Con pandemia sale fiducia vaccini, per 9 su 10 sono sicuri, parola di Pfizer

ROMA, 14 giugno 2022, 19:47 ANSACOM
Dopo la pandemia di Covid-19, è salita la fiducia degli italiani verso i vaccini: per 9 su 10 sono strumenti sicuri ed efficaci per contrastare le malattie infettive, per il 33% il livello di fiducia durante la pandemia è aumentato, soprattutto negli uomini, nelle Regioni del Sud e tra la generazione Z. è quanto emerge dall’indagine sul livello di fiducia degli italiani nei confronti delle vaccinazioni, realizzata da The European House – Ambrosetti e dal Centro Interdipartimentale per l’Etica e l’Integrità nella Ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), in collaborazione con SWG, presentata oggi a Roma nel corso di un evento realizzato con il contributo non condizionante di Pfizer
(grassetto non presente nell’originale).

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Vaccini per Covid-19: conseguenze non volute di obblighi, green pass e restrizioni

La pandemia ci ha purtroppo offerto periodi tragici. Tutti ricordiamo gli ospedali pieni, la mancanza di cure intensive per tutti, la conta dei morti, i camion militari con le bare. Ci ha offerto anche dei periodi caldi, quando si è iniziato a vaccinare e ci sono state proteste e manifestazioni contro obblighi e green pass. Delle conseguenze non volute, ma qualcuno dirà sicuramente che erano volute, di queste imposizioni scrivono gli autori di un articolo pubblicato su BMJ Global Health.[1]

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I non vaccinati morirebbero sette volte di più? Sì… e No. Dati fuori contesto si prestano a usi strumentali

Il Report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) del 20 luglio riporta che “il tasso di mortalità standardizzato per età della popolazione ≥12 anni, dal 27 maggio al 26 giugno 2022, è più alto nei non vaccinati di 4 volte rispetto ai vaccinati con ciclo completo da ≤120 giorni e di 6,5 volte rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster”. Il messaggio risulta però fuorviante, per i motivi che seguono.

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Sunshine act italiano: è legge

Dopo alcuni anni di giacenza presso le apposite commissioni parlamentari e un lento andirivieni tra Camera e Senato, il 31 maggio 2022, in sordina rispetto a dibattiti politici nazionali ed internazionali più rilevanti, il parlamento ha dato il via libera definitivo al cosiddetto Sunshine Act italiano. Il vero nome della legge è: Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie.

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Sunshine act all’italiana

Si tratta sicuramente di un passo in avanti verso una maggiore trasparenza per i rapporti tra industria della salute (imprese produttrici) e sistema sanitario nazionale (operatori, istituzioni, organizzazioni). La legge impone, infatti, di notificare e rendere pubblici gli accordi, le convenzioni e le erogazioni in denaro, beni, servizi o altre utilità effettuate da un’impresa produttrice in favore di soggetti, istituzioni e organizzazioni che operano nel settore della salute (art. 3).

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Professionisti della salute e promozione da parte dell’industria

Il problema dell’influenza delle industrie farmaceutiche sulle scelte terapeutiche dei clinici dell’età evolutiva è purtroppo spesso poco conosciuto, e quindi sottovalutato. In una relazione tecnica riguardante l’argomento, pubblicata sulla rivista Pediatrics,[1] il Comitato sulla Bioetica dell’American Academy of Pediatrics (AAP) espone alcuni dati sull’argomento. In particolare, propongono elementi di monitoraggio dei metodi messi in atto dai rappresentanti dell’industria per influenzare i medici. Questi ultimi dovrebbero essere consapevoli degli effetti di tali influenze, al fine di effettuare scelte terapeutiche che siano sempre nell’esclusivo interesse degli assistiti.

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Come funziona il marketing digitale

Nell’editoriale della Lettera di maggio 2022 avevamo riportato la reazione della SIP (Società Italiana di Pediatria) e della SIN (Società Italiana di Neonatologia) alla pubblicazione da parte dell’OMS di un rapporto sul marketing digitale dei sostituti del latte materno.[1] Questo rapporto può essere considerato come un seguito del documento pubblicato un paio di mesi prima e di cui abbiamo scritto nella Lettera di marzo 2022.[2] Ritengo che entrambi i rapporti siano molto importanti ed efficaci nello stimolare l’indignazione che le strategie e i metodi di marketing usati dalle ditte dovrebbero indurre in ogni cittadino che si occupi di salute pubblica. Si tratta di due letture essenziali per chi è interessato all’argomento.

