscono di investire nell’industria di armi, tabacco e fossili, ma non in altre industrie e imprese. Dopo queste rivelazioni del BMJ è probabile che queste regole cambino, per investimenti più etici. E in Italia?
A cura di Adriano Cattaneo
1. MacDonald R. GMC is criticised for investments in Nestlé and McDonald’s. BMJ 2023;380:p580