I risultati della ricerca biomedica rappresentano le basi sulle quali il medico fonda le sue conoscenze, l’approccio alla salute, alla malattia, alla terapia e – in ultima analisi – alle persone che si affidano alle sue “cure”. Per questo è assai condivisibile la preoccupazione espressa da alcuni ricercatori e direttori delle più importanti riviste mediche, per i problemi che si sono evidenziati nell’ultimo decennio.
Si riportano di seguito alcuni documenti rilevanti in ordine cronologico a partire dal più vecchio (si veda anche Finanziamenti dell’industria e risultati delle ricerche e Autori fantasma.
Editoriale congiunto del 2001
Nel 2001 venne pubblicato contemporaneamente dalle 11 principali riviste mediche, un editoriale che lanciava l’allarme per la crescente ingerenza degli interessi commerciali nella ricerca biomedica e il conseguente rischio per l’integrità della ricerca.
Leggi l’editoriale congiunto (tradotto in italiano sul sito del CIRB)
Leggi l’appello del CIRB (Coordinamento per l’integrità della ricerca biomedica)
Richard Smith, ex direttore del British Medical Journal, in un articolo pubblicato nel 2005 su PLoS Medicine, ha dichiarato che “la ricerca è ormai in gran parte inattendibile e le riviste mediche sono uno strumento di marketing delle compagnie farmaceutiche”.
Leggi l’articolo di Richard Smith
Leggi la sintesi in italiano di Guido Giustetto
Marcia Angell, ex direttore del New England Journal of Medicine attualmente docente all’Università di Harvard, in un articolo del 2008 sul JAMA, ha affermato che “la ricerca clinica sponsorizzata dall’industria, è un sistema guasto”.
Leggi l’extract dell’articolo di Marcia Angell
Leggi la sintesi in italiano di Luca Iaboli
Adriane Fugh-Berman, docente all’Università Georgetown di Washington, ha scritto nel 2008 su Open Medicine che “continuando su questa strada si potrebbe arrivare a invalidare tutta la letteratura medica, principale fonte del processo decisionale clinico”.
Leggi l’articolo di Adriane Fugh-Berman
Leggi la sintesi in italiano di Danilo Telò
Drummond Rennie, ex vicedirettore del New England Journal of Medicine e attuale vicedirettore del Journal of American Medical Association, ha dichiarato nel 2007 quanto segue:
“Quando la posta in gioco è alta, alcuni scienziati sono disponibili, in nome del prestigio, a tagliare, falsificare, plagiare, ingannare, mentire, truffare e buttar via la loro reputazione, semplicemente per produrre più pubblicazioni, avanzare nella loro carriera e, ovviamente, fare soldi” e ancora: “ … abbiamo scoperto un problema enormemente più importante: la distorsione massiva delle evidenze pubblicate dai ricercatori e dai loro sponsor entrambi influenzati dai soldi.”
Leggi l’articolo di Drummond Rennie
Lorenzo Tomatis, ricercatore che ha diretto per molti anni lo IARC (International Agency for Research on Cancer) di Lione, ha descritto la sua esperienza nel mondo della ricerca in diversi libri. Sul retro di copertina de “Il fuoriuscito”, si legge: “Quando mi sono venduto?” mi interruppe con una delle sue gran risate. Oppure, diciamo, quando mi sono lasciato comprare? Quando ho capito che la ricerca è al servizio del potere e che il ricercatore è un’oca che produce uova d’oro e che quell’oro andava tutto sulla tavola di chi comanda”.
perché la maggior parte dei risultati delle ricerche pubblicate è falso
“... false findings may be the majority or even the vast majority of published research…”, dichiara l’epidemiologo J.Ioannidis. In un recente articolo apparso su Plos Medicine, senza mezzi termini egli spiega con puntiglio e dimostra con dovizia di formule matematiche, il perchè della sua drastica asserzione. Sono molti i fattori che possono distorcere i risultati di uno studio: dalle dimensioni del campione, alla “forza” dell’effetto che si vuole misurare, o altri errori di impostazione statistica, fino agli interessi economici o di altro tipo, i pregiudizi culturali e scientifici, oppure se si tratta di un argomento “caldo”.
Leggi l’articolo di Joannidis su PLoS Medicine
Leggi la traduzione libera di Giovanni Peronato
– la misteriosa scomparsa dei dati
In medicina si deve spesso decidere nell’incertezza dei risultati. La ricerca scientifica si adopera per ridurre al minimo tale incertezza attraverso studi clinici che, una volta pubblicati, aiuteranno a prendere decisioni più consapevoli. Purtroppo esistono studi clinici, anche ben condotti, che non vengono resi noti alla comunità scientifica, per svariate ragioni, magari perché potrebbero nuocere allo sponsor della ricerca in termini di vendite. In altri casi gli studi vengono pubblicati ma non integralmente. I dati perduti sul danno provocato da alcuni farmaci potrebbero tradursi in pericolo per i pazienti, come all’opposto dati di efficacia non pubblicati potrebbero comportare costi aggiuntivi per il sistema sanitario. Coloro che deliberatamente nascondono i risultati di un esperimento scientifico violano il loro codice etico nei confronti dei partecipanti allo studio. Apre così un editoriale del BMJ sul primo numero del 2012, che passa poi in rassegna undici articoli sull’argomento.
Traduzione libera e adattamento di Giovanni Peronato
Abstract dell’editoriale del BMJ
Sui problemi della ricerca biomedica leggi anche
Le pillole per la ricerca su Attentiallebufale
Per imparare a leggere uno studio randomizzato controllato, a valutare un Forest Plot e tanto altro
Leggi sul sito di Attentiallebufale cosa si dice in “Bufala spotting” (apri la tendina e clicca)