Nuova Zelanda: i populisti decidono di abrogare la legislazione anti-fumo

Il partito populista New Zealand First, entrato da poco nella coalizione di governo, ha ottenuto l’abrogazione della legislazione anti-fumo del 2022, motivandola con il fatto che stava producendo una riduzione non più sostenibile delle entrate fiscali. La legge infatti avrebbe già prodotto minori entrate all’erario per circa 1 miliardo di US$. In Aotearoa (Nuova Zelanda) vivono 5 milioni di abitanti, dei quali 13 muoiono ogni giorno per cause correlate al fumo di tabacco. Nella minoranza Maori il 26% degli adulti fuma, una media tre volte più alta che nei corrispondenti adulti europei. Si tratta di un gruppo di popolazione particolarmente soggetto a multi-morbidità con attesa di vita più ridotta, in parte certamente a causa del fumo.

Per questo era stata approvata la pionieristica legislazione anti fumo, che avrebbe portato ad una nazione smoke free entro il 2025. Queste norme, che hanno ispirato i recenti provvedimenti del primo ministro Sunak in UK, avrebbero gradualmente ridotto le vendite di sigarette da 6.000 a 600 sul territorio nazionale, con una parziale denicotinizzazione del tabacco e il divieto di fumo per i nati dal 1° gennaio 2009 in poi. Una volta messe a regime, queste norme avrebbero portato a un risparmio di circa 1.3 miliardi di US$ nei successivi 20 anni, con una riduzione attesa di mortalità del 22% nelle donne e del 9% tra gli uomini.[1]

In una recente intervista radiofonica su un importante canale nazionale, il ministro della salute ha dichiarato di recente che le nuove misure anti-fumo verteranno invece sull’implementazione del vaping, che si è dimostrato essere un valido ausilio per smettere di fumare. Inoltre, nelle confezioni delle sigarette elettroniche sarà prevista l’introduzione di kit educativi anti-fumo. Ha aggiunto che la drastica riduzione dei punti vendita avrebbe dato spazio al mercato illegale nonché ad atti vandalici per procurarsi il fumo.

Questa mossa governativa è stata fortemente contrastata dall’autorità sanitaria Maori, già preoccupata per l’aumentata popolarità del vaping tra i giovani, in particolare fra le ragazzine di 14-15 anni, aumento passato dal 5% del 2019 al 25% del 2022. Il direttore del centro di ricerca Maori, A. Boulton, ha dichiarato al BMJ che la nuova legislazione avrebbe evitato 8150 morti entro il 2040, un terzo delle quali tra le donne Maori.[2] La comunità si è espressa oramai da 20 anni per una nazione smoke free: “non vogliamo che il fumo mini la salute delle nuove generazioni Maori, che hanno il diritto a essere protette anche dai danni da nicotina, in qualunque forma essa venga somministrata. In caso contrario i nostri ragazzi saranno inesorabilmente condannati a gravi danni alla salute e ad una morte precoce.”[3]

Questo è quanto ho letto e riportato, ma, commentando a margine, nessuno mi toglie il sospetto che il ministro della salute sia stato fortemente influenzato dalla lobby del tabacco, che sta investendo molto per la transizione verso il tabacco riscaldato o il vaping. Ne abbiamo più volte parlato nella lettera, è un esempio lampante di come i determinanti commerciali possano influenzare la salute in forma silenziosa.

A cura di Giovanni Peronato

1. https://tobaccocontrol.bmj.com/content/early/2023/01/10/tc-2022-057655

2. Boulton A. New Zealand’s decision to scrap anti-smoking legislation will do immeasurable harm. BMJ 2023;383:p2956

3. www.theguardian.com/world/2023/nov/27/new-zealand-scraps-world-first-smoking-generation-ban-to-fund-tax-cuts

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