Alcuni anni or sono a un mio familiare fu prescritto un antibiotico fluorochinolonico per una infezione delle vie urinarie. Il foglietto illustrativo riportava come controindicazione affezioni tendinee e come effetto collaterale una possibile rottura del tendine di Achille. Di fatto tale rischio era presente in quel familiare. Un esame della letteratura confermava quanto riportato nel foglietto, e da altri articoli si evinceva che spesso i medici prescrittori dei fluorochinolonici sottovalutavano questi effetti. Contro il parere del medico che aveva prescritto questo tipo di antibiotico, dopo avere chiesto un altro parere, si scelse un altro antibiotico, efficace per la stessa patologia. Il medico che aveva fatto la prima prescrizione non fu contento. “Potrebbe essere – pensammo – che abbia ricevuto informazioni parziali sul farmaco in questione?” Alcune settimane più tardi, si era nel 2018, l’AIFA comunicava la decisione dell’EMA di sospendere l’autorizzazione all’immissione in commercio dei fluorochinolonici. Veniva inoltre ristretto l’ambito prescrittivo di questa classe di antibiotici. Mesi appresso, un amico che aveva assunto numerosi cicli di fluorochinolonici dovette essere operato per la sostituzione di una corda tendinea cardiaca che si presentava lesionata. A torto o a ragione, venne spontaneo associare questo fatto all’azione di quella classe di antibiotici. Sempre di tendini si trattava, in fondo.
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Dieci anni di Choosing Wisely per ridurre le cure di basso valore
L’articolo di Elizabeth Rourke sul New England Journal of Medicine citato e commentato da Antonio Bonaldi mi è sembrato molto utile, non essendo io un clinico, a capire luci e ombre di CW. [1] Vale la pena, a mio parere, riassumerlo estesamente. Dopo aver confessato, proprio all’inizio del suo commento, di essere una che nella sua pratica clinica di medico di medicina generale prescrive esami e cure di basso valore almeno una volta la settimana, nonostante conosca a fondo le liste top five di CW, Elizabeth Rourke fa questa affermazione: “10 anni dopo, tuttavia, è evidente che produrre e pubblicizzare liste non è sufficiente a ridurre le cure di basso valore.” Il resto del suo commento è un tentativo di spiegare questa affermazione, per andare oltre.
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