Paura di mancare un congresso

McCartney M. Fear of missing out on conferences. BMJ 2017;359:j4515
La paura di mancare (in inglese fear of missing out, FOMO) è ciò che si sente quando si nota che altre persone sono sui social, a una festa, a un concerto o a un film, mentre tu non ci sei. Gli altri se la spassano meglio:, tu hai fatto una scelta sbagliata, o non sei stato invitato. Non c’eri e il tuo profilo Instagram, Twitter o Facebook non è bello come quello degli altri; hai perso qualcosa.

 

 

Forse questo non è importante, ma che dire della paura di perdere un congresso? Forse dovremmo chiamarla FOMOOC (fear of missing out on conferences).

A volte scorro Twitter e vedo hashtag furiosamente inviate da congressi che sembrano brillanti. Ci sono persone che twittano e mi piacciono, ma che non ho mai incontrato, o che ho incontrato e mi piacciono molto. Queste persone postano selfie di se stessi mentre danno lezioni magistrali, scrivono appunti, guardano poster interessanti o bevono cocktail dopo una sessione serale. Sono sola e non sono lì. Noi guardoni, e superiamo di gran lunga i partecipanti, ce li siamo persi.

Mentre sento che manco, sono altrettanto consapevole del fatto che i congressi sono inefficienti, ce ne sono già troppi e si stanno riproducendo. Noi che facciamo il lavoro clinico potremmo esserci, forse, una o due volte all’anno. Un viaggio ci potrebbe mangiare la metà del nostro salario di lavoratori part-time. Se si hanno delle responsabilità assistenziali, diventa ancora più complicato, e potrebbe essere necessario trovare un sostituto.

Alcune persone, evidentemente, non hanno problemi, visti gli infiniti twitter che mandano dai congressi. A volte mi sembra che ci siano alcune persone, impiegate dal SSN, il cui solo incarico è andare a congressi per twittare suggerimenti durante le pause. E quando riesco ad andare a un congresso posso finire alla sessione “sbagliata”, per poi vedere le persone che ho visto a colazione twittare dalla sessione “migliore” accanto.

I congressi sono i luoghi dove le persone si incontrano e dove si svolgono conversazioni private; e dove si gettano e si rafforzano, mediante reti invisibili, le basi del potere. In questo i congressi sono anti-democratici: i professionisti che non ci sono probabilmente non sanno ciò che si perdono. E tuttavia il Manel (ndt: gioco di parole per indicare un panel tutto maschile) è ben rappresentato negli eventi medici ed è emblematico della sotto-rappresentazione dei gruppi minoritari e delle donne.

Molti congressi rappresentano per le associazioni professionali entrate economiche chiave, spesso attraverso sponsor o stand pubblicitari. Questo può causare o meno problemi, a seconda di ciò che si presenta. Molti congressi non pagano gli oratori per la preparazione o le presentazioni. Questo va bene se l’oratore è uno di quegli impiegati del SSN che vanno in giro a parlare. Ma per molti altri medici significa usare ferie o giorni di riposo. Ciò può essere giusto e divertente in un’economia del regalo, ma quando non lo è, brucia. Molti pazienti, che gli organizzatori pensano essere lieti di un invito a parlare, hanno riferito delle difficoltà di andare a congressi quando ci sono anche salari da guadagnare. Infine, c’è un’enorme impronta di carbonio associata ai congressi, che si tratti di lenzuola d’albergo, aerei, auto o taxi.

Potremmo ridurre la FOMOOC riducendo il numero di congressi. Potremmo avere congressi interi in video streaming: perché un oratore dovrebbe fare lo stesso discorso in 10 congressi, quando potrebbe farlo online per sempre? Ma poi, la maggior parte del fascino dei congressi non sta negli oratori, ma nel vedere gente e avere il tempo di condividere e mettere assieme i nostri pensieri. Forse un po’ di tempo ogni giorno nei nostri luoghi di lavoro per vedere i nostri colleghi potrebbe aiutare?

Traduzione di Adriano Cattaneo