Archivi tag: 2014

La proposta degli studenti dell’Università del Colorado

Spinti dalla vivace discussione apertasi in questi ultimi anni nella letteratura medica e tra le associazioni professionali, ma soprattutto dall’entrata in vigore del Sunshine Act, gli studenti della facoltà di medicina dell’Università del Colorado hanno approvato nel maggio 2011 delle linee guida interne sulla trasparenza nelle relazioni con l’industria:(1) Continua la lettura di La proposta degli studenti dell’Università del Colorado

Collaborazione con Big Food e Big Drink

Uno dei campi nei quali è più probabile che si ricorrerà a partenariati pubblico/privato è il controllo delle malattie non trasmissibili (respiratorie croniche, cardiovascolari, diabete, tumori), destinate a diventare prioritarie non solo nel mondo ricco, dove lo sono già, ma anche in quello povero. I principali attori del settore privato sono le multinazionali degli alimenti (Big Food) e delle bevande (Big Drink). Queste multinazionali sono additate da innumerevoli prove scientifiche come co-responsabili dell’elevata incidenza, mortalità e morbosità di molte malattie non trasmissibili, e dell’obesità che soggiace a molte di esse.

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Una rete globale per la ricerca sulle malattie non trasmissibili. Ma chi paga?

Un collettivo di autori capitanato da Richard Smith presenta, in un commento pubblicato sul Lancet,(1) una rete globale per promuovere ricerca che valuti strategie innovative per il controllo dell’attuale pandemia di malattie non trasmissibili. La rete comprende 11 centri per un totale di 120 istituzioni di ricerca in 30 paesi; 4 centri sono in Asia (Cina, Bangladesh, 2 in India), 3 in Africa (Tunisia, Kenya, Sud Africa), e 4 in America Latina (Messico, Guatemala, Peru, Argentina). Alcuni centri lavorano anche per i paesi vicini. La rete è stata creata nel 2008.

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L’EMA vince il ricorso sulla trasparenza dei dati

All’annuncio dell’intenzione di rendere pubblici i dati sui trial clinici dell’adalimumab, un farmaco per l’artrite reumatoide, l’EMA era stata diffidata dal farlo dalle due ditte USA implicate, la AbbVie (ex Abbott) e la InterMune (biotecnologie). La diffida era stata accettata da un tribunale. Ma il 5 Dicembre 2013 la corte d’appello dell’Unione Europea ha però annullato la sentenza di primo grado, permettendo così all’EMA di procedere con la pubblicazione dei dati.

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Accordo raggiunto in Europa sulla registrazione dei trial clinici

La notizia ci viene data dalla campagna AllTrials (http://www.alltrials.net/2013/clinical-trials-regulation-europe-breaking-news/). Glenis Willmott, laburista, europarlamentare del gruppo dei Socialisti democratici, sta guidando l’iniziativa sulla legislazione comunitaria riguardante la registrazione dei trial clinici. Il comitato dei rappresentanti di tutti i paesi membri ha approvato il testo del regolamento il 20 dicembre 2013. Questo andrà ratificato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dei Ministri, probabilmente nei primi mesi del 2014.

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Alcune industrie del farmaco lanciano un portale per l’accesso ai dati dei trial clinici

Il 3 Gennaio 2014 la campagna AllTrials ha annunciato il lancio di un nuovo portale per i ricercatori che vogliono accedere ai dati, resi anonimi, degli studi clinici al livello dei singoli pazienti (http://www.alltrials.net/2014/3559/). GSK, Roche, Boeringer Ingelheim, Sanofi e ViiV Healthcare sono le 5 aziende che per prime hanno intrapreso la strada della trasparenza e hanno invitato anche le altre a fare lo stesso.

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Mettere GlaxoSmithKline alla prova sulla paroxetina

Quando il Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (JAACAP) pubblicò lo studio 329 nel 2001,(1) i caporedattori non sapevano che l’articolo avrebbe dato inizio a una controversia non solo sull’uso della paroxetina nei bambini, ma anche sui dati nascosti nei trial clinici. Una controversia continuata fino ai giorni nostri.

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Dalle evidenze all’azione

Ha avuto luogo a Settembre del 2013 a Dartmouth, New Hampshire, USA, la prima conferenza internazionale sulla prevenzione dell’eccesso diagnostico e terapeutico.(1) In contemporanea il National Cancer Institute USA ha pubblicato un documento nel quale afferma che “l’eccesso diagnostico è frequente ed è sempre più spesso associato agli screening per il cancro”.(2) Questa affermazione va in parallelo con i risultati di una recente indagine che mostra come solo un cittadino su 10 sia informato dal proprio medico del rischio di eccesso di diagnosi e trattamento.(3) E come dimostra la serie di articoli del BMJ su troppa medicina, non succede solo con il cancro.(4-6) Il BMJ lancia un appello per altri articoli sul tema e annuncia una seconda conferenza per Settembre 2014 ad Oxford (www.preventingoverdiagnosis.net). Alla prima conferenza sono state presentate oltre 150 tra comunicazioni orali e poster a un’audience di più di 320 ricercatori da quasi 30 paesi. Alla conclusione della conferenza sono state identificate le seguenti priorità per procedere a una riduzione dell’eccesso diagnostico e terapeutico: Continua la lettura di Dalle evidenze all’azione