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Terapia genetica dai costi esorbitanti, interessi dell’industria e diritto alla salute

Zolgensma (Onasemnogene abeparvovec) è il farmaco più costoso al mondo: 2.125.000 di $. È indicato per la terapia di alcuni tipi di atrofia muscolare spinale (Spinal Muscular Atrophy, SMA). Si tratta di un gruppo di rari disordini genetici a danno dei motoneuroni spinali e che in Europa colpiscono 550-600 bambini ogni anno. Il farmaco è somministrato un’unica volta nella vita del paziente ed è stato concepito per affrontare la causa genetica della malattia e sostituire la funzione del gene SMN1 mancante o non funzionante. Molto è stato scritto sul prezzo del farmaco, le incertezze sull’efficacia e le strategie degli stati per facilitare l’accesso al trattamento nei paesi ad alto reddito.

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Altre prove che la protezione vaccinale dall’infezione da SARS-CoV-2 si negativizza nel tempo (e quella da COVID grave si riduce…)

In premessa al mio articolo nella Lettera 103 chiedevo a una collega, che aveva destinato ingiurie a mie argomentazioni, di esprimere critiche scientifiche di merito: se per me convincenti, le avrei accolte pubblicamente, altrimenti avrei risposto nel merito. In carenza di argomenti, chiedevo una ritrattazione, e ho atteso. Purtroppo chi si occupa della pagina FB dei NoGrazie mi ha comunicato: “Mi spiace, ma sulla pagina FB dei NoGrazie il commento di Claudia Paoli è sparito. Non è stato possibile accedere alla sua pagina FB perché ha bloccato l’accesso”. Spiace anche a me che la collega non abbia accettato un confronto, né ritirato gli insulti. Per il futuro, ribadisco di essere interessato a discussioni costruttive, ma che sarò tempestivo nel reagire a ingiurie o diffamazioni.
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SIP, SIN e marketing digitale di alimenti per l’infanzia

Il 5 maggio 2022 la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Società Italiana di Neonatologia (SIN) hanno pubblicato una nota, firmata dai due presidenti e dai responsabili dei rispettivi gruppi di lavoro sull’allattamento, con la quale chiedono “al legislatore un’attenzione speciale per regolamentare tempestivamente il marketing digitale”.

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Mi usano per spingere i loro prodotti

In uno studio sudafricano, i ricercatori hanno intervistato 40 operatori sanitari dei settori pubblico e privato, in maggioranza pediatri, infermiere e medici di medicina generale (MMG), sui loro rapporti con l’industria dei sostituti del latte materno.[1] Si tratta di uno studio qualitativo e l’articolo è ricco di citazioni letterali di parti delle risposte degli intervistati. Vale la pena di riportare alcune di queste citazioni.

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CdI tra i membri del comitato consultivo per le linee guida USA 2020 sulla dieta

I lettori della nostra Lettera conoscono bene il problema della presenza di conflitti di interessi (CdI) tra gli autori di linee guida cliniche o di salute pubblica. Meno noto, anche se intuibile, è il ruolo dei CdI tra i membri dei comitati consultivi che spesso accompagnano il lavoro dei succitati autori. A fare un po’ di luce su questo problema ci ha pensato una ricerca pubblicata recentemente online, prima di passare al cartaceo.[1]

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Pubblicità di bevande zuccherate per bambini malintese dai genitori

Che l’assunzione di bevande zuccherate, soprattutto in bambini, contribuisca alla pandemia di obesità, ormai non lo nega più nessuno, salvo produttori, distributori e relativi vassalli, tante sono le prove scientifiche a sostegno di un’associazione causale. Tra gli interventi che possono contribuire a diminuirne il consumo, quelli legislativi hanno maggiore probabilità di essere efficaci e di evitare le disuguaglianze, o almeno di non farle aumentare, rispetto a quelli tendenti a modificare i comportamenti dei consumatori, solitamente recepiti prima e meglio dalle classi più ricche e istruite. Per questa ragione, 10 paesi europei, oltre a numerosi altri paesi nel mondo, hanno finora adottato una tassa sulle bevande zuccherate.

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L’influenza degli sponsor nel riportare i risultati di trial clinici

Il 40% degli studi clinici randomizzati controllati condotti in Canada non è pubblicato. La mancata pubblicazione comporta un bias di pubblicazione e di conseguenza decisioni cliniche meno informate. Partendo da questa osservazione, Morrow e coll. hanno effettuato uno studio qualitativo intervistando sperimentatori e coordinatori di ricerca con esperienza nella ricerca sui farmaci, membri di comitati etici con almeno un anno di esperienza nella revisione etica delle sperimentazioni, amministratori con conoscenza della divulgazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche, o in relazione con gli sponsor delle sperimentazioni, e soggetti adulti partecipanti a studi farmacologici nei 5 anni precedenti il colloquio.

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