Interazioni tra non medici e industria

Una recente revisione sistematica analizza il tipo e le implicazioni delle interazioni tra professionisti non-medici e industria nella pratica clinica.(1) L’articolo e il relativo editoriale, giustamente intitolato “stessa canzone, diverso pubblico”,(2) sono liberamente scaricabili dal sito di Plos Medicine e il lettore interessato potrà leggerli in versione originale, compresi i dettagli metodologici. La revisione della letteratura riguarda il periodo dal 1946 a giugno 2013 e sono stati inclusi articoli riguardanti le interazioni dell’industria con i professionisti non-medici: infermieri, professionisti con competenza prescrittiva (infermieri prescrittori, infermieri specialisti, ostetriche, infermieri di anestesia), assistenti-medico, farmacisti, dietisti, fisioterapisti e terapisti occupazionali.

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Riviste scientifiche: sì o no?

Le riviste scientifiche dovrebbero smetterla di pubblicare ricerche sponsorizzate dall’industria farmaceutica? È un quesito che il BMJ ha posto a Richard Smith (già direttore della rivista), Peter Gøtzsche (direttore del centro Cochrane di Copenhagen) e a Trish Groves (responsabile delle ricerche del BMJ); i primi due hanno risposto con un “sì”, il terzo con un “no”.(1) Vediamo di sintetizzare il loro ragionamento.

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H1N1: gli scienziati avevano legami con l’industria

La Gran Bretagna ha speso circa un miliardo di sterline in farmaci antivirali e vaccini nel corso della pandemia di influenza H1N1 del 2009/10.(1) Un’analisi su articoli di stampa ha rivelato che gli accademici che promuovevano l’uso di antivirali, mettendo in evidenza i rischi dell’influenza, avevano più probabilità di avere legami con l’industria rispetto a quelli che non raccomandavano l’uso di questi farmaci.(2)

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GlaxoSmithKline smetterà di pagare i medici per pubblicizzare i farmaci

Ne parla il New York Times del 16 dicembre 2013. Andrew Witty, amministratore delegato della GSK, ha dichiarato che, per “stare al passo con i cambiamenti in corso nel mondo”, la sua azienda non pagherà più i medici per fare promozione dei suoi prodotti e i suoi rappresentanti non verranno più remunerati in base al numero di prescrizioni fatte dai medici. L’annuncio, il primo del genere da parte di una grande ditta farmaceutica, arriva in un momento particolarmente delicato per il gruppo: in Cina è in corso un’indagine per corruzione e GSK è accusata di avere pagato illegalmente medici e funzionari governativi per incrementare le vendite dei suoi farmaci. Witty, sostenendo che l’inchiesta cinese non ha nulla a che fare con la sua decisione (anche se dall’inizio dell’indagine le vendite dei suoi prodotti sono notevolmente calate), ha spiegato che dopo 40 anni è ora di cambiare modalità operative per renderle più efficaci. In pratica sarebbero ormai fuori moda le conferenze tenute da medici stimati che parlano ai colleghi in favore dei farmaci delle aziende.

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Le scuse del BMJ

Nella Lettera n. 28 del Dicembre 2013 avevamo dato notizia del divorzio tra Big Pharma e un gruppo di 19 sigle che con la stessa avevano firmato una discutibilissima guida alla collaborazione tra medici e industria. A margine della notizia vi era un commento di Ben Goldacre che si chiedeva come avesse potuto il BMJ cadere nel tranello e pubblicare la guida. Alla domanda di Goldacre ha cercato di rispondere la direttrice del BMJ, Fiona Godlee.(1)

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La proposta degli studenti dell’Università del Colorado

Spinti dalla vivace discussione apertasi in questi ultimi anni nella letteratura medica e tra le associazioni professionali, ma soprattutto dall’entrata in vigore del Sunshine Act, gli studenti della facoltà di medicina dell’Università del Colorado hanno approvato nel maggio 2011 delle linee guida interne sulla trasparenza nelle relazioni con l’industria:(1) Continua la lettura di La proposta degli studenti dell’Università del Colorado

Collaborazione con Big Food e Big Drink

Uno dei campi nei quali è più probabile che si ricorrerà a partenariati pubblico/privato è il controllo delle malattie non trasmissibili (respiratorie croniche, cardiovascolari, diabete, tumori), destinate a diventare prioritarie non solo nel mondo ricco, dove lo sono già, ma anche in quello povero. I principali attori del settore privato sono le multinazionali degli alimenti (Big Food) e delle bevande (Big Drink). Queste multinazionali sono additate da innumerevoli prove scientifiche come co-responsabili dell’elevata incidenza, mortalità e morbosità di molte malattie non trasmissibili, e dell’obesità che soggiace a molte di esse.

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Una rete globale per la ricerca sulle malattie non trasmissibili. Ma chi paga?

Un collettivo di autori capitanato da Richard Smith presenta, in un commento pubblicato sul Lancet,(1) una rete globale per promuovere ricerca che valuti strategie innovative per il controllo dell’attuale pandemia di malattie non trasmissibili. La rete comprende 11 centri per un totale di 120 istituzioni di ricerca in 30 paesi; 4 centri sono in Asia (Cina, Bangladesh, 2 in India), 3 in Africa (Tunisia, Kenya, Sud Africa), e 4 in America Latina (Messico, Guatemala, Peru, Argentina). Alcuni centri lavorano anche per i paesi vicini. La rete è stata creata nel 2008.

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L’EMA vince il ricorso sulla trasparenza dei dati

All’annuncio dell’intenzione di rendere pubblici i dati sui trial clinici dell’adalimumab, un farmaco per l’artrite reumatoide, l’EMA era stata diffidata dal farlo dalle due ditte USA implicate, la AbbVie (ex Abbott) e la InterMune (biotecnologie). La diffida era stata accettata da un tribunale. Ma il 5 Dicembre 2013 la corte d’appello dell’Unione Europea ha però annullato la sentenza di primo grado, permettendo così all’EMA di procedere con la pubblicazione dei dati.

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Accordo raggiunto in Europa sulla registrazione dei trial clinici

La notizia ci viene data dalla campagna AllTrials (http://www.alltrials.net/2013/clinical-trials-regulation-europe-breaking-news/). Glenis Willmott, laburista, europarlamentare del gruppo dei Socialisti democratici, sta guidando l’iniziativa sulla legislazione comunitaria riguardante la registrazione dei trial clinici. Il comitato dei rappresentanti di tutti i paesi membri ha approvato il testo del regolamento il 20 dicembre 2013. Questo andrà ratificato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dei Ministri, probabilmente nei primi mesi del 2014.

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Alcune industrie del farmaco lanciano un portale per l’accesso ai dati dei trial clinici

Il 3 Gennaio 2014 la campagna AllTrials ha annunciato il lancio di un nuovo portale per i ricercatori che vogliono accedere ai dati, resi anonimi, degli studi clinici al livello dei singoli pazienti (http://www.alltrials.net/2014/3559/). GSK, Roche, Boeringer Ingelheim, Sanofi e ViiV Healthcare sono le 5 aziende che per prime hanno intrapreso la strada della trasparenza e hanno invitato anche le altre a fare lo stesso.

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Mettere GlaxoSmithKline alla prova sulla paroxetina

Quando il Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (JAACAP) pubblicò lo studio 329 nel 2001,(1) i caporedattori non sapevano che l’articolo avrebbe dato inizio a una controversia non solo sull’uso della paroxetina nei bambini, ma anche sui dati nascosti nei trial clinici. Una controversia continuata fino ai giorni nostri.

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