L’uomo più odiato d’America

Dal 1981 la rivista francese Préscrire assegna un premio, pillule d’or, al miglior farmaco dell’anno. La commissione designatrice è molto selettiva e richiede che il farmaco rappresenti una reale innovazione rispetto all’esistente. Non sempre infatti il premio è stato assegnato; ad esempio dal 1998 al 2007 non c’è stato alcun vincitore. Per la cronaca nel 2020 è stato scelto il vaccino anti Ebola.

Dal 2017 il Lown Institute[1] ha pensato di fare l’opposto assegnando un premio, denominato Martin Shkreli Award,[2] a 10 esempi eclatanti di profitto a spese dei pazienti e di disfunzioni dell’assistenza sanitaria negli USA.[3] I prescelti sono selezionati da una giuria composta da medici, esperti di politica sanitaria, giornalisti e pazienti. Qualche giorno fa sono stati pubblicati i vincitori degli Shkreli Awards 2021, definiti ‘profittatori innovativi’ poiché hanno studiato le tattiche migliori per depredare il sistema sanitario e danneggiare i pazienti. Tra i 10 vincitori, oltre a ospedali e istituzioni pubbliche, compaiono alcune aziende farmaceutiche, come del resto era da aspettarsi, che vanno menzionate.

Al decimo posto alcune aziende di piccole dimensioni che sono state vendute ad altre in un gioco di scatole cinesi, facendo lievitare il prezzo dell’indometacina fino a 345$ per ciascuna supposta. Un esempio lampante, è stato il commento, di come negli USA il prezzo dei farmaci sia completamente slegato dal loro valore clinico. Gary Schwitzer, un giornalista che si occupa di politiche sanitarie, ha espresso un commento più diretto: i pazienti se la sono presa nel cxxx.

Al nono posto si sono classificate Biogen e Teva, che hanno cercato di aumentare artificiosamente le vendite di farmaci particolarmente costosi aggirando illegalmente l’ostacolo rappresentato dalla quota a carico del paziente. Lo hanno fatto finanziando enti di beneficenza e associazioni di pazienti (sclerosi multipla) che se ne assumessero i costi.

Al quarto posto troviamo Merck con il suo farmaco anti COVID molnupinavir, approvato da FDA per l’uso in emergenza nonostante abbia dimostrato di ridurre solo modestamente la durata della degenza e i decessi nelle persone con forme lievi. Merck ha ottenuto un prezzo di 718$ sebbene la produzione sia stata in gran parte finanziata da fondi pubblici e il farmaco non costi all’azienda più di 18$.

Al secondo posto la famiglia Sackler, proprietaria di Purdue Pharma, per il marketing aggressivo del suo oxycontin, che ha contribuito in modo sostanziale alla crisi degli oppioidi negli USA. Con un accordo nella procedura fallimentare i proprietari hanno ricevuto immunità da future cause civili, senza dover ammettere alcun illecito, dietro pagamento di 4.3 milioni di $ della loro fortuna valutata 11 miliardi $. In ogni caso il contenzioso sembra sia ancora aperto, dopo che un giudice federale ha respinto l’accordo nel dicembre scorso. Purdue ha dichiarato che intende presentare ricorso. La crisi degli oppioidi avrebbe provocato negli USA un costo sociale stimato in oltre un trilione di dollari nel 2017. Ne abbiamo parlato nella lettera di febbraio.

Al primo posto niente meno che FDA per lo scandalo nell’approvazione di un farmaco per il morbo di Alzheimer, di cui abbiamo riferito nella lettera di novembre, l’adacunumab. Il farmaco della Biogen ha dimostrato di ridurre in modo significativo le placche amiloidi, tipica manifestazione della malattia, ma secondo molti esperti manca un nesso causa effetto con il rallentamento del declino cognitivo. Secondo STAT news l’approvazione dell’adacunumab sarebbe stata ‘facilitata’ da FDA con suggerimenti ad hoc al produttore.

A cura di Giovanni Peronato

1. Lown Institute (https://lowninstitute.org/) è una fondazione in memoria del famoso cardiologo premio Nobel Bernard Lown, antesignano dell’idea di una medicina al servizio del paziente, per proteggerlo dagli eccessi di interventismo in ambito cardiologico. Usava dire ai suoi allievi: fa’ di tutto per il paziente, fa’ il meno possibile al paziente.

2. Martin Shkreli, 38 anni, noto speculatore finanziario e manager nel settore farmaceutico, definito “l’uomo più odiato d’America”. Il 14 gennaio scorso è stato condannato da un giudice federale USA alla restituzione di 64 milioni di dollari guadagnati aumentando illegalmente il prezzo di un farmaco usato per curare la toxoplasmosi in donne gravide e soprattutto in pazienti oncologici e con AIDS. La sentenza prevede anche che non possa più operare nel settore farmaceutico per il resto della vita. BBC news riferisce i fatti che risalgono al 2015, quando fu arrestato da FBI per frode. Attraverso l’acquisto di Turing Pharmaceutics contribuì a incrementare di colpo il prezzo di vendita del daraprim da 13,50 a 750$ alla compressa e inoltre concluse accordi per bloccare la vendita di generici dello stesso farmaco. All’epoca era proprietario della ditta Vera Pharmaceutics e dichiarava: “Se c’è un’azienda che vende Aston Martin al prezzo di una bici, compriamo quell’azienda e chiediamo di farci pagare al prezzo di una Toyota, non penso che questo sia un crimine”. Si era ‘specializzato’ nell’acquisto di piccole aziende produttrici di farmaci di nicchia per metterli nel mercato a prezzi gonfiati. Nel 2020 ha chiesto la libertà vigilata per tre mesi allo scopo di ricercare un farmaco anti COVID, che avrebbe distribuito gratuitamente, ma il giudice non l’ha concessa.

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