1984: i buoni propositi del New England Journal of Medicine

Il 1984 non è solo l’anno in cui George Orwell ambienta il suo più famoso romanzo, ma anche la data in cui il NEJM pubblica un editoriale dove si parla di conflitto di interessi (CdI). Sembra sia la prima volta in assoluto che questo temine è stato usato in una rivista biomedica. Ecco alcuni passaggi significativi.[1]

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L’Unione Europea e gli Stati membri devono impegnarsi per una maggiore trasparenza a beneficio dei pazienti

La necessità della trasparenza è raccontata in due animazioni prodotte da Health Action International, un’organizzazione internazionale che ha tra i suoi obbiettivi l’educazione dei cittadini a una maggiore comprensione delle questioni fondamentali che riguardano le politiche sui farmaci. Le animazioni sono brevi e semplici, e possono sembrare idonee alla divulgazione in una scuola media. Forse sono questi gli occhi necessari per mostrare la nudità del re, dato che il sistema che Health Action International si sforza di raccontare è quello in vigore in Europa nel 2022.

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L’uomo più odiato d’America

Dal 1981 la rivista francese Préscrire assegna un premio, pillule d’or, al miglior farmaco dell’anno. La commissione designatrice è molto selettiva e richiede che il farmaco rappresenti una reale innovazione rispetto all’esistente. Non sempre infatti il premio è stato assegnato; ad esempio dal 1998 al 2007 non c’è stato alcun vincitore. Per la cronaca nel 2020 è stato scelto il vaccino anti Ebola.

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Metropolitan Museum, New York

Nelle nostre Lettere non periodiche ci siamo occupati spesso dell’epidemia di decessi da uso di oppioidi negli USA. Abbiamo riferito delle responsabilità dei produttori, e in particolare della ditta Purdue Pharma, nello spingere senza nessuno scrupolo per un aumento ingiustificato dell’uso di questi farmaci. Abbiamo anche denunciato la condiscendenza più o meno consapevole di molti medici. Questa notizia che ci arriva da New York ci consola, almeno in parte.

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Covid19: quale vaccino per la terza dose?

Sembra ormai appurato che per proteggere gli individui dalle conseguenze più gravi della Covid19 sia necessario somministrare delle dosi di richiamo. Tale somministrazione, raccomandata dapprima a 6 mesi dalla seconda dose, tende a essere anticipata a 5, 4 o addirittura 3 mesi a seconda dell’andamento della pandemia, della frequenza di decessi e casi gravi, e dei dati riguardanti la diminuzione della protezione nel tempo.

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La 3a dose di vaccino antiCovid-19? Per (quasi) tutti è una scelta, non un obbligo

L’articolo precedente ( Covid-19: quale vaccino per la terza dose? ) apre e chiude in modo condivisibile: “Sembra ormai appurato che per proteggere dalle conseguenze più gravi della Covid19 siano necessarie dosi di richiamo. Tale somministrazione, raccomandata dapprima a 6 mesi dalla seconda dose, tende a essere anticipata a 5, 4 o addirittura 3 mesi…”; e “In conclusione, tutti e 7 i vaccini usati per la dose di richiamo hanno aumentato la risposta immunitaria, ma con differenze quantitative da considerare per la scelta del vaccino, ammesso che questa non sia obbligata…”.

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Mappare i conflitti di interessi: una perlustrazione

Gli autori di un articolo pubblicato sul BMJ si danno l’ambizioso obiettivo di identificare tutti i legami conosciuti tra l’industria della salute e l’ecosistema sanitario.[1] A questo scopo, hanno rivisto tutta la letteratura sull’argomento, dopo aver consultato degli esperti, e hanno creato una mappa (vedi figura) che rappresenta tutta la ragnatela di legami tra mercato e salute.

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Salute mentale e conflitti di interessi

Da qualche anno a questa parte la salute mentale della popolazione sta entrando nel dibattito delle politiche governative sulla salute pubblica, ma non solo. Ne sono testimonianza, ad esempio, il focus sulla salute mentale durante il recente G20 sulla salute e la convocazione della seconda Conferenza Nazionale sulla Salute Mentale di giugno 2021, esito e rilancio di un percorso partecipativo, voluta dal Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale recentemente istituito dal Ministero della Salute, oltre che il recente Summit Mondiale sulla Salute Mentale del 5 e 6 ottobre, ospitato dalla Francia e che il prossimo anno si svolgerà a Roma.

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Quando le linee guida sono inappropriate

In una ricerca apparsa sul BMJ,[1] gli autori hanno preso in considerazione tutte le linee guida (LG) di AHA/ACC (American Heart Association/Americam College of Cardiology) e di ASCO (American Society of Oncology), fino a marzo 2021, e le centinaia di relative raccomandazioni da esse derivate. Hanno poi valutato la qualità di quelle basate su prove scientifiche (di qualità elevata o almeno moderata) e di quelle in cui le prove erano di bassa o decisamente scadente qualità, validate soltanto da un consenso di esperti.

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Effetti avversi dei vaccini a mRNA negli adulti

La Lettera 95 (settembre 2021) aveva affrontato il tema del “Vaccino anti-Covid Moderna per gli adolescenti”, evidenziando nel RCT registrativo [1,2] un grave sbilanciamento tra il numero di soggetti da vaccinare per evitare un caso di Covid-19 sintomatico e senza ricoveri dichiarati (Numero che è Necessario Vaccinare, NNV = 310) o un’infezione asintomatica (NNV = 200) e quello per causare una reazione avversa grave o “severe” (NNV, o meglio NNH, cioè Number Needed to Harm, = 3,9). I dati di v-safe , il sistema di sorveglianza più simile a una sorveglianza attiva, impostato dai Centers for Disease Control/CDC USA, [3] mostrano sostanziale coerenza con quelli della sorveglianza attiva effettuata nel RCT del vaccino Moderna.

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